Vi siete mai chiesti come mai ogni libro della saga di Harry Potter inizi a Privet Drive? Qual è il vero ruolo dei Dursley? Lasciare che Harry crescesse con loro era veramente l’unico modo per proteggerlo dalla furia di Voi-sapete-chi? Cerchiamo di analizzare i passaggi che hanno fatto sì che Didino Piccino potesse prendere a pugni il povero cugino fino all’età di 11 anni.
La saga di Harry Potter ha aiutato noi, ragazzini degli anni novanta e duemila, a trovare una valvola di sfogo; un vero e proprio mondo magico in cui perderci e non pensare a nulla per qualche ora. Nel momento in cui prendevamo (e prendiamo ancora), in mano uno dei libri della saga, per noi era come tornare ogni volta a spalancare le porte di Hogwarts, pronti ad una nuova entusiasmante avventura. Ma qual è stato il primo approccio tra noi e Harry? Ovviamente i Dursley.
Naturalmente non auguro a nessuno una famiglia come quella adottiva del nostro mago preferito, ma come noi abbiamo cercato evasione in un libro fantastico, Harry ha trovato la propria dimensione nel mondo magico. E sarà sempre più difficile per lui tornare alla piccola realtà babbana, arrivando persino a rimpiangere le terribili minacce di Voldemort, nelle sue varie forme, pur di rimanere nel suo mondo. Ma come vedremo il ruolo dei Dursley ha più chiavi di lettura.
Perfettamente normali
“Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi che avessero a che fare con cose strane o misteriose, perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano.”
Harry Potter e la Pietra Filosofale – Capitolo 1: Il bambino sopravvissuto
Tutto cominciò da qui: numero 4 di Privet Drive, Little Whinging, piccolo e tranquillo sobborgo residenziale a sud-ovest di Londra. Ampi e verdi cortili prospicienti a piccole, ma rispettabili villette, tutte uguali. Una di queste abitazioni è la casa di Vernon e Petunia Dursley, una coppia di persone qualunque, gente normale. Lui fiero rappresentante di una ditta di trapani, lei casalinga inacidita e pettegola. Completa il quadretto della famigliola modello, il piccolo Dudley, viziato e rotondo quasi quanto il padre, incondizionato orgoglio di mamma Petunia.
A sconvolgere la quotidianità dei Dursley, un bambino in fasce, di poco più di un anno, lasciato sui lucidi gradini del loro uscio, con un biglietto in grembo e una cicatrice a forma di saetta sulla fronte.
Vernon e Petunia sono sempre stati fieri della loro immacolata “normalità”. Ma da dove deriva tutta questa repellenza a ogni tipo di stranezza? Verrebbe da pensare che all’origine di ciò ci sia la tragica morte di Lily e James Potter, i genitori di Harry, nonché rispettivamente sorella e cognato della stessa Petunia.
Sarebbe logico intuire che ricollegando il loro brutale assassinio al Mondo Magico a cui essi appartenevano, il solo pensiero della magia stessa, possa riportare alla mente dei coniugi Dursley, orribili pensieri. Ebbene no. Le radici del loro ripudio sono molto più profonde e decisamente meno intuibili. Del passato di Vernon sappiamo ben poco, ma a giudicare dall’uomo che è diventato, è facile aspettarsi un’ascendenza medio-borghese, una famiglia tradizionalista dai principi bigotti e conservatori. Forse non sarà stato un piccolo ragazzino viziato come suo figlio Dudley, ma solo perché cresciuto in un periodo differente.
La famiglia di Petunia invece, sappiamo essere stata molto più aperta alle “diversità”. I suoi genitori, infatti, avevano accolto con gioia ed orgoglio la notizia che la loro secondogenita, Lily, fosse una strega e avesse ricevuto la sua lettera per la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Fu proprio questo evento a incrinare definitivamente i rapporti tra le due sorelle. Già dalla comparsa dei primi barlumi di magia manifestati da Lily, Petunia iniziò a provare nei confronti della sorella minore una sorta di invidia mista a disgusto. Le attenzioni dei genitori, così fieri dei suoi poteri magici, l’amicizia con quel ragazzetto strano, dai vestiti larghi e i capelli unti, hanno reso la piccola Lily, motivo di grande disagio e malessere per Petunia.
