Sono tanti i racconti di successo in cui i personaggi positivi (spesso adolescenti) da brave persone devono scegliere da che parte stare e agire di conseguenza; ma la saga di Harry Potter tratta questo aspetto al limite della crudeltà spingendo maghi ordinari a porsi il problema di uccidere. Vediamo quali scelte hanno fatto.
Leggendo i primi libri, nessuno avrebbe potuto davvero immaginare che i protagonisti di quel mondo ovattato e disincantato sarebbero stati rapidamente catapultati in una realtà violenta ed oppressiva. Ogni certezza si dissolverà e tutti saranno presto chiamati a decidere se e quando tirare fuori la bacchetta per uccidere.
Da “10 punti a Grifondoro” alla guerra civile
Fino al terzo capitolo, compreso quasi tutto il quarto, nessuno si fa male davvero. Tutto va come ci si aspetta che vada in un racconto come quello. Quando Harry e Ron arrivano a scuola con la macchina volante, ad esempio, nessuno crede davvero che saranno espulsi. Il dialogo tra Piton e la McGrannitt sulla loro sorte è simpatico ma prevedibile. Ma poi, con il passare degli anni, gli eventi precipitano e ogni certezza decade.
A partire dalla fine del quarto libro, del bambino di 11 anni pieno di meraviglia che scopre il mondo magico non c’è più traccia. Nell’arco di qualche pagina, cioè dal momento in cui Harry e Cedric toccano la coppa Tremaghi, tutto si ribalta; ogni cosa si strappa violentemente e repentinamente.
È come se alla fine dell’ultima puntata della quarta serie di Masha e Orso, un cacciatore facesse irruzione nella casa di Orso, sparasse a Orso a bruciapelo e portasse via il suo corpo davanti ad una Masha pietrificata dalla sorpresa e dall’orrore, il tutto in una decina di fotogrammi. Ecco, noi siamo tutti un po’ come Masha, per questo la morte di Cedric è così scioccante!
A partire dal quinto libro, niente sarà più lo stesso e le cose da questo punto di vista addirittura peggioreranno. Inizia infatti una escalation di violenza che culminerà con il colpo di stato da parte di Voldemort e dei Mangiamorte; uccidere gli oppositori al nuovo regime diventerà l’ordinario, a partire dai membri dell’Ordine della Fenice. Una specie di guerra civile in cui Harry è l’obiettivo numero uno.
L’ordinarietà del male
Il comportamento dei cattivi sarà talmente realistico e crudo da risultare “stranamente” familiare. Avremo psicopatici che uccideranno per il solo gusto di farlo come Bellatrix o Greyback, gente con disturbi antisociali della personalità, primo fra tutti Voldemort e forse i peggiori di tutti, quelli che uccideranno e tortureranno con noncuranza guidati da una falsa ideologia, esattamente come i nazisti nella seconda guerra mondiale.
Come non ricordare i Mangiamorte che più di una volta lanciano maledizioni senza perdono, compreso l’Avada Kedavra, contro i bambini dentro una scuola.
Non sarebbe affatto strano sentire un Ghermitore o un seguace qualsiasi affermare che stava solo facendo il suo lavoro al pari di un collaborazionista tedesco
I nostri eroi dovranno quindi posare il segnapunti delle Case e decidere come reagire per salvare loro stessi e gli altri. Saranno costretti ad affrontare il problema di uccidere in un mondo dove il ministero è caduto e non ci sono più riferimenti.
La scelta dell’Ordine
Nel quinto film, la risposta di Sirius a Harry, quando quest’ ultimo si chiede se è una persona cattiva, sintetizza tutta la questione: lui non ha colpe, è solo una persona buona a cui sono successe cose molto brutte.
Perché, a pensarci bene, questo vale per tutti i membri dell’Ordine della Fenice. A parte Silente, sono per lo più persone ordinarie, massaie, impiegati ministeriali, a cui è stato chiesto di andare al fronte e di resistere il più possibile mentre “Frodo porta l’Anello a Monte Fato”. Con la differenza che non sanno dell’esistenza dell’Anello. Devono solo aspettare che finisca tutto.
