Albus Silente era l’unico portatore di una verità scomodissima: una parte dell’anima di Voldemort viveva dentro Harry Potter. Questo costringeva il ragazzo a morire se avesse voluto sconfiggere il Signore Oscuro e riportare la pace nel Mondo Magico. Ma qual è stato il momento in cui Silente lo ha capito?
Ora vedremo come, più che un momento preciso, è stata una serie di indizi e di ragionamenti a portare il Preside di Hogwarts verso una verità che non poteva più negare. Partiamo quindi dall’inizio di tutto, cioè da quando Harry è diventato uno pseudo-Horcrux all’età di un anno.
Harry sopravvive all’Avada Kedavra
È il 31 Ottobre 1981. In quella notte di Halloween tutto il Mondo Magico è cambiato (ne abbiamo parlato nello specifico in quest’articolo). Voldemort, il Mago Oscuro più potente della storia, non è riuscito ad uccidere un bambino. Per di più, l’Anatema che uccide si è ritorto contro di lui.
Albus Silente doveva averne viste tante nei suoi 100 anni di vita, eppure quell’evento così eccezionale ha certamente destato la sua curiosità. Ricordiamo che, come ci spiega Moody/Crouch nel Calice di Fuoco, nessuna persona prima di Harry era mai sopravvissuta all’Avada Kedavra.
Silente sapeva già che il destino di Harry era legato a doppio filo a quello di Voldemort, data la profezia della Cooman, e con ogni probabilità aveva già intuito che quella cicatrice avrebbe rafforzato il legame tra i due (eravate legati da qualcosa di più forte del destino, dirà la proiezione di Albus nel limbo nei Doni della Morte).
È però difficile pensare che Silente avesse capito già tutto in quel momento, dato che non aveva osservato la scena e non conosceva i poteri che avrebbe avuto Harry.
Senza contare che, come abbiamo già detto, non c’erano precedenti storici ai quali attingere. L’unica cosa che si sentiva di affermare con certezza era che Voldemort sarebbe in qualche modo tornato (ricordiamo a tal proposito il momento in cui ha dato a Piton la sua seconda possibilità).
Harry sa parlare il Serpentese
È il 1992. Harry Potter frequenta il suo secondo anno a Hogwarts. Al Club dei Duellanti, appena fondato dal professor Allock, Harry parla con un serpente evocato da Draco Malfoy per evitare che ferisca un ragazzo di Tassorosso, Justin Finch-Fletchley.
In quel momento per Silente c’erano ormai pochi dubbi: quella maledizione non aveva lasciato a Harry soltanto una cicatrice, ma anche dei poteri particolari. Il Preside sapeva a chi appartenevano, in origine, quei poteri. Era stato Tom Riddle stesso a confidarglieli, ai tempi dell’orfanotrofio. A fine anno Harry farà a Silente una domanda parecchio spinosa:
“Voldemort ha messo un pezzetto di sé dentro di me?” chiese Harry trasecolato. “Si direbbe proprio di sì”.
Camera dei Segreti, Capitolo 18
Silente ha preferito non rivelare i particolari a un Harry dodicenne, perché così facendo avrebbe dovuto rivelare a un ragazzino che il suo destino sarebbe stato quello di morire, se avesse voluto fare del bene per il Mondo Magico.
In questo momento Silente è divenuto, suo malgrado, portatore di una verità scomodissima, ancora più pericolosa della profezia della Cooman, che non è mai riuscito a rivelare del tutto a Harry. Questa è la ragione principale della sua risposta vaga.
Non possiamo sapere quanto avesse capito in quel momento, perché i libri sono narrati soltanto dal punto di vista di Harry (e questo è soltanto un bene? Ne discutiamo in quest’articolo). È comunque chiaro che a Silente mancava la prova definitiva, così a maggior ragione ha preferito non spaventare il ragazzo.
Nel frattempo il Preside aveva notato anche che il diario di Tom era intriso di una Magia Oscura potentissima, anche se non immaginava che contenesse un’anima di Voldemort stesso.
Il ritorno di Voldemort
Durante il quarto anno di Harry, Silente si accorge che qualcosa non va. I dolori alla cicatrice e i sogni di Harry (che conosceva grazie alla sua corrispondenza con Sirius), il nome dello stesso Harry che finisce nel Calice di Fuoco senza alcuna spiegazione e le sparizioni di Barty Crouch Sr., Bertha Jorkins e Frank Bryce sembrano portare verso una sola direzione: Voldemort sta tornando.
