Da quando la saga si è conclusa Severus Piton ha spaccato in due il fandom. Da una parte c’è chi lo vede come un eroe tragico che si redime al costo della vita, dall’altra c’è chi non gli fa alcuno sconto e lo reputa il solito viscido e rancoroso professore di pozioni. Alla base di questo dibattito vi è il fatto che Piton ha compiuto un gesto che all’apparenza sembra essere il più grande tradimento di Harry Potter: l’assassinio di Albus Silente.
Solo ne I Doni della Morte si scoprirà che tale tradimento era contemplato e facente parte del grande piano del preside di Hogwarts. Per i sei libri precedenti non è mai chiaro se Piton sia un personaggio positivo o negativo. In verità l’unico che sostiene la prima ipotesi è il solo Silente, tutti gli altri si fidano del suo parere.
Il tradimento del Principe
La Rowling, nel corso della saga, costruisce un personaggio “grigio“, come ella stessa lo ha definito, e non lascia indizi sullo schieramento di Severus: noi di E a te abbiamo dedicato un approfondimento a questo personaggio così complesso, leggilo qui. Il colpo di scena arriva ne Il Principe Mezzosangue: Piton uccide l’unico uomo che gli ha sempre dato fiducia. Tutti, in quel momento, siamo rimasti di sasso, anche chi ha sempre ritenuto Severus un viscido figuro.
In quel momento Piton diventa il traditore per eccellenza, l’uomo che sputa in faccia a chi gli ha donato una seconda possibilità dopo una vita votata all’oscurità: Piton diventa il Giuda di Harry Potter. Sembra un’affermazione azzardata eppure questi due personaggi hanno molto in comune, più di quanto la maggior parte delle persone creda.
Il tradimento per antonomasia
Giuda Iscariota è IL traditore. È colui che permette l’arresto e la conseguente crocefissione del suo Maestro. La storia canonica è ben nota (se vuoi rinfrescarti la memoria clicca qui), ma c’è una versione alternativa per la storia del più grande traditore di tutti i tempi e questa storia si avvicina moltissimo a quella del Principe Mezzosangue.
Le vicende di Gesù e dei suoi discepoli sono narrate nei quattro Vangeli canonici: quelli di Marco, Matteo, Luca e Giovanni. In verità questi sono solo una parte della grande produzione scritta a cui il Cristianesimo ha dato luce nei secoli. Oltre ai canonici, esistono altri Vangeli definiti come apocrifi (ossia non affidabili dal punto di vista storico). Su questo giudizio ci sarebbero miliardi parole da spendere e non basterebbero a chiarire la questione, per ora ci basta sapere che gli scritti imputati a Marco, Matteo, Luca e Giovanni sono definiti canonici in quanto databili in un epoca molto prossima a quella in cui visse Gesù Cristo (si va dal 65 d.C. al 110 d.C.)
Spin-off vecchiotti
Tra i vangeli apocrifi vi sono alcuni che riempiono, permettetemi il termine, i buchi di trama dei quattro ufficiali. Vi sono vangeli sull’infanzia di Gesù, su una piccola Maria e su parti di vita di Giuseppe. Quello di cui però vogliamo parlarvi è il vangelo apocrifo chiamato Vangelo di Giuda.
Prima del suo rinvenimento in Egitto nel 1978, il Vangelo di Giuda era conosciuto solo per mezzo di alcune citazioni in altre opere antiche, la più vecchia risale al 180 d.C., ma si pensa che la prima stesura sia avvenuta una cinquantina di anni prima. La copia rinvenuta in Egitto è stata datata al IV secolo.
Un tradimento contemplato
In questo misterioso Vangelo, Giuda Iscariota non è il personaggio negativo a cui tutti ormai siamo abituati a pensare. Egli, bensì, è l’apostolo più caro a Gesù e, proprio in qualità di ciò, l’unico a conoscere il grande piano del Cristo.
È proprio il suo Maestro a rivelargli la verità: Giuda dovrà tradire. Ciò è indispensabile perché il Cristo si liberi della forma umana e compia il suo progetto divino. Insomma, secondo il Vangelo di Giuda, il tradimento non è altro che una tappa programmata a puntino in un piano più grande.
L’eredità dei traditori
Proprio come Piton, Giuda è costretto a soffrire le accuse di coloro con cui, prima del celeberrimo bacio, ha condiviso gioie e dolori. L’Iscariota sopporta il grande dolore del giudizio custodendo il vero segreto dentro di sé. Sarà proprio questa sua sofferenza che gli permetterà di guadagnarsi il posto accanto al Maestro nella vita ultraterrena.
Giuda Iscariota trova una piccola possibilità di rivincita nelle parole del Vangelo che ha il suo nome, così come Piton la trova nelle parole di Albus Silente nel momento in cui questi lo investe del compito di toglierli la vita. Piton tradisce perché doveva tradire, perché serviva al compimento di un bene superiore (Silente ha sempre inseguito l’idea di bene superiore, in questo articolo trattiamo l’argomento).
Una scelta difficile
Nell’animo dei due personaggi non vi è mai stata l’intenzione di commettere il tradimento, né di fare del male a coloro i quali hanno migliorato le loro vite. Piton e Giuda hanno scelto di servire fino in fondo le persone verso le quali erano fedeli e in cui vedevano una grande speranza per il loro mondo (a proposito di scelte, qui puoi leggere le migliori e le peggiori che sono state fatte nel Mondo Magico).
La storia che vi abbiamo voluto far conoscere non viene da un libro considerato sacro, perciò se siete credenti, non dovete ritrattare le vostre convinzioni: per voi Giuda sarà sempre il traditore di Gesù. Il vangelo apocrifo però ci offre uno spunto interessante: anche coloro i quali hanno compiuto la peggiore delle azioni possono avere una piccola misera possibilità di redenzione, anche a millenni di distanza. Insomma, prima di condannare una persona, possiamo chiederci quali siano le ragioni profonde che la animano.