Che atteggiamento dovrebbero avere in questa nuova realtà, quindi, i vari Tonks, Lupin, Sirius e Silente stesso? Sarebbe più che legittimo aspettarsi il passaggio alle maniere forti da un gruppo paramilitare semi organizzato come il loro. Il colpire prima di essere colpiti. D’altronde, tutti sanno dove abitano Bellatrix o Lucius. Un Avada Kedavra ben assestato alla schiena mentre uno di loro sta andando a prendere il suo succo di zucca al bar e avanti il prossimo.
Ma, nonostante tutto, i membri dell’Ordine della Fenice non diventeranno mai terroristi e colpiranno solo per difendersi. Moriranno, ma non attaccheranno mai per primi anche se sarebbe la cosa più ovvia da fare e apparentemente la più giusta.
La scelta del Prescelto
Harry è coinvolto suo malgrado in questa guerra in cui si spara per ammazzare. Partirà per una missione di cui sa poco o nulla: a quanto pare Silente non ha ritenuto necessario dare indicazioni precise. Nel suo cammino, incontrerà pericoli di ogni tipo e scamperà alla tortura e alla morte in più di una occasione.
Nonostante ciò non si porrà mai il problema di uccidere e non lancerà mai l’Avada Kedavra, neanche quando ne andrà della sua vita. La cosa è ancora più particolare se pensiamo che Harry si butta incontro al pericolo (spesso di morte) a testa bassa, sempre di impulso e spesso senza riflettere adeguatamente sulle conseguenze.
A differenza degli adulti dell’Ordine, non cederà quasi mai all’odio e alla vendetta, nonostante tutto quello che sarà costretto ad affrontare e le perdite che sarà costretto a subire. Nessuno di noi ci sarebbe riuscito eppure lui agisce in questo modo in maniera quasi naturale. Sarà proprio Harry a chiarirlo a Lupin (e a tutti noi), al termine dello scontro sui cieli di Londra con i sette Potter:
«Harry, il tempo di disarmare è finito! Questa gente sta cercando di catturarti per ucciderti! Schianta, almeno, se non sei pronto ad ammazzare!»
«Eravamo a centinaia di metri da terra! Stan non è in se, e se io lo avessi Schiantato e fosse caduto, sarebbe morto proprio come se avessi usato l’Avada Kedavra! L’Expelliarmus mi ha salvato da Voldemort, due anni fa» aggiunse Harry, con aria di sfida.
[…]«Quindi secondo te avrei dovuto uccidere Stan Picchetto?» chiese Harry, adirato.
«Certo che no» rispose Lupin, «ma i Mangiamorte… insomma, chiunque si sarebbe aspettato una reazione adeguata! L’Expelliarmus è un incantesimo utile, Harry, ma i mangiamorte sono convinti che sia la tua firma, ed io ti consiglio di non farlo diventare tale!»
Lupin lo fece sentire un idiota, eppure in Harry c’era ancora un residuo di sfida.
«Non fulminerò la gente solo perché mi capita d’avanti» disse. «Lo lascio fare a Voldemort».
Libro 7, capitolo 5: “Il guerriero caduto”
Lupin affronta il problema di uccidere di petto: è sbalordito, quasi arrabbiato con Harry il quale non capisce come comportarsi in uno scontro mortale. Certo, Harry è solo un diciassettenne buttato nella mischia suo malgrado, ma ormai è grande! Dovrebbe rendersi conto che possono contare solo su se stessi, e che dall’altro lato non viene riservata loro nessuna pietà! Non arriverà la cavalleria a salvarli, la cavalleria semmai sono loro e la SWAT è riservata ai babbani.
Ha sentito la profezia e sa che alla fine dovrà uccidere, allora perché non rassegnarsi all’idea?! A questo punto sarebbe una cosa più che giustificata, apparentemente la più giusta!
Ma Harry non capisce proprio il discorso. Non riesce a credere che Lupin stia dicendo proprio quelle cose. Non ucciderà nessuno! Punto! Non dice che a quattordici anni non ha avuto il coraggio o voluto lanciare anatemi senza perdono, piuttosto dice, da diciassettenne, che gli sembra ancora di aver fatto la cosa giusta! E alla fine, quando lui e Tom Riddle si troveranno di nuovo faccia a faccia, lancerà ancora un Expelliarmus! Voldemort morirà per sua stessa mano!