La terribile verità si fa strada nella mente di Albus, il quale non esita a farne parola con Harry, quando il ragazzo gli racconta i suoi sogni ed esprime i suoi dubbi poco dopo l’episodio del Pensatoio.
“È mia convinzione che la cicatrice ti faccia male sia quando Voldemort si trova vicino a te, sia quando prova un moto d’odio particolarmente violento”. “Ma… perché?”. “Perché tu e lui siete legati dalla maledizione fallita” spiegò Silente. “Quella non è una ferita normale“.
Calice di Fuoco, Capitolo 30
Qualche giorno dopo, alla terza prova del Torneo Tremaghi, Harry deve fare effettivamente i conti con il ritorno di Voldemort, oltre che con la morte di Cedric. La convinzione che Silente aveva qualche giorno prima si rivela, purtroppo, fondata: il Signore Oscuro è tornato.
Questo significa due cose: prima di tutto, per “risorgere” doveva aver creato un Horcrux; inoltre, la cicatrice di Harry non mentiva e se bruciava era perché davvero Voldemort stava diventando più forte.
Silente senza dubbio lo capisce: quella notte a Godric’s Hollow un pezzo dell’anima di Voldemort si agganciò a Harry perché quell’anima era già compromessa dalla creazione di un Horcrux in precedenza. Non c’è la prova definitiva e schiacciante, che arriverà solo l’anno successivo, ma tutti gli indizi portano a quella conclusione. A Silente resta solo da capire qual è l’Horcrux “vero”, quello creato volontariamente.
Questo sembra mettere la parola “fine” alle speranze di sopravvivenza per Harry. Silente, che suo malgrado si era affezionato al ragazzo, e che senz’altro aveva sperato con tutto il cuore di essersi sbagliato, prima o poi avrebbe dovuto rivelargli la verità: Harry era destinato a morire sacrificandosi.
Eppure, una scelta di Voldemort riaccende la luce negli occhi di Silente. Parliamo della scelta di risorgere utilizzando il sangue di Harry, che tre anni dopo sarà fatale a Riddle.
È per questo motivo che Harry non muore nella Foresta Proibita (leggete quest’articolo per approfondire). Silente l’aveva immaginato, come dimostra il lampo di trionfo nei suoi occhi quando Harry gli racconta i particolari della resurrezione.
Harry sogna di essere Nagini e aggredisce il signor Weasley
L’anno successivo, poco prima delle vacanze di Natale, Harry sogna Nagini nell’atto di aggredire Arthur Weasley, che di fatto viene ferito gravemente. Nel sogno Harry è il serpente, anche se questo particolare lo rivelerà soltanto a Sirius. Harry, comunque, aveva già una connessione con Voldemort, che riusciva a leggergli nella mente a distanza, mentre la Legilimanzia prevede il contatto visivo.
Ora sono ben tre gli indizi a favore della teoria. Volendo citare Agatha Christie, “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova“. Riassumendo, in quel momento Silente sa già che:
- Harry sa parlare Serpentese, come Voldemort, ha una connessione mentale con lui, “sente” quando si avvicina, di tanto in tanto lo sogna
- Voldemort è risorto, dunque aveva creato un Horcrux
- Harry sogna anche Nagini
A questo punto, con ogni probabilità Silente conclude che Nagini è l’Horcrux che Voldemort intendeva creare, mentre Harry contiene anch’esso una parte dell’anima di Voldemort.
A tal proposito è bene ricordare che, contrariamente a ciò che si crede, Harry non può essere considerato un Horcrux a tutti gli effetti, anche se ne possiede molte delle caratteristiche, perché la creazione dello stesso avviene tramite un rituale, di cui però non sono mai stati specificati i particolari né l’eventuale formula, si sa soltanto che presuppone la volontarietà dell’omicidio e della creazione.
È per questo che Harry non esercita influssi negativi su chi gli sta intorno. La Rowling ha chiarito tutto questo in quest’intervista del 2007, dicendo anche che le parole della visione di Silente nel limbo (Tu eri il settimo Horcrux) erano state messe lì per semplicità e comunque appartengono a una dimensione onirica di Harry e non al Preside.
