È inutile girarci intorno: sarà sempre una lotta interna quella tra i sostenitori dei film della saga e i loro detrattori. La causa è sempre la stessa: la differenza, a volte sostanziale, con ciò che viene raccontato nei libri. I “colpevoli” vengono identificati, generalmente, nei registi dei film, ma la realtà non è sempre così semplice.
La realizzazione degli adattamenti cinematografici di opere letterarie non è affatto semplice. Nella storia del cinema se ne possono contare a migliaia: fin dai primi del ‘900 moltissimi registi utilizzavano opere già ampiamente conosciute come loro soggetti. Uno dei più celebri è Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau del 1922, co-scritto dallo stesso Bram Stoker, e la differenza con il libro è abbastanza evidente. Nella tradizione cinematografica italiana, poi, non molti sanno che D’Annunzio stesso fu uno dei più celebri registi della sua epoca e le sue opere erano per la maggior parte derivate da opere letterarie. Lo stesso George Méliès, vero padre del cinema, utilizzava i romanzi come basi dei suoi cortometraggi (che nei primi del ‘900 erano l’unica forma cinematografica). Non si può non conoscere Le Voyage Dans la Lune, del 1902: in circa 15 minuti è riassunta parte della letteratura fantascientifica in voga all’epoca!
Una lunga premessa per arrivare a un concetto importante: gli adattamenti cinematografici delle opere letterarie hanno una loro propria storia e un loro studio. Ci sono regole ben precise da seguire, soprattutto perché non fanno parte dello stesso genere! Sono destinate a un pubblico diverso, con esigenze diverse. In questo articolo non entreremo nel dettaglio, ma cercheremo di spiegare quali sono le ragioni generali per la differenza tra i due medium.
Differenza evidente
La prima differenza che salta all’occhio è la sostanziale mancanza di scene che, nel libro, sono molto importanti per la trama. La ragione è intuibile: come condensare più di 200 pagine in due ore o due ore e mezzo di film?
Si possono fare parecchi esempi di adattamenti che, in poco più di due ore, riassumono libri anche da quasi mille pagine. Si pensi a Ragione e Sentimento, Orgoglio e Pregiudizio, Il Conte di Montecristo, Guerra e Pace, Anna Karenina, moltissimi altri se ne potrebbero nominare. Per prendere un esempio più vicino a noi, ci si rende subito conto che l’Ordine della Fenice è il libro più lungo della saga e, al contempo, il film più corto. Generalmente, questa particolare differenza è quella che più fa arrabbiare i fan.
Bisogna, però, fare attenzione a cosa sia scritto in quelle circa 800 pagine. È il quinto anno a Hogwarts, Harry ha quindici anni ed è nel pieno del suo cambiamento interiore. La Umbridge gli rende la vita difficile, ma lui si sente in dovere di dimostrarsi forte davanti ai suoi amici e racchiude tutto il dolore dentro di sé. Per la prima volta, entra in contrasto con Ron e Hermione e arriva a provare invidia nei loro confronti, nonostante tutto si vergogna di questi sentimenti e cerca di reprimerli. In più, per la prima volta lo vediamo anche avere una ragazza: la conquista della propria cotta è una tappa fondamentale nella crescita di un ragazzo, e Harry non fa eccezione.
Traducibile in immagini
Tutti gli esempi che abbiamo nominato hanno in comune con l’Ordine della Fenice in particolare un elemento: la componente emotiva. La Rowling ha impiegato un enorme sforzo per comunicarci nel dettaglio lo stato d’animo di Harry e le sue emozioni. Lo ha fatto in tutti i libri, ma è nell’Ordine e nei Doni che l’aspetto interiore assume un ruolo fondamentale. Infatti, se nel quinto libro c’è una svolta data dalla crescita e dagli eventi, nell’ultimo Harry rimane spesso da solo, perciò è l’introspezione che diventa motore della narrazione. Inoltre, non dimentichiamo che nei Doni della Morte gran parte del discorso gira intorno all’influsso negativo dato dagli Horcrux, che porta Ron a lasciare il Trio.
