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Harry Potter è un classico della letteratura?

21 Ottobre 2020 gian-tucc 5 min read

Harry Potter è un classico della letteratura?

21 Ottobre 2020 Neville 5 min read

Le doti letterarie della Rowling e i contenuti narrativi della saga sono sufficienti a considerare Harry Potter un classico della letteratura in senso stretto?

Leggere i classici è meglio che non leggerli

Era il 28 giugno 1981 quando, su L’Espresso, il grande scrittore italiano Italo Calvino (1923-1985) pubblicava uno scritto dal titolo Italiani, vi esorto ai classici. Il testo si apre con la preoccupazione di Calvino di rintracciare una definizione di “classico” che sia la più esaustiva possibile. L’autore ne propone diverse, e sembra correggersi in continuazione. Questa definizione appare terribilmente riduttiva, quest’altra è imprecisa, quest’altra ancora richiede troppe precisazioni. Alla fine, Calvino sembra quasi rendersi conto che le definizioni fornite non sono errate. Al contrario, sono tutte accettabili, se considerate come corollari di una considerazione conclusiva:

La sola ragione che si può addurre è che leggere i classici è meglio che non leggere i classici.

Italo Calvino

Da allora, i panorami della letteratura italiana e mondiale sono indubbiamente cambiati. La narrativa di consumo si è imposta in maniera sempre più sicura, l’arte ha iniziato a celebrare nuovi miti, la globalizzazione e lo sviluppo tecnologico hanno esercitato un’influenza determinante sul modo d’intendere l’esperienza letteraria.

Il più delle volte, a consacrare un’opera letteraria a “classico” è la Storia. Sono classici quei libri che, sopravvivendo al tempo, conservano il loro valore (estetico, storico, morale) e continuano a parlare ai lettori, proponendo modelli, fornendo esempi, e – proprio in virtù di questo – suscitando emozioni.

Pertanto, è spesso difficile immaginare quali opere della contemporaneità possano, un giorno, essere considerate classici della letteratura. Certo, se si ha a che fare con capolavori indiscussi quali Il nome della rosa non si hanno dubbi. Ma se di mezzo c’è Harry Potter la questione si complica…


Maestri del Meraviglioso

La storia del fantasy è relativamente breve. Il ruolo di padre di questo genere letterario spetta a J.R.R. Tolkien (1892-1973), la cui opera è diventata il punto di riferimento imprescindibile per qualsiasi scrittore che si avvicini al fantasy. Proprio per via della giovinezza del genere letterario, è difficile  rintracciare, tra gli scaffali del fantasy, opere che possano essere considerate veri e propri classici. Per ora, questo riconoscimento sembra spettare – giustamente – esclusivamente al Signore degli anelli (1954-1955).

Tuttavia, il fantasy affonda le proprie radici nel cuore della storia dell’umanità. Esso può essere considerato come l’espressione più recente del Meraviglioso, e cioè di quell’universo immaginifico che ha plasmato racconti e narrazioni sin dall’Antichità. In tal senso, si può affermare che il fantasy raccolga a sé tanti fili: dal mito alla favola, dalla fiaba all’epica cavalleresca, dalla narrativa d’avventura al fantastico…


La sapienza creativa e narrativa della Rowling

La saga di Harry Potter pullula di questi riferimenti a universi letterari preziosi e ricchi attraverso cui l’umanità, in ogni tempo, ha raccontato le proprie storie. La Rowling, infatti, ha saputo attingere a tali fonti e servirsi di tali contenuti in maniera creativa. Nei libri di Harry Potter sono presenti riferimenti alla mitologia classica e medievale, alla fiaba e alla favola, all’epica rinascimentale e all’immaginario fantastico moderno, alla letteratura gotica, al racconto popolare

Insomma, si può dire che uno dei maggiori meriti – forse il principale – che spettano alla Rowling come autrice sia consistito proprio in questo: aver rielaborato sapientemente motivi e contenuti tipici del Meraviglioso per crearne una nuova dimensione, dando vita a un nuovo fantastico che esprime lo spazio che ha accompagnato sia la nostra immaginazione sin dall’infanzia, sia l’immaginario delle culture umane dall’Antichità. È questo uno dei pregi fondamentali della saga di Harry Potter, su cui molti critici hanno posto l’accento. La Rowling ha saputo creare un mondo del tutto nuovo attraverso un’originale rielaborazione di materiale tradizionale.


Un’intuizione geniale

E non solo. La Rowling ha avuto la geniale intuizione di calare questa nuova prospettiva del fantastico nella vita quotidiana, nella realtà di tutti i giorni. Ha affiancato il Meraviglioso alla realtà, costruendo un universo in cui le due dimensioni, seppur distinte, si compenetrano vicendevolmente, con effetti narrativi tanto sorprendenti quanto convincenti.

Pensando alla schiera di imitatori che hanno ripreso – ora in maniera poco originale, ora in maniera più creativa – questo aspetto della saga della Rowling, si comprende in che senso Harry Potter sia diventato un modello per numerosi scrittori fantasy successivi.


Una rivoluzione?

Quindi, la Rowling ha saputo rielaborare creativamente i contenuti di un repertorio narrativo millenario, dando vita a una nuova dimensione del fantastico calata in un contesto del tutto realistico. Si potrebbe dire che l’autrice abbia rivoluzionato un genere, se non fosse per il fatto che pare assai arduo parlare di “rivoluzione” per un mondo letterario che, al momento della stesura di Harry Potter e la pietra filosofale, si era guadagnato da nemmeno quarant’anni lo status “istituzionale” di genere letterario vero e proprio.

Sarebbe meglio affermare che la Rowling ha dato al fantasy una nuova fisionomia, contribuendo in maniera determinante all’instaurazione di un “canone” divenuto imprescindibile per tutti gli scrittori successivi. Ma… basta questo per considerare Harry Potter un classico?


Forse un classico…

Evidentemente no. Sarà pur divenuto un modello letterario esemplare, ma Harry Potter non può ancora essere considerato un classico della letteratura in senso stretto. Probabilmente, perché è ancora presto per dirlo; ma anche perché la saga della Rowling è nata nel solco di una narrativa che può essere definita “di consumo”. Che poi la Rowling abbia saputo fare di tale saga un vero e proprio paradigma letterario è un dato di fatto. Ma è piuttosto prematuro – quasi superficiale – paragonare Harry Potter a opere quali Notre-Dame de Paris o Don Chisciotte (tanto per citarne due).


…per ragazzi

Ciò non significa, però, che la saga non vada riconosciuta come un’opera di pregevolissima qualità letteraria: ci ha pensato la critica a sottolineare le brillanti doti narrative della Rowling e a celebrare i libri di Harry Potter come momenti fondamentali della storia della letteratura per l’infanzia. Non va dimenticato, infatti, che i primi volumi erano originariamente pensati come libri per ragazzi: l’obiettivo della Rowling era quello di pubblicare una storia i cui protagonisti crescessero di fianco ai lettori. Con ciò non s’intende affatto affermare che Harry Potter sia una saga “da bambini”: semplicemente, occorre ricordare che – specie in virtù dei temi trattati – è innanzitutto un racconto di formazione. Il cui ruolo nella storia della letteratura mondiale – come ha fatto giustamente notare, tra i tanti, anche Umberto Eco – non è secondario a quello ricoperto, per esempio, da Mary Poppins, Peter Pan o Pinocchio.


Vi aspettiamo nei commenti!

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