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Perché “Il seggio vacante” è un capolavoro

30 Gennaio 2020 gian-tucc 4 min read

Perché “Il seggio vacante” è un capolavoro

30 Gennaio 2020 Neville 4 min read

“Il seggio vacante”, primo libro della Rowling indipendente dalla saga di Harry Potter, ma com’è?

È un autentico capolavoro letterario, in cui l’autrice dà ancora una volta prova della sua strabiliante abilità narrativa.

Il genio narrativo della Rowling

La Rowling – lo sappiamo – è un’incredibile tessitrice di storie. Il successo della saga letteraria di Harry Potter deriva anche dalla sua indiscussa capacità di costruire e intrecciare vicende diverse, districarsi in situazioni labirintiche con abilissima maestria, saper dosare alla perfezione il ritmo del racconto e non saper deludere le aspettative dei lettori.

La critica l’ha ribadito più volte, ma chiunque può rendersene conto: durante la lettura dei libri di Harry Potter, man mano che gli eventi si accavallano, ai lettori sorgono diversi dubbi in merito a fatti e personaggi, e questi vengono chiariti solo alla fine del libro (in alcuni casi solo alla fine dell’intera saga), quando ogni tassello del puzzle raggiunge il proprio posto.

A quel punto, subentra una sensazione meravigliosa: tutto torna, si scopre che anche quelli che erano parsi dettagli insignificanti in realtà erano punti fondamentali nel susseguirsi delle vicende, ogni cosa è al suo posto. E ciò non avviene mai attraverso risvolti prevedibili o forzature: colpi di scena, soluzioni intriganti ed espedienti narrativi coinvolgenti condiscono le pagine di Harry Potter di autentico valore letterario.


Un romanzo “profondamente inglese”

Ma l’organizzazione dell’intreccio è solo uno degli aspetti fondamentali a cui la Rowling ha fatto riferimento per narrare le vicende di Harry e dei suoi amici. Per la stesura della saga di Harry Potter, infatti, l’autrice si è mossa lungo altre tre direttrici principali:

  • l’ambientazione fantasy (luoghi, personaggi, incantesimi, oggetti…), elemento necessario per dar vita a una saga fantasy come Harry Potter;
  • la caratterizzazione dei personaggi, che è un punto cruciale (in Harry Potter si avverte quanto la Rowling riserva una grande attenzione alla costruzione psicologica dei personaggi delle sue storie)
  • il messaggio, ossia il significato della saga, in cui la Rowling celebra determinati valori (amore, amicizia, coraggio, lealtà…).

Mettendo da parte l’ambientazione fantasy, rivisitando il messaggio e potenziando al massimo l’organizzazione dell’intreccio e la caratterizzazione dei personaggi (aspetti elevati a vere e proprie colonne portanti), la Rowling, nel 2012, ha partorito il suo primo romanzo indipendente dalla saga di Harry Potter: The Casual Vacancy, edito in Italia da Salani col titolo Il seggio vacante.

Il libro, che conta poco più di 550 pagine, è assai particolare. La Rowling stessa, nel parlare dei temi trattati, ha riconosciuto che si tratta di un’opera «profondamente inglese».


I punti di forza: tecnica narrativa e psicologia dei personaggi

Ma che significa, all’atto pratico, tutto questo?

Niente di difficile: a livello letterario, Il seggio vacante nasce dal potenziamento di quella particolare tecnica narrativa e di quella cura riservata alla psicologia dei personaggi che erano già presenti in Harry Potter, dove però tali abilità non erano espresse al massimo (il motivo fondamentale è che, a ogni modo, Harry Potter era in origine destinato a riempire gli scaffali della letteratura per l’infanzia, e non, come invece Il seggio vacante, quelli della narrativa per adulti).

Il seggio vacante manca di un personaggio centrale, di un protagonista. Per tale ragione, è possibile definirlo un “romanzo corale”: ogni capitolo è narrato dal punto di vista di un personaggio (ma non in prima persona), e la Rowling è attenta a far emergere – più o meno esplicitamente – mentalità, modi di fare e di pensare, emozioni e sentimenti di ognuno dei numerosissimi personaggi che popolano le pagine del romanzo (ce n’è per tutti i gusti: adolescenti in crisi, medici irascibili, anziane leziose, uomini mammoni, donne licenziose, famiglie problematiche…).

È pertanto riservato al lettore scegliere a quale personaggio affezionarsi di più, quale personaggio sostenere, di quale personaggio condividere gli ideali (un po’ come per i libri de Il trono di spade, forse; con le dovute differenze di ambientazione); sempre nella consapevolezza che la Rowling non sottovaluta nessuna delle innumerevoli sfaccettature dell’animo umano.

Alcuni personaggi in una scena della miniserie televisiva in tre episodi tratta dal romanzo della Rowling e prodotta nel 2015 da BBC e HBO

Uno tira l’altro

Ma la mole di personaggi presentati dalla Rowling potrebbe anche intimorire chi si appresta a leggere il libro: difatti, almeno all’inizio, è difficile immedesimarsi nella storia e tenere a mente i nomi e le relazioni dei vari personaggi.

Eppure, da un momento all’altro – non si capisce bene a che punto della storia, ma succede – questa difficoltà viene scavalcata, e così ci si ritrova totalmente immersi nella lettura: un capitolo tira l’altro, le vicende si susseguono una dopo l’altra e le diverse linee narrative ora convergono, ora si separano, ora si intrecciano, ora si sciolgono, ora si sovrappongono, ora si fondono, ora si distaccano definitivamente. E tutto questo accade sotto l’impeccabile direzione della Rowling.


La trama e il messaggio

La trama suona già di per sé interessante: a Pagford, cittadina inglese apparentemente idilliaca (e fittizia), muore un consigliere comunale che da sempre si era impegnato per tentare di risolvere le problematiche situazioni sociali di alcuni abitanti del villaggio. Il fatto che al consiglio comunale resti un seggio vacante scatena la tempesta: sembra sollevarsi un velo, e le tensioni, i conflitti, le ipocrisie e i disagi sociali del villaggio emergono in tutta la loro chiarezza.

Tra conflitti generazionali, drammi familiari, tradimenti, speranze e falsità, la Rowling restituisce ai lettori un messaggio forte e disarmante. Perché basta provare a leggere qualche capitolo per avere la sensazione di essere stati a Pagford almeno un paio di volte.

E voi l’avete letto? Vi aspettiamo nei commenti!

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Neville
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