In Harry Potter e l’Ordine della Fenice il protagonista entra nel vortice di emozioni dell’adolescenza: la rabbia, lo spirito di resistenza e la fame di autoaffermazione esplodono dentro di lui. Ma Harry Potter non è il solo in cui la voglia di opporsi a qualcosa di ingiusto prende il sopravvento.
L’intera opera letteraria è infatti permeata da ingiustizie: si comincia con un processo forzato nel giudizio e si chiude con la fine di un negazionismo politico durato un anno intero. Tra una prevaricazione e l’altra ecco che sboccia la resistenza e ha la forma prima dell’Ordine della Fenice e dopo dell’Esercito di Silente (secondo te qual è l’esercito migliore? Leggi qui il nostro confronto).
La storia attraverso la resistenza
I due movimenti reazionari servono a chiarire al lettore (o allo spettatore) le ragioni che muovono i buoni e i propositi che spingono i cattivi, questo rende il quinto romanzo il più politico tra i sette. Quando un’oppressione viene esercitata è sempre bello schierarsi dalla parte della resistenza e combattere gli oppressori, soprattutto se a capo della resistenza ci sono maghi e streghe formidabili.
La storia del nostro paese ci racconta episodi molto simili a quelli che affrontano i gruppi di resistenza in Harry Potter e sono proprio questi episodi ad aver costruito il paese che conosciamo adesso.
Pochi ma buoni
La resistenza è facile da attuare quando si può fare affidamento su una grande quantità di seguaci, ma le cose diventano complicate quando una manciata di ribelli si batte per opporsi a una grande istituzione o a un potente nemico.
L’Esercito di Silente nasce proprio per fronteggiare l’oppressione operata dalla professoressa Umbridge e per sopperire alle gravi mancanze didattiche (vuoi sapere di più sull’orrenda didattica di questa pessima insegnante? Allora leggi pure questo nostro articolo). Harry e gli iscritti all’ES sono però costretti a nascondersi per evitare conseguenze catastrofiche in quanto molto inferiori al nemico in termini di numeri.
I 300 di Sapri
Tuttavia la resa dei conti non tarda ad arrivare e la Umbridge, attraverso i suoi infidi e crudeli metodi, riesce a sconfiggere gli studenti ribelli. La disfatta dell’ES però non rimane irredenta ed accende una fiammella di rivolta anche in chi non ha mai preso parte alle riunioni. La fiammella divamperà in un incendio che animerà le gesta di tutti gli alunni ad Hogwarts che prenderanno parte alla battaglia finale.
Un episodio molto simile è avvenuto nel 1857 nei pressi della città di Sapri (SA). All’epoca il territorio italiano era diviso in più territori, ognuno sotto il giogo della dinastia governante. Sebbene il malcontento del popolo italiano riuscì a convincere alcuni intrepidi come Mazzini e Garibaldi a progettare azioni mirate alla sovversione dei regni e all’unificazione del territorio italiano, i due ribelli non riuscivano a far fronte alle difficoltà né riuscivano a coordinare le loro intenzioni.
La resistenza di Pisacane
Così come Harry, Ron e soprattutto Hermione progettano la resistenza all’oppressione del Ministero, un certo Carlo Pisacane e i due suoi amici Giovanni Nicotera e Giovan Battista Falcone progettano la spedizione che cambierà per sempre le sorti del nostro Paese. Il trio, aiutato da una manciata di compagni di ventura, assale e dirotta un piroscafo verso la prigione di Ponza e lì, dopo l’assalto e la liberazione dei prigionieri, infoltisce i ranghi sino ad arrivare a più di 300 uomini.
Il piroscafo con a bordo i 300 si dirige verso Sapri con l’intenzione di fare scoppiare una rivoluzione che si sarebbe dovuta espandere per tutta l’Italia. La spedizione purtroppo non ebbe successo: allo sbarco i 300 non ebbero un’accoglienza cordiale, anzi furono costretti a ritirarsi nell’entroterra e, dopo tre giorni di scontro contro l’esercito reale borbonico, quasi tutti i ribelli vennero catturati o uccisi.
Vittoria a caro prezzo
Falcone si suicidò e Pisacane, ferito a morte, si lasciò morire sul campo di battaglia. Dei tre solo Nicotera sopravvisse e venne arrestato. L’impresa dei tre patrioti ebbe una grande risonanza e divenne quella scintilla che fece poi esplodere l’incendio.
Pochi anni dopo infatti avvenne la grande impresa dei 1000 guidati da Garibaldi e, a Italia quasi unita, Nicotera venne scagionato e nominato Ministro degli Interni.
