“Guar…da…mi… Hai gli occhi di tua madre”, “Dobby è libero!”, “Mia figlia no, bastarda”… É sufficiente leggere queste parole per ritrovarsi improvvisamente catapultati in alcuni dei momenti più toccanti dell’intera saga di Harry Potter. Si sa, J.K. Rowling è una maestra nel creare personaggi che, in poche pagine, riescono a far breccia nei cuori dei lettori… Ed è ancor più brava a farci piangere a dirotto con poche, efficacissime righe, magistralmente trasposte sul grande schermo. Diamo un’occhiata ad alcuni di quei momenti che, almeno una volta, ci hanno fatto piangere a dirotto.
Appare scontato dire che le morti di alcuni dei nostri personaggi del cuore ci hanno spezzato il cuore… E spesso si tratta di una ferita ancora aperta (era proprio necessario far fuori Tonks e Lupin? E Dobby?). Tuttavia, quando ci ritroviamo a dover fare i conti con quelli che sono stati i momenti più strazianti e toccanti dell’intera saga, non ci limitiamo a riferirci alla morte dei nostri beniamini, e ben altri momenti prendono posto nella nostra memoria.
Consapevoli di tutti i segreti e i risvolti della saga una volta terminata è capitato a tutti noi di percepire più intensamente, o quantomeno in modo diverso, alcuni attimi e dettagli passati inosservati precedentemente. Vediamo quali di essi si collocano tra i momenti più toccanti di Harry Potter (e quali ci hanno fatto piangere indistintamente prima e dopo).
“Dobby è libero!”
Hermione ce lo insegna: la vita di un elfo domestico non è mai semplice. Abbiamo conosciuto Dobby quando, goffamente, cercava di dissuadere Harry dal tornare a Hogwarts a causa della minaccia imminente. Nonostante non conoscesse Harry, Dobby mostra da subito verso di lui una grandissima dedizione; non solo in quanto elfo domestico, ma soprattutto per affetto verso il suo futuro amico.
Harry Potter riconosce questo sentimento di amicizia e non esita a schierarsi in difesa dell’elfo per proteggerlo e finalmente liberarlo. Nonostante il suo stato di elfo libero, Dobby torna per proteggere Harry a Villa Malfoy, perdendo la vita, ma non prima di aver salvato con successo tutti i suoi amici.
Appare inevitabile sentire una stretta al cuore rileggendo e riguardando il momento in cui Dobby, dopo anni di schiavitù, stringe tra le sue mani il calzino donatogli da Harry. Dobby era finalmente libero e nonostante ciò ha messo a rischio la sua vita per proteggere colui che non si è mai posto come padrone.
“Mia figlia no, bastarda”
Immaginate di essere Molly Weasley: la battaglia tra bene e male è ormai imminente e tutte le persone che amate, nessuno escluso, verranno coinvolte… E alcune di loro non riusciranno a festeggiare la vittoria. Come dev’essersi sentita la nostra mamma Weasley dopo la morte di uno dei suoi figli, vedendo Bellatrix Lestrange aizzarsi contro Ginny?
La sua reazione, l’iconico “Mia figlia no, bastarda” ha provocato l’entusiasmo dei fan, nonché un certo divertimento, ma soffermiamoci meglio su questo momento. Molly ha appena perso un figlio e ha visto la sua unica figlia a un passo dalla morte per mano di una Mangiamorte. Non ci pensa due volte e si interpone tra le due, attaccando e uscendo vincitrice dal duello. Soprattutto dai film traspare dal suo sguardo un velo di divertimento e soddisfazione, ma in quelle poche parole è racchiuso tutto il dolore e lo strazio per la perdita di alcuni pezzi della sua anima.
Harry, Ron e Hermione riuniti alla fine di Harry Potter e la Camera dei Segreti
L’amicizia del Golden Trio può dirsi consolidata sin dalla fine del primo capitolo della saga, La Pietra Filosofale, quando armati di coraggio e sostegno reciproco Harry, Ron e Hermione affrontano un cane a tre teste, il tranello del diavolo, chiavi volanti impazzite e una scacchiera gigante. Tuttavia, uno dei primi momenti in cui vediamo dai tre una dimostrazione plateale di affetto si trova alla fine del secondo capitolo, La Camera dei Segreti, con il ritorno di Hermione dopo l’attacco del Basilisco.
Nella trasposizione cinematografica la piccola Emma Watson corre tra le braccia di Daniel Radcliffe, mentre un giovane Rupert Grint le porge timidamente la mano. Probabilmente, nella sua semplicità, si tratta di uno dei momenti più toccanti dell’intera saga.
19 anni dopo
Scontato? Probabilmente sì, ma non per questo trascurabile. Harry Potter nasce da una cicatrice sulla fronte di un giovane maghetto destinato a diventare la star del mondo magico e ad affrontare inimmaginabili pericoli e sofferenze. Quando J.K. Rowling dice “La cicatrice non gli faceva più male da diciannove anni. Andava tutto bene” pone fine a una sostanziosa fetta della nostra infanzia, chiudendo per sempre un capitolo che sembrava destinato a durare in eterno.
Un ormai adulto Harry accompagna i suoi figli all’Espresso per Hogwarts, al fianco di sua moglie Ginny, con i suoi migliori amici Ron e Hermione. I quattro osservano i propri figli come fossero uno specchio: in quel momento, per un attimo, non vediamo i giovani Albus Severus, James Sirius e Rose Weasley, ma ritroviamo dei piccoli Harry, Ron e Hermione.
Forse, J.K. Rowling ha voluto mostrarci attraverso gli occhi di Harry ciò che idealmente sarebbe potuto succedere se Lily e James fossero sopravvissuti, con il loro unico figlio pronto a partire al binario 9¾. Non è stato facile accettare la fine di un’era come quella di Harry Potter, ma probabilmente non avremmo potuto desiderare un epilogo migliore.
Harry Potter ha donato a grandi e piccini momenti indimenticabili, alcuni estremamente felici e altri che hanno provocato a tutti noi una stretta al cuore. Attimi sofferti che, se non fossero esistiti, avrebbero dato tutt’altro aspetto alla saga. Una parte di noi non riesce a perdonare J.K. Rowling per aver causato tanta sofferenza a noi lettori, ma soprattutto ai personaggi… Ma pensateci: se non ci fossero stati, sarebbe stato lo stesso?