Da quel momento infatti, la zia di Harry rinnegherà per sempre la propria vicinanza a quel mondo magico, che a suo vedere, le aveva portato via una sorella, molto prima di quanto avrebbe fatto Voldemort diversi anni dopo. Inutile aggiungere che l’unione di questi due individui non avrebbe potuto che generare tanto odio nei confronti del povero Harry, catapultato inconsapevolmente in un mondo a cui palesemente non apparteneva.
L’intuizione di Silente
“È il posto migliore per lui – disse Silente con fermezza.
Harry Potter e la Pietra Filosofale – Capitolo 1: Il bambino sopravvissuto
La zia e lo zio potranno spiegargli tutto quando sarà più grande. Ho scritto loro una lettera.”
Alla morte di Lily e James, il piccolo Harry divenne presto una celebrità nella comunità magica. A solo un anno di vita “il bambino che è sopravvissuto” era già leggenda; Voldemort sembrava incomprensibilmente e irrimediabilmente sconfitto, il suo regno di terrore finalmente terminato. I festeggiamenti e l’eccitazione dei maghi di Londra furono talmente incontenibili che persino Vernon Dursley captò qualcosa di strano.
Udì per caso il nome “Potter” sulla bocca di uomini dall’aspetto bizzarro e si domandò se fosse il caso di avvertire la moglie, anche perché a quanto pareva, questi famigerati coniugi Potter avevano un figlio di nome Harry, proprio come Lily e James. La preoccupazione di Vernon non era per la sorte della cognata e di suo marito, ma per la serenità della moglie Petunia, la quale si sarebbe irritata soltanto a sentir pronunciare il nome della sorella. I suoi sospetti, tuttavia, risultarono fondati e un bimbo in fasce di nome Harry Potter entrò di prepotenza a sconvolgere la loro perfetta vita.
È il 1981. Albus Silente non vuole sentir ragioni. Qualunque famiglia magica vorrebbe adottare il prodigioso bambino sopravvissuto al Signore Oscuro, ma Silente è sicuro, Harry deve crescere con i suoi parenti più prossimi, gli zii. Decidere di affidare il presunto salvatore del mondo magico nelle mani indegne di Vernon e Petunia è stata una decisione sofferta, ma fondamentale. Non solo Harry ha avuto la possibilità di crescere lontano dai riflettori di una notorietà acquisita troppo presto, una responsabilità che avrebbe certamente gravato sulla propria infanzia, ma si è mantenuto un ragazzino umile ed educato. Certo, questo gli è costato non poco.
Undici anni con i Dursley sono stati per Harry un vero e proprio purgatorio, ma hanno fatto di Hogwarts, il suo personale paradiso. Naturalmente il principale motivo per cui è così importante (come direbbe Silente, “vitale”) che il ragazzo torni a Privet Drive durante ogni vacanza estiva, è più complesso di quanto si possa pensare. Solo una mente arguta ed elastica come quella del preside di Hogwarts poteva infatti dedurre una tale conclusione dal tragico evento che il 31 Ottobre 1981 aveva sconvolto un’intera comunità.
Una storia di sangue, di protezione, gesti estremi e magia avanzata. Ma soprattutto la storia dell’Amore profondo di una madre nei confronti del figlio.
L’eredità di Petunia
“Vedi, tua madre è morta per salvarti. Ora, se c’è una cosa che Voldemort non riesce a concepire, è l’amore. Non poteva capire che un amore potente come quello di tua madre lascia il segno: non una cicatrice, non un segno visibile… Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c’è più.”
Albus Silente, Harry Potter e la pietra filosofale – Capitolo 17: L’uomo dai due volti
Il disegno perfetto e contorto tracciato da Albus Silente, fatto di supposizioni, ipotesi, esperienze di vita e parole dette (ma soprattutto non dette) al momento opportuno, ha fatto sì che Harry alla fine sopravvivesse e Voldemort venisse distrutto, sovvertendo così la profezia della Cooman e le leggi magiche fino a quel momento conosciute. Una di queste supposizioni riguarda appunto la nostra Petunia, e il motivo per cui Harry, dopo la morte dei genitori, è stato affidato agli zii.