Il bene superiore
Sarebbe riduttivo catalogare il comportamento dei buoni con un semplice “sono i buoni! E’ normale che facciano così!”. Loro tutti potrebbero fare scelte più radicali ma non le fanno. E la storia non si sottrae a questo tema introducendo apertamente l’idea di uccidere per il bene superiore.
Nella saga, solo Silente sarà tentato dal seguire questa via : in più riprese, infatti, sembra disposto a venire a patti con la morte di innocenti se a vantaggio di un bene superiore.
Sin da giovane, mirava a riscattare il mondo magico dalle catene sapendo bene che questo avrebbe avuto dei costi: certo ci sarebbe stata una guerra con tanti morti, ma sarebbe stato “per un bene superiore”. Si ravvederà in tempo.
Come dimenticare inoltre che sempre Silente, secondo la sua soggettiva e personale interpretazione dei fatti, era pronto a sacrificare la vita di Harry per la morte di Voldemort. Cos’è in fondo una singola vita a confronto della liberazione dal Signore Oscuro? Alla fine non sarà necessario.
Luce contro oscurità
In questo mondo cupo e senza certezze, i personaggi positivi sembrano subire passivamente, ma in realtà ci mostrano la via di uscita; loro guardano il tutto da un’altra angolazione. Non vedono le cose come giuste o sbagliate, brutte o belle, cattive o buone. Vedono luce e oscurità. Lasciano che siano i sentimenti a guidare le loro azioni.
Quando vengono catapultati in questa nera realtà, sono già persone piene di luce e di amore. Amore inteso come massimo sentimento positivo. Sarà proprio questo loro amore, innato o indotto, a guidarli, a fare da bussola sempre e comunque.
Dunque, non avrebbero potuto colpire per primi, nessuno di loro! Ne scendere a patti con le loro coscienze per un bene superiore. In effetti non ci pensano neanche perché la loro capacità di amare non glielo consente. Sono le scelte che fanno a fare la differenza, ma le loro sono limitate dai loro sentimenti positivi. Sì, limitate e circoscritte!
Harry a villa Conchiglia sembra dover scegliere tra cosa è facile e cosa è giusto! Ma in realtà non si tratta di una vera scelta. Harry non avrebbe mai potuto scegliere i doni. La sua luce interiore glielo avrebbe impedito.
Harry è davvero il Prescelto! Perché ha questa capacità di amare totale, disarmante e potentissima. È il migliore candidato possibile per distruggere Voldemort in quanto è quello più ricco di tutti di questa speciale “spezia” interiore.
Se tutti loro non avessero avuto questo background, avrebbero ceduto facilmente alla tentazione del lato oscuro e quella sarebbe stata la fine per tutti. Perché alla fine sarà proprio la loro purezza di spirito a salvarli (e salvare tutti)!
In particolare, Harry ha questa sua incapacità di odiare che sarà d’ispirazione per tanti durante il cammino e sarà la rovina di Voldemort il quale non potrà toccarlo fisicamente! Voldemort si autodistruggerà facendo tutte le scelte sbagliate, non comprendendo ciò che sta accadendo veramente! Non riuscendo mai a capire la potenza dell’amore e le sue conseguenze!
«È di nuovo l’amore?» ringhiò Voldemort, il volto da serpente contorto in una smorfia di scherno.
Libro 7, capitolo 36: “La falla nel piano”
Sì! L’amore alla fine salverà tutti!
Nella nostra vita non saremo mai costretti ad uccidere i Mangiamorte o Voldemort ma sicuramente incontreremo difficoltà e anche grandi.
Se riusciremo ad alimentare i nostri sentimenti positivi giorno dopo giorno, arriveremo preparati ad ogni avversità e la affronteremo nel modo migliore possibile. Comunque vada a finire, potremmo girare una immaginaria Pietra della Resurrezione e trovare James, Lily, Lupin e Sirius lì a guardarci; con il loro sguardo ci direbbero che sono fieri di noi per il solo fatto di essere così come siamo.