Tu-sai-chi, Colui-che-non-deve-essere-nominato, Signore Oscuro. Perché vengono usati tutti questi epiteti per non pronunciare il nome “Lord Voldemort”? Cerchiamo di capirlo insieme.
“Mia cara professoressa, una persona di buonsenso come lei potrebbe decidersi a chiamarlo anche per nome! Tutte queste allusioni a ‘Lei-Sa-Chi’ sono una vera stupidaggine. Sono undici anni che cerco di convincere la gente a chiamarlo col suo vero nome: Voldemort”.
La professoressa Mcgranitt trasalì, ma Silente, che stava scartando un ghiacciolo al limone, sembrò non farvi caso.
“Crea tanta di quella confusione continuare a dire ‘Lei-Sa-Chi’. Non ho mai capito per quale ragione bisognasse avere tanta paura di pronunciare il nome di Voldemort”.
Harry Potter e la Pietra Filosofale. Capitolo 1: Il bambino sopravvissuto.
Da dove viene il nome Voldemort?
Come svelato in questo contenuto di Wizarding World, il nome Voldemort, che proviene dal francese, deriva dall’unione delle parole “vol”, che significa sia “volare” che “furto”, “de”, cioè “da”, e “mort”, ossia “morte”. Nella saga è un nome scelto dal mago oscuro per liberarsi del proprio nome di battesimo che gli ricorda le sue origini per metà babbane.
Com’è noto, Voldemort ricava il soprannome proprio dall’anagramma del suo vero nome: Tom Marvolo (in italiano Orvoloson) Riddle (qui vi parliamo delle bizzarre traduzioni del vero nome di Voldemort nelle varie lingue). È un nome senza dubbio volutamente inquietante che, come ci viene spiegato fin da subito all’interno della saga, i maghi e le streghe non osano pronunciare.
Come nascono Tu-Sai-Chi e Colui che non deve essere Nominato?
Nella saga non viene mai detto quando, precisamente, la comunità magica ha smesso di nominare Voldemort e iniziato a riferirsi a lui con Tu-Sai-Chi e le sue varie declinazioni. Tuttavia, è certo che, quando Voldemort scompare misteriosamente nel 1981, la prassi è già ampiamente diffusa da almeno 11 anni. Successivamente, il motivo per cui molti maghi e streghe non osano pronunciare il nome di Voldemort è tanto semplice da individuare quanto interessante da analizzare.
In particolare, il solo nominare il potente mago oscuro riporta alla mente della comunità ricordi tremendi di famiglie spezzate, terrore costante e oppressione. Ma non c’è solo il timore di qualcosa che è passato e non tornerà più. Nonostante la gioia e i festeggiamenti, dopo la scomparsa del mago, i dubbi circa la sua definiva sparizione sono numerosi. Nessuno sa, infatti, cosa sia realmente accaduto la notte in cui Lord Voldemort è sparito. L’unico testimone sopravvissuto, il piccolo Harry, aveva all’epoca solo un anno.
A testimonianza del terrore che pervade la comunità magica vi è il fatto che, oltre al generico Tu-Sai-Chi, viene utilizzata per riferirsi a Voldemort anche la locuzione Colui-che-non-deve-essere-nominato. Quest’ultimo epiteto, a differenza del primo, non indica una scelta del singolo di non voler pronunciare il temutissimo nome, bensì una vera e propria imposizione che dovrebbe essere socialmente condivisa. Un vero e proprio tabù che sembra quasi scaramantico, come a voler intendere che anche solo pronunciare il nome di Voldemort possa portare a un suo ritorno.
Il Signore Oscuro
Curiosamente, l’usanza di non nominare Voldemort non riguarda solo coloro che lo temono, ma anche i suoi stessi seguaci. I Mangiamorte, infatti, tendenzialmente utilizzano il termine “Signore Oscuro” per riferirsi al mago e si rivolgono a lui col termine “Signore”. Questa scelta è probabilmente dovuta a una forma di rispetto verso Voldemort.
Tuttavia, non viene mai detto nella saga se sia stato proprio il mago oscuro ad autoattribuirsi questo epiteto o se sia divenuta consuetudine tra i Mangiamorte utilizzarlo. Se, però, alcuni tra i Mangiamorte più fedeli, come Bellatrix Lestrange o Barty Crouch Jr., sembrano usare la locuzione con totale servilismo, vi sono altri, come i Malfoy o Peter Minus, che lo usano quasi per timore riverenziale.
Voldemort e Silente
“Signore?” disse Harry. “Stavo pensando… Ehm, anche se la Pietra non c’è più, Vol… voglio dire, Lei-Sa-Chi…”.
“Chiamalo pure Voldemort, Harry. Bisogna sempre chiamare le cose con il loro nome. La paura del nome non fa che aumentare la paura della cosa stessa”.
Harry Potter e la Pietra Filosofale. Capitolo 17: L’uomo dai due volti.
(N.B. Nel film la battuta è pronunciata da Hermione ne “La camera dei segreti”)
Nel primo capitolo della saga, Silente redarguisce la professoressa Mcgranitt poiché quest’ultima non pronuncia il nome di Voldemort. Tuttavia, in seguito scopriremo che il rapporto tra il mago oscuro e Silente è piuttosto risalente e ciò rende più facile al Preside pronunciare il nome di Voldemort.
