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Il quinto film è davvero da buttare?

26 Novembre 2023 gian-sarl 7 min read

Il quinto film è davvero da buttare?

26 Novembre 2023 Newt 7 min read

Spoiler: no. O, almeno, non del tutto. Adesso vedremo perché. Vestendoci da veri e propri avvocati del diavolo, proveremo a difendere il lavoro di David Yates, di Michael Goldenberg (sceneggiatore che, soltanto in questo film, sostituisce Steve Kloves) e dell’intero team.

Non negheremo i tantissimi difetti di questo film e le innumerevoli scene mancanti, molte delle quali fondamentali. Cercheremo però di capire perché sono state fatte certe (dolorose) scelte e perché non era in realtà così facile fare meglio.

Il quinto libro è il più lungo della saga

Partiamo da un riscontro puramente numerico. Guardate quante pagine ha il quinto libro. Ovviamente il numero preciso dipenderà dall’edizione (in alcune sfiora le 900), ma in ogni caso L’Ordine della Fenice è il libro più lungo della saga. Banalmente, infatti, basta osservare i dorsi e accorgersi che si tratta del più spesso.

Se volete un altro dato su quanto possa “durare” l’intero libro, sappiate che l’audiolibro narrato da Francesco Pannofino per Audible supera le 27 ore. Sì, dura più di un’intera giornata.


Il libro più introspettivo della saga

A rendere il quinto libro il più difficile da trasporre non è solo la lunghezza in termini numerici di parole, pagine o capitoli, ma è ciò che si trova all’interno di queste pagine. Ne L’Ordine della Fenice troviamo interi capitoli introspettivi, con Harry che, prima ancora di farsi domande su ciò che sta accadendo nel mondo, si interroga su sé stesso.

È la prima volta che accade all’interno della saga in maniera così prorompente, sebbene qualche dubbio del genere fosse presente già nel secondo libro, quando per un attimo ha pensato davvero di essere l’Erede di Serpeverde (è uno dei motivi per cui dovremmo rivalutare il secondo libro: ne abbiamo parlato qui).

Nulla di quanto era già accaduto era però paragonabile al momento in cui Harry crede di aver aggredito e quasi ammazzato Arthur Weasley. Per fare in modo che i pensieri di Harry vengano “mostrati” sullo schermo, è stata allungata la conversazione con Sirius, che diviene una vera e propria confessione, a differenza della breve scena del libro in cui il padrino consiglia letteralmente al figlioccio di andare a dormire perché ne ha bisogno.


I temi trattati nel film

Un’altra critica che spesso viene mossa al film è che sembra che esso racconti una storia diversa rispetto al libro. Questo è in gran parte vero, basta dire che i personaggi omessi sono ben 61 (fonte: Harry Potter Fandom). Un’opera cinematografica non può però essere giudicata da singole scene considerate a sé stanti. Sono piuttosto i temi a dover essere analizzati, di cui il principale è quello dell’isolamento.

Harry si sente solo e non capito. Si trova in un momento critico della sua già paradossale adolescenza. Non ha posti dove sentirsi a casa, neanche Hogwarts, che era sempre stato il suo porto sicuro. Non era facile trasporre sullo schermo i pensieri di Harry, eppure questo è stato realizzato. Harry è spesso da solo ed è l’unico personaggio in alcune scene, come quella in cui legge la sua lettera a Sirius vicino a un’abbandonata capanna di Hagrid, seguita da quella con Luna e i Thestral, sulla quale torneremo.

Un altro tema, strettamente connesso al primo, è certamente quello politico. Esso riguarda contemporaneamente sia la sfera di Harry, ritenuto un bugiardo, sia quella degli altri personaggi, sospesi in questo limbo di notizie e opinioni discordanti tra di esse.

Per fare il modo da far avere allo spettatore tali notizie in poco tempo, esse sono state perfettamente rappresentate sulla Gazzetta del Profeta, con intere sequenze dedicate appunto alle pagine del giornale.

Per presentare entrambi questi temi nel tempo che si aveva a disposizione, lo sceneggiatore ha “reinventato” la scena dei Thestral, con Luna (e non Hagrid) a mostrarli a Harry. La stessa Luna, innanzitutto, dice che i Thestral sono innocui ma la gente li evita in quanto diversi, situazione analoga a quella di Harry. Infine, pronuncia la frase che in poche parole riassume in qualche modo l’intero quinto libro:

“Se io fossi Tu-Sai-Chi, vorrei che ti sentissi tagliato fuori da tutti gli altri, perché se tu sei da solo non sei una grande minaccia”


La Profezia

Merita un discorso a parte la trama che ruota intorno alla Profezia, che dovrebbe essere quella principale del libro e del film. Certo, è inammissibile ridurre l’incontro finale tra Harry e Silente, con tanto di scuse da parte del Preside, a un semplice scambio di battute. Anche il ruolo di Neville, purtroppo, ne esce parecchio ridimensionato.

Non si può invece contestare il fatto che se ne parli poco durante lo svolgimento, perché questo è un tratto in comune con la controparte cartacea. Nel libro ci sono interi capitoli in cui quest'”arma” che Voldemort sta cercando non viene mai nominata, nonostante i sogni di Harry diventino ricorrenti. Certo, si avverte il pericolo di una guerra magica, con i protagonisti preoccupati perché il Ministero non sta facendo nulla, ma la presenza della Umbridge a scuola fa passare tutto sullo sfondo.