Organizzare la resistenza
Questo però non è il solo episodio di resistenza che accomuna Harry Potter e la storia d’Italia: durante la Seconda Guerra Magica si vengono a formare gruppi di resistenza che cercano di combattere Voldemort e i Mangiamorte con qualsiasi mezzo in loro possesso. Pensate a Radio Potter e al suo importante ruolo nella saga a cui abbiamo dedicato questo articolo, o al Cavillo prima del rapimento di Luna.
Ma coloro che resistono di più sono i membri dell’Ordine della Fenice. L’organizzazione dell’Ordine è molto rudimentale e non riflette l’organizzazione marziale e disciplinata di eserciti regolari. Sebbene a capo vi sia Albus Silente, i membri dell’Ordine a volte compiono azioni autonome senza aver ricevuto ordini precisi. Il punto forte di questo gruppo di resistenza è la comunanza di obiettivi: ogni membro lotta per la pace e cerca di dare il suo contributo al meglio delle proprie possibilità.
L’Ordine della Fenice e la resistenza partigiana
Tutte queste caratteristiche rendono l’Ordine della Fenice molto simile ai partigiani che durante la Seconda Guerra Mondiale combatterono il fascismo e il nazismo. I partigiani infatti erano strutturati allo stesso modo dei ribelli ai Mangiamorte: molti approcci diversi e diversi metodi di lotta, ma un solo intento, cioè quello di scacciare i nazisti e i fascisti.
La lotta partigiana non era una lotta militarmente organizzata, ma si svolgeva tra assalti, sabotaggi e guerriglie, proprio come la lotta tra i seguaci di Silente e quelli di Voldemort.
Le battaglie
Tra i sabotaggi ai danni dell’Ordine possiamo ricordare i vari tentativi di recuperare la profezia, gli appostamenti nelle vicinanze di Grimmauld Place e ovviamente l’infiltrazione politica e la conseguente manipolazione dell’opinione pubblica. Per buona risposta i buoni sono riusciti ad avere ottime talpe come Lupin, Hagrid ed ovviamente Piton attuando strategie molto furbe per depistare gli avversari.
Le battaglie vere e proprie si sono svolte nell’Ufficio Misteri, a Hogwarts per ben due volte, durante il matrimonio di Bill e Fleur e nei cieli di Londra. Scontri minori si sono verificati più spesso come ad esempio a Villa Malfoy o nel caffè londinese.
La resistenza Weasley
L’Ordine della Fenice rappresenta l’archetipo di resistenza alla tirannia e come abbiamo visto anche l’Esercito di Silente ha rappresentato una bella gatta da pelare per la despota che impazzava nella scuola, ma a volte non serve un gruppo di più persone, a volte ne basta una o due per dare un grande segnale di resistenza, di opposizione e di speranza.
Stiamo parlando della meravigliosa fuga dei gemelli Weasley e della loro divertente e caparbia lotta alla Umbridge. I due, aiutati da Pix, riescono ad animare e tenere accesa la fiamma dell’avversione senza incitare a gesti violenti e sconsiderati.
Fred e George: opporsi con classe
La resistenza Weasley è tra le più belle: non violenta, divertente e geniale! Potremmo paragonare lo stile di Fred e George con il Dadaismo degli anni ‘20 in cui le avanguardie artistiche dell’epoca esaltavano l’assurdità della guerra con opere ancora più assurde e apparentemente senza senso.
Nonostante i due ragazzi siano membri del gruppo capitanato da Harry, si possono identificare come teste indipendenti poiché il loro apporto alla lotta studentesca è di gran lunga maggiore e di maggiore impatto.
Opporre resistenza è un diritto di tutti
Questi sono solo alcuni episodi in cui le persone, attraverso la loro inamovibile presa di posizione, riescono a sovvertire le sorti di interi paesi. Le storie di ribelli hanno sempre il loro bel fascino, ma spesso celano al loro interno trascorsi di sofferenza e abusi ed è proprio quando la sofferenza diventa insopportabile che i popoli, o le singole persone, si sollevano.
I francesi, maestri della rivoluzione, inserirono nella Costituzione del 1793 il Diritto alla Resistenza. Tale diritto dà al popolo la facoltà di mettere in atto moti rivoluzionari nel caso in cui il Governo, le istituzioni o qualsivoglia agente danneggi o limiti gli altri diritti inviolabili del popolo e dell’umano.
Anche per noi Italiani
Anche nella nostra Costituzione è comparso questo diritto, prima nell’articolo 2 e poi nel 54, ma nel 1946 venne escluso a causa dell’indefinibilità della legittimità della ribellione.
In chiusura vogliamo offrirvi una meravigliosa citazione di Tiziano Terzani in cui sicuramente ritroverete tutti i combattenti dell’ingiusto, siano essi maghi o babbani, frutto di fantasia o realmente esistiti, saggi come Silente o intrepidi come Pisacane: L’unico modo di resistere è ostinarsi a pensare con la propria testa e soprattutto a sentire col proprio cuore.