Inoltre, è interessante notare come Silente, quando si rivolge direttamente al mago oscuro, lo chiami semplicemente “Tom”. In questo modo, sembra quasi che il Preside voglia riportare il malvagio mago ai tempi della scuola quando, sebbene, come vi raccontiamo qui, avesse già dato sfogo alla sua malvagità, la sua anima era ancora integra.
Nonostante ciò, Silente tenta di convincere il resto della comunità magica a chiamare Riddle con il nome che lo stesso si è scelto, cioè Voldemort. Questo accade perché Silente vuole portare i maghi e le streghe a esorcizzare la paura di quel che il mago oscuro rappresenta. Senza, tuttavia, riportarlo agli occhi degli altri alla sua componente umana della quale, effettivamente, Voldemort è ormai privo.
La seconda generazione di maghi e streghe
“Hai pronunciato il nome di Tu-Sai-Chi!” disse Ron con l’aria sconvolta e colpita a un tempo. “Avrei creduto che proprio tu, fra tutti…”.
“Non sto cercando di fare il coraggioso o cose del genere, pronunciando quel nome” rispose Harry. “Il fatto è che io, semplicemente, non sapevo che non si dovesse fare. Capisci che cosa intendo? Ho un mucchio di cose da imparare…”.
Harry Potter e la Pietra Filosofale. Capitolo 6: Il binario nove e tre quarti.
I ragazzi che frequentano Hogwarts insieme a Harry sono tutti troppo piccoli per ricordare le gesta di Voldemort. Il loro timore nei suoi confronti, dunque, deriva da quanto raccontato dai genitori o da altri membri più grandi della comunità magica. Il diverso vissuto degli studenti, tuttavia, li porta ad approcciare la faccenda del nome di Voldemort in maniera diversa.
La differenza più grande al riguardo si nota, ovviamente, tra Harry e Ron. Il primo, come giustamente ammette egli stesso, non ha alcuna contezza di quello che è accaduto nel mondo magico e, dunque, gli viene difficile aver paura di qualcosa che non conosce. Ciò è paradossale se si considera che, come dice Ron, proprio Harry fra tutti dovrebbe nutrire un profondo timore al solo sentir pronunciare il nome del mago.
Ron, invece, è probabilmente il personaggio più intimorito della saga nel sentire pronunciare il nome Voldemort. Non sappiamo se il ragazzo sia rimasto traumatizzato dai racconti del mago oscuro o se, semplicemente, la sua paura sia il riflesso di una rigida imposizione sociale da sempre conosciuta. Fatto sta che Ron, fino alla fine, è restio ad abbandonare questo tabù.
Anche un personaggio come Hermione, cresciuta tra i babbani, non dovrebbe avere difficoltà a pronunciare il nome del mago oscuro. Tuttavia la ragazza, essendosi informata abbondantemente sulla comunità magica prima di accedere alla scuola, ha acquisito l’abitudine di non pronunciare il nome di Voldemort. In ogni caso, su sollecitazione di Harry, è molto meno mal disposta di Ron a lasciar perdere i soprannomi.
La maledizione del nome Voldemort
(Harry) “Ma per me non è un problema chiamarlo V…”.
“No!” ruggì Ron. Harry saltò dentro un cespuglio e Hermione, il naso immerso in un libro all’ingresso della tenda, li guardò accigliata. “Scusa” disse Ron aiutando l’amico a districarsi dai rovi, “ma il nome è stato stregato, Harry: è così che scoprono la gente! Usare il suo nome infrange gli incantesimi di protezione, provoca una specie di interferenza magica… è così che ci hanno trovati in Tottenham Court Road!”.
Harry Potter e i doni della morte. Capitolo 20: Xenophilius Lovegood.
Se, fino all’ultimo capitolo della saga, il nome di Voldemort non viene pronunciato per i motivi che abbiamo detto, da quel momento diviene davvero impronunciabile. Peraltro, la questione in parola è stata trascurata nel film, tanto da generare confusione tra chi non ha letto i libri. Infatti, dopo quella che possiamo definire la seconda ascesa di Voldemort, quest’ultimo impone una potentissima maledizione sul proprio nome, in grado di infrangere anche gli incantesimi di protezione.
In sostanza, chi nomina il mago oscuro, viene individuato e raggiunto dai cacciatori di taglie, i Ghermidori. Questa maledizione consente di rintracciare facilmente i membri dell’Ordine della Fenice e, in generale, i sostenitori di Harry. Questi ultimi, infatti, sono i soli che coraggiosamente si sono determinati a infrangere il tabù sociale dell’impronunciabilità del nome di Voldemort.
Dopo gli eventi della saga, come possiamo dedurre da “Harry Potter e la maledizione dell’erede” , il nome “Voldemort” viene tranquillamente pronunciato. La comunità magica, dunque, sicura della sconfitta del mago, abbandona definitivamente ogni timore. Tutti gli epiteti che abbiamo citato restano soltanto un triste, ma lontano, ricordo.