Quando Voldemort entrò nell’abitazione dei Potter, la notte di Halloween del 1981, la sua unica intenzione era quella di uccidere il piccolo Harry. Così facendo, avrebbe eliminato colui che, secondo la propria interpretazione della profezia, sarebbe stato destinato a ucciderlo. Grazie al tradimento di Peter Minus, si presentò dunque al cospetto della piccola abitazione a Godric’s Hollow.
Sul suo cammino incontrò prima James, sorpreso dall’intrusione, ma disposto a combattere per salvare i suoi cari. Fu il primo a perire. Giunto di fronte alla culla del piccolo Harry, Voldemort rimase quasi incredulo nell’imbattersi in un secondo ostacolo: Lily, la madre, si era interposta tra lui e il bambino. Severus Piton, leale al Signore Oscuro, nonché portavoce della suddetta profezia, aveva pregato affinché la vita di Lily venisse risparmiata. Voldemort, pur contrariato, sarebbe stato disposto ad accontentarlo, ma la giovane ragazza sembrava tutt’altro che disposta a farsi da parte.
Rinunciò a combattere, non mosse un dito nei confronti del suo assalitore, ma si limitò ad implorare per la vita del figlio. Voldemort, che non si capacitava del fatto che una madre fosse disposta a morire per il proprio figlio, per tutta risposta, colpì la ragazza con la maledizione mortale e la vide accasciarsi esanime, ai piedi della culla.
Ripeté l’azione nei confronti del piccolo Harry, ma quello che accadde lo colse di sorpresa: la maledizione rimbalzò sul piccino e lo colpì di rimando, lasciandolo poco meno che morto. Nessuno fino ad allora era mai sopravvissuto all’anatema che uccide, letale maledizione senza perdono.
Per qualcuno fu un miracolo, per altri un segno del destino, per i seguaci di Voldemort fu soltanto un colpo di fortuna. Ma persino questi ultimi, nel profondo, sapevano che la fortuna non sarebbe bastata a sconfiggere il loro Signore. Certo che no, Silente lo sapeva, o meglio, lo sospettava.
Lily Potter con quel suo gesto estremo di impavida fermezza, aveva sacrificato la sua vita per salvare quella del figlio. Così facendo aveva trasmesso a Harry una protezione che andava oltre a quella del suo corpo mortale, una sorta di scudo indissolubile di amore materno. Questo tipo di magia, estremamente rara, non si dissolse quella notte con l’attacco di Voldemort, ma in qualche modo Silente riuscì a fornire a Harry un’ulteriore protezione, legata al suo stesso sangue.
Ed è così che entrò in scena Petunia, ignara, ma fondamentale. L’unica persona vivente che fosse sangue dello stesso sangue di Lily Evans. La zia divenne l’unica possibilità per Harry di far sì che la protezione fornitagli dalla madre potesse perdurare fino al compimento della maggiore età.
“La magia che evocai quindici anni fa implica che Harry abbia su di sé una protezione potente finché ancora può definire questo luogo casa sua.”
Albus Silente, Harry Potter e il Principe Mezzosangue – Capitolo 3: Lettera e testamento
Ecco spiegato il motivo per cui Harry ha dovuto subire la diffidenza e i maltrattamenti da parte di questa famiglia così distante da quella che avrebbe dovuto avere.
Ammettiamolo, nel mondo reale i Dursley sarebbero stati da telefono azzurro. In effetti non sono nient’altro che lo specchio del decadentismo moderno, del concetto di conservatorismo anglosassone, con tutti i vizi e difetti del caso. Ma uno dei tanti insegnamenti della saga di Harry Potter è quello di saper trovare il meglio in ogni persona.
Allora forse la migliore sentenza ai coniugi Dursley ce la offre proprio Silente.
“Per quanto infelice sia stato qui, per quanto male accetto, per quanto maltrattato, almeno, pur a malincuore, gli avete concesso un posto.”
Harry Potter e il Principe Mezzosangue – Capitolo 3: Lettera e testamento
E con questo, forse, la salvezza.
Autore: Davide Bagnoli