La prova inconfutabile dei due serpenti di fumo
Silente però è andato oltre, ha voluto verificare di persona questa teoria, facendo una sorta di prova del nove per essere sicuro al 100%. Allo scopo ha utilizzato uno degli strumenti d’argento presenti nel suo studio, colpendolo con la bacchetta e vedendo fuoriuscire una striscia di fumo, oltre a farlo tintinnare. Dopodiché…
All’estremità spuntò una testa di serpente, con le fauci aperte. Harry si chiese se lo strumento stesse confermando la sua storia: guardò impaziente il Preside, in attesa di un cenno che gli desse ragione, ma lui non alzò gli occhi. “Sicuro, sicuro” mormorò invece, evidentemente a se stesso, sempre osservando la lingua di fumo senza la minima traccia di sorpresa. “Ma diviso nell’essenza?”. Harry non capì proprio nulla della domanda. La figura, invece, si divise all’istante in due serpenti: entrambi si attorcigliavano e oscillavano nell’aria. Con uno sguardo di cupa soddisfazione, Silente diede allo strumento un altro lieve colpetto con la bacchetta: il tintinnio rallentò e si spense.
Ordine della Fenice, Capitolo 22
Questo è un passaggio che ha fatto discutere tanto gli appassionati. La Rowling, nella stessa intervista citata in precedenza, ha risolto la questione, dicendo appunto che l’oggetto ha rilevato l’anima di Voldemort divisa, spaccata. A questo punto è anche chiaro che Silente sapeva già che una parte di essa si trovava dentro Harry, quella rilevata dal primo colpo di bacchetta (sicuro, sicuro).
Non c’è da stupirsi che un oggetto del genere potesse percepire l’anima “serpentesca” all’interno di Harry, dato che anche il Cappello Parlante lo aveva fatto, prendendosi del tempo per la sua decisione e affermando, l’anno successivo, che Harry sarebbe stato benissimo tra i Serpeverde.
Con il secondo colpo di bacchetta, invece, capisce che anche Nagini lo era (diviso nell’essenza, cioè la stessa anima presente in due corpi diversi). La sua cupa soddisfazione sta nel fatto che le sue teorie sono state confermate, questa volta in modo inconfutabile. Silente stavolta non può sfuggire da una verità che forse non avrebbe mai voluto conoscere e che in qualche modo dovrà rivelare a Harry.
Le informazioni di Lumacorno
Ciò che Silente ha ricavato da Lumacorno tramite Harry al sesto anno era solo una conferma di qualcosa che lui già conosceva. L’unica informazione che mancava a Silente riguardava il numero degli Horcrux.
Immaginava che una parte dell’anima di Voldemort si era agganciata a Harry perché si trattava di un’anima già lacerata. Nagini non era l’unico Horcrux (tra l’altro, non era ancora un Horcrux al momento del sacrificio di Lily: la sua creazione risale al 1994, con l’omicidio di Bertha Jorkins). Silente ha avuto la conferma con la distruzione dell’anello di Orvoloson.
Inoltre, cercava un modo per rivelare a Harry un ulteriore indizio senza svelargli tutta la verità e permettendo che sarebbe stato lui stesso a scoprirla. A differenza che nel film, infatti, la parola Horcrux compare anche nel ricordo “contraffatto”.
C’è da notare che già a febbraio, e dunque un paio di mesi prima che Harry consegnasse il vero ricordo di Lumacorno a Silente, quest’ultimo aveva parlato con Piton riguardo al suo destino (“il ragazzo deve morire“). Come abbiamo chiarito alla fine di quest’articolo, infatti, Hagrid ha origliato parte della conversazione, che è quindi accaduta prima del compleanno di Ron (1° marzo).
Silente, che aveva i giorni contati a causa della maledizione dell’anello, ha così passato a Piton il pesantissimo fardello della verità sul destino di Harry.
Cosa ne pensate? Qual è stato, secondo voi, il momento in cui Silente non ha avuto più dubbi sul fatto che Harry avesse in sé una parte dell’anima di Voldemort? In ogni caso, visto che abbiamo provato a immaginare quest’aspetto della saga dal punto di vista del Preside, potrebbe interessarvi anche la storia vista dagli occhi di Piton e da quelli di Neville.