La domanda “qual è il peggior libro di Harry Potter?” è la più difficile e spinosa che si possa mai rivolgere a un appassionato della saga, dato che ogni libro presenta i propri punti di forza e fanno tutti parte di un magico puzzle che la Rowling aveva già in mente, quasi del tutto, quando ha scritto la Pietra Filosofale. Se però si è costretti a scegliere il “meno preferito” dei sette libri, la Camera dei Segreti è sempre uno dei più gettonati.
La ragione principale, probabilmente, sta nel fatto che i primi due libri sono molto più “leggeri” dei successivi (volendo evitare i discorsi sui “libri per bambini” che lasciano il tempo che trovano), ma alla Pietra Filosofale viene conferito (giustamente) un enorme valore affettivo. Per esclusione, quindi, non resta che riservare l’ultimo posto in classifica alla Camera dei Segreti. Ora vedremo perché invece dovremmo rivalutare il secondo libro, che è quello che anticipa i temi, i personaggi e le atmosfere presenti anche più avanti nella saga.
I riferimenti temporali, la profondità della storia e il passato che ritorna
Tutti gli eventi narrati nella Pietra Filosofale accadono “qui” e “ora”. Nel primo libro ci viene detto che Voldemort è un Mago Oscuro che frequentò Hogwarts, che Silente fece degli esperimenti di alchimia e che James Potter salvò la vita a Piton. Non ci vengono date altre informazioni su quando avviene questa storia e sul passato dei personaggi. Nella Camera dei Segreti, invece, prima di tutto abbiamo il più importante riferimento temporale della saga, quello su cui si basano tutte le altre datazioni degli eventi, poi confermate dalle incisioni sulle tombe di James e Lily nei Doni della Morte. Harry, Ron e Hermione partecipano infatti al 500° Complemorte di Nick-Quasi-Senza-Testa, che si scopre essere morto il 31 Ottobre 1492. Veniamo così a sapere che ci troviamo nell’anno scolastico 1992-1993 e di conseguenza che Harry è nato nel 1980.
Oltre a questo, per la prima volta gli eventi passati interagiscono con quelli attuali e diventano parte integrante del giallo che i protagonisti provano a risolvere (e sul quale torneremo più avanti). Esploriamo il passato di Voldemort, di Silente, di Hagrid e dello stesso Nick-Quasi-Senza-Testa, conosciamo le famiglie da cui provengono Ron e Draco, ascoltiamo la storia di Mirtilla Malcontenta. Vediamo inoltre comprarire, senza saperlo, il primo Horcrux, il diario di Tom Riddle. Attraverso le sue pagine visitiamo la Hogwarts del passato, dando origine a una serie di dettagli che vanno a comporre il puzzle che aveva in mente la Rowling. Per la prima volta, con la storia dell’apertura della Camera dei Segreti, abbiamo davvero un passato che ritorna.
Tutto ciò aggiunge profondità alla storia e continuerà a verificarsi nei libri successivi: nel terzo ascoltiamo la storia dei Malandrini, nel quarto Harry utilizza il Pensatoio, nel quinto esploriamo i ricordi di Piton, nel sesto quelli di Voldemort e nel settimo ancora quelli di Piton. Il Mondo Magico, quindi, comincia ad avere uno sfondo e a espandersi nel tempo, prima che lo faccia anche nello spazio (dal Calice di Fuoco in poi).
Il tema della purezza di sangue e il trattamento degli elfi domestici
La Camera dei Segreti ci presenta un problema che sarà uno degli elementi centrali di tutta la saga: quello della purezza di sangue. Nel primo libro era in parte accennato dal discorso di Draco Malfoy da Madama McClan, qui diventa centrale per l’intera trama. Le vittime del Basilisco hanno infatti un comune denominatore: provengono da famiglie non magiche. Sono quindi dei Nati Babbani, che alcuni maghi Purosangue, in particolare i Serpeverde, chiamano con disprezzo Sanguemarcio (la netta distinzione coi Mezzosangue è uno dei pochi punti a favore della nuova traduzione, cliccate qui per saperne di più).
Questo tema diventerà sempre più importante, culminando con la clandestinità di tutti i Nati Babbani nel settimo libro, oltre a essere il motivo del definitivo allontanamento di Lily da Piton. Vediamo però che non tutti i Purosangue la pensano così. In tal senso è emblematico il litigio tra Arthur Weasley e Lucius Malfoy al Ghirigoro (nel film si limitano a un colorito scambio di battute, nel libro vengono persino alle mani). Scopriamo inoltre l’esistenza dei Maghinò, anch’essi spesso discriminati. Ci viene rivelato che Gazza è uno di loro e che Neville temeva di esserlo da bambino.
Restando sul tema dell’uguaglianza non si può evitare di menzionare Dobby, che ci introduce il problema dello sfruttamento degli elfi domestici da parte di alcuni maghi. Questo tema sarà fondalmentale nel quarto libro, con la storia di Winky e del C.R.E.P.A., e nel settimo, dove prima di tutto scopriamo il voltafaccia di Regulus Black nel momento in cui Voldemort provò a sfruttare Kreacher, poi assistiamo al cambiamento dello stesso Kreacher quando Harry gli dona il medaglione di padron Regulus.