La preoccupazione quotidiana dei ragazzi riguarda infatti il potere sempre crescente che il rospo rosa guadagna a Hogwarts durante l’intero anno scolastico, non permettendo loro di prepararsi alla guerra imminente e facendo vivere alla scuola un anno terribile. La loro conseguente resistenza e rivolta e il senso di responsabilità nel dover fare ognuno il loro piccolo, ribellandosi anche contro persone molto più adulte, è un tema ben presente all’interno dell’opera letteraria e cinematografica.


A proposito della Umbridge…

Dolores merita un discorso a parte. Se il senso di odio verso questo personaggio è davvero l’unica cosa che unisce tutti i Potterhead, vuol dire che la scelta di Imelda Staunton è stata perfetta e le scene con lei sono state girate alla perfezione, nonostante qualcosa inevitabilmente sia stato perso (ne abbiamo parlato qui).

Quello che è mancato è la chiusura del cerchio sulla storia dei Dissennatori a Little Whinging: scoprire che a mandarli era stata lei rende giustizia a una parte iniziale di film che, senza questa rivelazione, appare senza una vera utilità.

In compenso, però, il film ci ha regalato un momento di vendetta finale da parte di Harry che non è presente nel libro. La frase “mi dispiace, professoressa, non devo dire bugie” è qualcosa che potrebbe benissimo appartenere all’Harry dei libri, ma in realtà si tratta di una piacevole aggiunta del film.


Il ruolo di Ron

Non capiremo mai perché non sia stato mostrato che Ron e Hermione diventano Prefetti della scuola, dato che sarebbe bastato inquadrare una spilla analoga a quella che portava Percy nei primi due film.

Questo purtroppo ridimensiona parecchio il ruolo di Ron (la nomina di Hermione, invece, era piuttosto scontata). I litigi contro Seamus Finnigan prima e contro Zacharias Smith poi, entrambi avvenuti perché non credevano alla versione di Harry, sono stati mostrati, ma la spilla avrebbe conferito a Ron ancora più autorità.

Questo è un vero peccato, perché Rupert è sembrato sul pezzo ed è forse l’unico film (a parte il primo) in cui vediamo un Ron somigliante a quello dei libri. Oltre alle succitate scene, in cui prende parola per difendere Harry, abbiamo anche il momento della fuga dall’ufficio della Umbridge. In essa, Ron viene inquadrato al centro del gruppo e viene sottolineata la sua idea delle Pasticche Vomitose.

Certo, il grosso rimpianto è l’eliminazione completa della stagione di Quidditch. Il vero momento di gloria di Ron è proprio la canzone “Perché Weasley è il nostro re”, inventata a mo’ di scherno dai Serpeverde e poi cantata dagli stessi Grifondoro. Quantomeno, però, in questo film non abbiamo scene in cui Ron sembra stupido o incapace come avviene in altri episodi della saga cinematografica.


Perché il quinto film è il più breve

Sì, okay, in realtà abbiamo escluso I Doni della Morte: parte 2, che dura dieci minuti in meno de L’Ordine della Fenice, ma esso deve ricoprire la trama di metà libro.

Perché il quinto film dura soltanto 137 minuti, cioè poco più di due ore? In realtà, questa non è stata una scelta voluta da David Yates. Fu la casa di produzione, la Warner Bros., a imporre che la durata, che inizialmente superava le tre ore, venisse abbassata a tale valore.


La sceneggiatura originale

Ma allora cosa avrebbe dovuto esserci in questi tre quarti d’ora di film in più? La risposta la possiamo trovare in una bozza della sceneggiatura presente negli archivi.

In essa erano presenti tante scene che avremmo voluto vedere, perché parecchio importanti per la trama o perché potenzialmente iconiche. Parliamo di Petunia che nomina Azkaban, del primo incontro di Quidditch con annessa rissa finale con Malfoy, nonché di scene che coinvolgono Dobby. Inoltre il discorso finale con Silente è molto più simile alla versione del libro che a quella della versione finale del film.

Era anche stata girata persino la scena in cui Umbridge aggredisce Hagrid per cacciarlo dalla scuola e la McGranitt interviene per difenderlo. La scena è introvabile, non fa neanche parte dei contenuti speciali. È però sopravvissuta un’immagine di Minerva sulla sedia a rotelle.

Quella che forse fa più rabbia di tutte è però la scena del dialogo con Nick-Quasi-Senza-Testa dopo la morte di Sirius. Quello è il vero momento in cui Harry realizza che il suo padrino non tornerà mai più e sarebbe stata fondamentale per chiudere il cerchio su un film in cui il rapporto tra Harry e Sirius è persino più importante, in proporzione, rispetto al libro. Per tutto questo non possiamo far altro che sperare nella serie TV.

Nick Quasi-Senza_Testa

In definitiva, il quinto film resta un grosso rimpianto. Essendo così cruciale per lo svolgimento dell’opera, c’erano le premesse per un capolavoro, ma siamo ancora sicuri che l’intera colpa sia stata di David Yates? Aspettiamo i vostri pareri nei commenti!

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