Nei due articoli precedenti abbiamo introdotto il topos letterario dell’orfano, di un nuovo tipo di eroe, analizzando le figure di Harry e Tom Riddle. Due figure opposte, nemiche, ma con un destino comune: crescere senza i propri genitori. In questa terza e ultima parte analizzeremo un tipo di assenza diversa. Ci chiederemo se sia possibile sentirsi orfani di uno o più genitori nonostante questi ultimi siano in vita.
Da una parte, dunque, abbiamo Harry che – dopo aver vissuto per circa un anno amato dai suoi genitori – viene affidato ai suoi zii babbani, vivendo eternamente con il pensiero di due genitori che non hanno potuto continuare a prendersi cura di lui. Dall’altra Tom Riddle, che sin da bambino dimostra inclinazioni sadiche e di megalomania che lo portano a voler sovrastare il prossimo, ignaro di cosa significhi essere amati da qualcuno.
A questo punto viene da chiedersi: essere orfani significa solo aver perso i genitori? Oppure il significato di questa parola può estendersi a uno specchio più ampio caratterizzato da una costante sensazione di assenza?
Altri personaggi “orfani” nella letteratura
Come abbiamo visto anche nei due capitoli precedenti, il topos letterario dell’orfano esiste nella letteratura sin dall’antichità. Romolo e Remo vengono cresciuti da una lupa, Oliver Twist cresce in un orfanotrofio e, ovviamente, abbiamo Harry che cresce nel sottoscala dei suoi zii.
Vediamo adesso quali sono i personaggi che abbiamo incontrato nella letteratura e nel cinema che, pur avendo due figure genitoriali, sono cresciuti nella loro assenza.
Impossibile non pensare a Matilde, protagonista dell’omonimo romanzo del 1988 di Roald Dahl. Lei è una bimba con un’intelligenza fuori dal comune, in totale conflitto con i genitori, dagli “ideali” completamente diversi. Il padre è un venditore che truffa i propri clienti, mentre la madre passa le giornate davanti alla tv o giocando al bingo, lasciando sola Matilda.
E sempre dalla penna di Dahl, Charlie de La Fabbrica di Cioccolato ha dei genitori, ma, a causa della loro condizione di estrema povertà, passa la maggior parte del tempo da solo. Lo stesso Willy Wonka, nell’adattamento cinematografico del 2005, ha un rapporto conflittuale con suo padre, con il quale si riappacifica solo alla fine della storia.
Insomma, la sensazione di mancanza di una o più figure genitoriali può manifestarsi in tanti modi diversi. Non solo a causa della morte di uno o entrambi.
Chi, nella saga di Harry Potter, vive in una condizione analoga? Vi diamo un indizio: ha i capelli biondi e dice spesso (troppo spesso) “Mio padre lo verrà a sapere!”
Il rapporto di Draco Malfoy e suo padre Lucius
Il giovane Draco Malfoy ci viene presentato nel primo capitolo della saga, La Pietra Filosofale. Non è difficile inquadrarlo: altezzoso e, soprattutto, con una gran voglia di ostentare il suo status di Purosangue e il prestigio della sua famiglia.
Draco non fa che ripetere la frase “Mio padre lo verrà a sapere!”, lo stesso padre che compra a lui e tutta la squadra di Quidditch di Serpeverde le nuovissime Nimbus 2001. Lo stesso che mette nel calderone di Ginny Weasley il diario di Tom Riddle. Si tratta di Lucius Malfoy, fedele (quando conviene) servitore di Lord Voldemort, come tutta la sua famiglia.
Dal modo in cui Draco si rivolge alla figura di suo padre, ripetendo costantemente che lo avrebbe informato di qualsiasi torto ricevuto, a un esterno potrebbe sembrare che Lucius sia una figura protettiva nei confronti di suo figlio, addirittura troppo.
In realtà, come spesso accade, la continua ostentazione di Draco non fa che camuffare una grande mancanza. Quella di un padre assente in quanto genitore e che, al contrario, costringe suo figlio a sacrificare la sua vita, manipolandolo costantemente.