I protagonisti iniziano a crescere
È già finito il tempo in cui Harry e Ron sono tra i nuovi arrivati nella scuola e i più grandi (i gemelli, Percy, Oliver Baston) spiegano loro come funzionano certe cose. Ora, complice la difficile situazione della scuola con continue aggressioni, sembra diminuire la distanza con gli studenti più grandi e persino con gli adulti. Lo vediamo nella preoccupazione di Percy quando il mostro ha aggredito il Prefetto di Corvonero ma anche e soprattutto nel fatto che gli insegnanti non sembrano venire a capo di ciò che sta accadendo. La presenza di ragazzini del primo anno spaventati per la situazione inizia a dare quell’idea che i protagonisti stanno già crescendo, hanno già vissuto certe esperienze e hanno persino qualche responsabilità in più.
Questo è un passo in avanti per Harry, ma ancor di più per Ron, che ora non è più “il piccolo Weasley” e sviluppa un enorme senso di protezione verso Ginny, anche se poi, paradossalmente, quest’ultima si rivela essere suo malgrado la colpevole degli attentati. L’ha sottolineato anche Rupert Grint, in un’intervista che si trova nei contenuti speciali del secondo film (sul quale torniamo alla fine):
Questo secondo anno è molto importante per Ron. Ora deve fare anche il fratello maggiore.
Rupert Grint
La Camera dei Segreti è un vero e proprio giallo
La continua ricerca dell’aggressore dei Nati Babbani rende questo libro un vero e proprio giallo in salsa fantasy. Non è come la Pietra Filosofale, in cui per tutto il libro i sospetti ricadono su Piton e alla fine si scopre che era Raptor. Non è come il Prigioniero di Azkaban, in cui solo alla fine scopriamo che il bersaglio di Sirius non era Harry ma Peter Minus. Qui i sospetti su Malfoy evaporano a Natale. Dopodiché, i sospetti dei vari personaggi evolvono. Vengono messi in discussione personaggi alleati come Hagrid, oltre a Harry in persona, sul quale torniamo tra poco. Persino Percy Weasley si comporta in modo parecchio strano, anche se voleva solo coprire la sua relazione con Penelope Light (a proposito, sapevate che sul sito Hogwarts is Here si può trovare la Camera dei Segreti narrato dal punto di vista di Percy?).
È però surreale il fatto che tutte queste aggressioni non abbiano procurato morti o ferite permanenti. La Rowling non se l’è sentita di far morire uno studente già nel secondo libro della serie. Questo è forse il difetto principale, è tutto troppo perfetto nel modo in cui le vittime vengono soltanto Pietrificate senza morire. Resta però un’atmosfera cupa, di totale mistero, incertezza e a tratti angoscia, che anticipa quelle dei libri successivi, in contrapposizione ai toni favoleschi che troviamo nella Pietra Filosofale.
La prima crisi di Harry
Harry in questo libro ha 12 anni. È un po’ presto per parlare di crisi adolescenziale. Eppure qui per la prima volta vediamo il protagonista interrogarsi su se stesso. I sospetti degli altri lo infastidiscono perché, dopo la scoperta del Serpentese, comincia a farsi delle domande. Si chiede quale sia la sua vera origine e se è giusto che sia stato assegnato a Grifondoro. Sembra quasi un’anticipazione di ciò che avverrà al quarto anno (quando la cicatrice gli duole di continuo) e soprattutto al quinto (con le continue visioni e la scoperta di essere il Prescelto).
Harry qui sembra cominciare a capire di essere speciale anche come mago, nel bene e nel male, e di avere in comune con Voldemort più cose di quanto potesse pensare. Silente continua a essere molto vago, non vuole rivelare nulla di troppo pericoloso a un dodicenne, ma inizia a farci capire che quanto accaduto durante la notte dell’assassinio dei Potter ha provocato in Harry qualcosa di più di una “semplice” cicatrice, tanto che lui, quasi inconsapevolmente, arriva terribilmente vicino alla verità:
«Voldemort ha messo un pezzetto di sé dentro di me?» chiese Harry trasecolato.
Harry Potter e la Camera dei Segreti, Capitolo 18
Il film della Camera dei Segreti è il più fedele della serie
Finora abbiamo parlato del secondo libro di Harry Potter, ma una menzione al capolavoro di Chris Columbus è d’obbligo. La trama è esattamente la stessa del libro. Si tratta a tutti gli effetti di una trasposizione e non di un adattamento come invece lo sono i film successivi. Nonostante si tratti di un giallo molto intricato, ci vengono presentati davvero tutti i particolari. È il film più lungo della serie, ma non per questo annoia, dato che avvengono continuamente nuove aggressioni e ci sono tante scene d’azione. Le tematiche esplorate nel libro si trovano e sono esposte chiaramente anche nel film. Persino la condizione degli elfi, aspetto ingiustamente messo da parte nel resto della saga cinematografica, viene perfettamente spiegata da Dobby.
L’unica vera assenza è quella della Festa di Complemorte di Nick, oltre a un paio di scene minori come la degnomizzazione del giardino della Tana e i Cupidi lasciati in giro per la scuola da Allock. Per tutte queste scene, comunque, ci ha pensato il videogioco (per approfondire cliccate qui). Questo non toglie nulla né alla trama del film né a quella complessiva della storia.
Ci sono però altri punti di forza di questo film. Partiamo dalla sequenza sulla macchina volante, memorabile e realizzata alla perfezione. Una menzione d’onore va fatta a Kenneth Branagh, che ha portato sullo schermo un Gilderoy Allock perfetto. Abbiamo inoltre due scene con delle frasi improvvisate degli attori, rimaste iconiche: ci riferiamo a “Perché, sai leggere?” di Tom Felton e a “Noi speriamo che il signor Potter ci sia sempre per salvare la situazione” di Jason Isaacs.
Che ne dite? La Camera dei Segreti continua a essere in fondo alle vostre classifiche di gradimento, o invece pensate che merita di essere rivalutato?