Vi diamo una volta per tutte la risposta definitiva a questo quesito che, dopo 13 anni dall’uscita dell’ultimo libro, continua a far discutere gli appassionati. Come ha fatto Harry a sopravvivere all’Avada Kedavra che Voldemort gli ha lanciato nella Foresta Proibita?
Forse per capirlo basta aver letto per bene i libri, ma, visto che spesso alcuni dettagli e alcuni significati più profondi sfuggono, andiamo con ordine.
Le teorie smentite
Se ne sentono di tutti i tipi riguardo alla sopravvivenza di Harry allo scontro nella Foresta. Non ha usato un Incantesimo Scudo, anzi non ha opposto una minima resistenza, sacrificandosi per il bene del mondo intero, un po’ come aveva fatto Lily sedici anni prima per il bene di Harry.
Non è vero che la bacchetta non obbediva a Voldemort, quello vale per lo scontro successivo, che avviene nella Sala Grande (o nel cortile della scuola, nella versione del film). C’è poi chi afferma che Harry sia stato riportato in vita da Silente. Niente di più sbagliato, è solo vero che Silente gli chiede se ha intenzione di tornare a combattere, cosa che Harry sceglie di fare per portare a termine il suo compito.
E no, non c’entra niente neanche la Pietra della Resurrezione.
Harry non muore e resuscita, ciò non è possibile. Infatti, stando alle parole di Silente dopo la morte di Cedric:
Non esiste incantesimo che possa ridestare i morti.
Harry Potter e il Calice di Fuoco, Capitolo 36
Il limbo
Lo strano posto dove finisce Harry dopo lo scontro non è l’aldilà, ma il limbo, cioè una dimensione tra la vita e la morte, che a lui ricorda una bianca ed eterea stazione di King’s Cross. Ciò richiama la scena dove sei anni prima stava intraprendendo il suo viaggio per il Mondo Magico.
In quest’altro “viaggio“, invece, incontra Silente, che gli dice che la parte di anima di Voldemort contenuta nel suo corpo è appena scomparsa. Ora cerchiamo di capirne il motivo. Per farlo dobbiamo fare un passo indietro all’evento che ha cambiato la vita dei maghi: il ritorno di Voldemort alla fine del Calice di Fuoco.
Il sangue con cui Voldemort è risorto
Prima di Harry, anche Voldemort si era trovato in uno stato tra la vita e la morte, in maniera però molto diversa. La sua anima lacerata era sopravvissuta all’interno degli Horcrux da lui creati, finché Codaliscia non ha compiuto il sacrificio necessario a riportarlo in vita, donandogli la sua mano.
A Voldemort serviva anche del sangue ma, in preda a uno dei suoi deliri di onnipotenza, egli sceglie proprio quello di Harry. Così facendo, il Signore Oscuro è convinto di aver preso con sé anche la protezione di Lily.
Ciò di fatto raddoppia il legame che già si era costituito quasi quattordici anni prima, quando Harry era diventato di fatto un Horcrux, facendo da “contenitore” a un pezzo di anima di Voldemort. Proprio quell’avidità di potere sarà fatale a Voldemort, perché la vita di Harry sarà ancora legata alla sua quando egli scaglia l’Avada Kedavra nella Foresta tre anni dopo.
Quindi a “morire” è solo la sua parte di anima. E questo Silente l’aveva in parte previsto. Come avevamo già notato negli indizi del Calice di Fuoco, infatti, quando Harry gli spiega i dettagli dell’avvenuto ritorno, il Preside ha una reazione particolare:
Per un rapido istante, Harry credette di aver visto qualcosa di simile a un lampo di trionfo negli occhi di Silente. Ma un attimo dopo fu certo di averlo solo immaginato, perché quando Silente tornò al suo posto, era più vecchio e stanco che mai.
Harry Potter e il Calice di Fuoco, Capitolo 36
Le scelte di Harry
Harry ha dunque scelto di sacrificarsi per distruggere la parte di Voldemort che era in lui, raggiungendolo nella Foresta, togliendosi il Mantello e salutando la Morte come una vecchia amica e andando lieto con lei, per dirla con le parole di Beda il Bardo.
Una volta nel limbo, però, ha dovuto prendere una seconda decisione, forse ancora più importante: quella di tornare a combattere. Poteva scegliere di non tornare, di non soffrire mai più, tuttavia lui scelse di prendere il treno e andare avanti, come gli spiega Silente.
Non poteva arrendersi. Il suo compito non era finito. Voldemort era ancora vivo e aveva ancora un Horcrux, Nagini, a proteggerlo. Per questo ha scelto di tornare indietro, e questa volta non aveva più il frammento di anima di Voldemort al suo interno. Non ha usato degli incantesimi sconosciuti o una forza straordinaria, ha semplicemente avuto coraggio nelle sue scelte, che poi si sono rivelate giuste.
Anche qui, Silente ci aveva visto lungo:
Sono le scelte che facciamo, Harry, che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità.
Harry Potter e la Camera dei Segreti, Capitolo 18
Le conseguenze
Dopo lo scontro nella Foresta Proibita, Harry continua a vivere, ma non è più un Horcrux e non può più parlare in Serpentese. La cicatrice sopravvive, come scopriamo nell’epilogo, ma non gli provoca più quei dolori che lo hanno tormentato per tutta l’adolescenza. Resta come il segno di una guerra che l’ha visto coinvolto in prima persona, dall’età di un anno, fino al sacrificio finale.
Un’esistenza segnata dalla condizione di essere il Prescelto ma che lo ha visto vincitore, non con la potenza dei suoi incantesimi ma con il suo coraggio e la purezza dei suoi sentimenti. Una forza, non una debolezza, come gli aveva spiegato Silente al momento della morte di Sirius.
Per concludere, si tratta del momento in cui Harry ha veramente dimostrato di essere un eroe, di essere un Grifondoro e di essere uno dei maghi più coraggiosi della storia. Non ha avuto paura della morte (rappresentata ovviamente da Voldemort) ma si è consegnato a essa per poi, in un certo senso, rinascere.
Si tratta probabilmente del passaggio dal più grande impatto emotivo della saga, in cui qualcuno ha visto anche un profondo significato religioso.