Draco è infatti obbligato a diventare un Mangiamorte e il sesto libro della saga, Il Principe Mezzosangue, non fa che mostrare questo enorme conflitto. Albus Silente spoglia Draco delle sue corazze mettendolo davanti alla verità: lui non vuole uccidere, lui non è cattivo, ma è obbligato.
Narcissa Malfoy: il Voto Infrangibile e la foresta proibita
Nella penombra, poi, c’è la figura di Narcissa Malfoy, moglie di Lucius e madre di Draco, nonché sorella di Bellatrix Lestrange. Mangiamorte per necessità e non per scelta, Narcissa – da quanto sappiamo – non possiede il Marchio Nero e non è mai diventata una vera Mangiamorte.
Da sempre molto premurosa nei confronti di suo figlio Draco, Narcissa insiste per mandarlo a Hogwarts. Mentre Lucius propendeva per Durmstrang (dove insegnavano le Arti Oscure), Narcissa lotta per avere Draco vicino a casa. Non solo: durante tutto il primo anno, gli mandava continuamente dolci e pacchi.
Nel sesto capitolo, quando Lord Voldemort sembra essere quasi giunto al picco della sua ascesa, stringe un patto con Severus Piton, sancito dal Voto Infrangibile, per tutelare suo figlio. Sarà infatti Severus Piton a uccidere Albus Silente al posto di Draco sulla Torre di Astronomia, per volontà di Narcissa che non voleva che fosse coinvolto nella guerra e che avesse ripercussioni qualvolta avesse fallito.
E sarà sempre Narcissa a mentire a Lord Voldemort affermando che Harry è morto nella foresta proibita dopo essere stato colpito dall’Anatema che uccide, mettendo a rischio la sua stessa vita e aggrappandosi alla speranza di trovare Draco.
Dopo la Battaglia
Durante il momento di tregua della battaglia, quando Harry è apparentemente morto, Narcissa e Lucius sono presenti tra i Mangiamorte con la volontà di cercare Draco, schierato in quel momento con studenti e professori.
Nel momento in cui la battaglia ricomincia, i Malfoy fuggono, abbandonando Lord Voldemort. L’inquadratura cinematografica che David Yates ci regala descrive perfettamente la condizione della famiglia: Draco, mano nella mano con sua madre Narcissa che a passo spedito lo porta via, mentre poco dopo appare Lucius, spaventato, che rincorre sua moglie e suo figlio.
Draco non è stato cresciuto in una maniera che potremmo definire sana. È stato succube sin dalla giovane età di un ideale dei propri genitori, quello della purezza del sangue. Ciò lo ha portato in giovanissima età a discriminare i suoi coetanei e non solo perché ritenuti inferiori. Lo ha convinto che esistessero esseri umani di serie A e di serie B.
Draco non ha avuto il diritto di vivere un’infanzia e poi un’adolescenza normali, trascinato costantemente in situazioni più grandi e pesanti di lui.
Dopo la Battaglia, Draco decide di distaccarsi dal Lato Oscuro e sposa Astoria Greengrass, da cui ha un figlio, Scorpious Malfoy, nato Mezzosangue (in quanto Astoria non proveniva da una famiglia Purosangue). Il momento in cui Harry e Draco si incontrano davanti all’Espresso per Hogwarts, poi, sembra in qualche modo sancire una pace tra i due, che si salutano con un leggero cenno e un sorriso. Sembra che finalmente Draco sia riuscito a lasciarsi alle spalle il suo passato, conscio delle cicatrici.
Draco Malfoy è un esempio calzante di cosa significhi avere due figure genitoriali che, tuttavia, non sono in grado di tutelare il proprio figlio, portandolo a vivere una vita tortuosa, plagiandolo con ideali propri e impedendogli di sviluppare un proprio pensiero critico. Contemporaneamente, però, questa stessa pressione è accompagnata da una sorta di abbandono che lascia il giovane Malfoy a crogiolarsi nel dolore e nell’instabilità. Lucius e Narcissa sono presenti nella vita di Draco, anche troppo, ma in qualità di genitori?