La domanda che si saranno posti gli autori dei film deve essere stata, a questo punto: come diamine faremo a trasporre tutto ciò in immagini? Come si può rappresentare una crescita? Come si fa a mettere su schermo in modo inequivocabile, immediato ed esteticamente bello l’effetto di un Horcrux sulla psiche del personaggio? La risposta è che, semplicemente, non ci si deve aspettare di farlo in modo letterale. Uno dei modi in cui si può procedere è per associazioni: inquadrare l’Horcrux e agire sulle luci, quindi sull’effetto cromatico, oppure sul commento musicale. Ma le tecniche sono molteplici, il lavoro di sceneggiatori e registi è proprio scegliere il più efficace e realizzarlo al meglio.
Differenza sostanziale
Se la presenza dell’elemento introspettivo è uno dei motivi per la differenza di “lunghezza” tra libri e film, un altro si nota quando si confrontano gli episodi narrati. Molte cose vengono tagliate o modificate nella trasposizione cinematografica, che siano dettagli o scene più sostanziose. Anche questa è una delle ragioni che portano tanti fan a reputare i film di qualità inferiore rispetto ai libri.
Di nuovo, però, c’è una precisazione da fare. In un libro si è liberi di spiegare e descrivere qualsiasi cosa si desideri, inserire flashback o addirittura anticipazioni o cambiare punto di vista. Un film deve procedere il più linearmente possibile, non deve confondere lo spettatore e al contempo deve riuscire a gestire i colpi di scena. Per questo si effettua una vera e propria cernita per capire quali informazioni sono superflue, quali sostituibili e quali concentrabili in un’unica scena o sequenza. La maggior parte delle volte è un lavoro talmente drastico che la differenza tra libri e film diventa addirittura netta. Ma ciò su cui si lavora è la dimensione del simbolico.
Anche il piano spettacolare è un punto cruciale nella realizzazione di un adattamento. Non si può prescindere, infatti, dal fatto che quell’opera andrà su schermo: lo spettatore non lavorerà di immaginazione, bensì vedrà ogni dettaglio. Spesso, perciò, si prediligono messe in scene che siano belle da vedere, piuttosto che fedeli alle descrizioni date nel libro.
Qualche esempio
Con un articolo abbiamo tentato di dare una spiegazione alla presenza di una scena nel Principe Mezzosangue totalmente assente dai libri, quella dell’incendio alla Tana. In un altro, invece, abbiamo analizzato la sequenza finale della Battaglia di Hogwarts, dando un’interpretazione a ogni differenza. In entrambi abbiamo posto l’attenzione sul lavoro che è stato fatto per trasportare in un film ciò che avviene su carta. Ciò che è stato sottolineato, poi, è la differenza tra i due medium e i loro significanti.
Discorsi molto simili si possono applicare a tutti i film in generale. Si potrebbe parlare, ad esempio, della mancanza nel film dei ricordi che Silente e Harry vedono nel sesto libro. In questo caso ci si riferisce sempre alla presenza, al loro posto, della cameriera del bar all’inizio del film, con cui Harry ha quasi un appuntamento. Questi cambiamenti vengono visti da molti come dei veri e propri errori e i “colpevoli” vengono identificati nei registi. Quello che abbiamo cercato di spiegare in questo articolo è che, invece, un qualsiasi film è un lavoro corale, in un adattamento di un’opera letteraria questo aspetto è accentuato. Non dobbiamo dimenticare, poi, che alla realizzazione dei film della saga ha partecipato la Rowling in prima persona, perciò ogni cambiamento è stato accettato anche da lei!
Il punto fermo che si deve rispettare, nella costruzione di una trasposizione, è l’integrità della storia d’origine. Può capitare, però, che alcune cose non siano adatte allo schermo così come descritte a parole. È lì che la differenza tra le due forme diventa una sorta di ago della bilancia. Prima di giudicarla negativamente, però, è meglio pensare a tutto il lavoro che c’è dietro!