Ed eccoci arrivati all’ultima parte di questa serie di articoli in cui immaginiamo quali grandi registi avrebbero potuto dirigere i film della saga. Abbiamo fatto grandi nomi e per gli ultimi due capitoli cinematografici di Harry Potter non possiamo che ipotizzare altre due grandi firme del cinema: il primo è un motivo di orgoglio nazionale tutto italiano, l’altro è semplicemente una leggenda.
Prima di rivelarvi a chi abbiamo pensato è doveroso fare una premessa: gli ultimi due film raccontano le vicende di un unico romanzo. La ripartizione in parti che ha operato Yates è frutto di decisioni dettate da molte variabili quale i costi di produzione, esigenze narrative e la necessità di rimanere il più fedele possibile al capitolo conclusivo.
In questo articolo manterremo la stessa ripartizione di Yates cioè quella in cui la morte di Dobby segna la fine della parte 1 e l’inizio della parte 2.
Quali registi?
Harry Potter e i Doni della Morte parte 1 racconta il vuoto lasciato da Silente, ci mostra un Harry disorientato alla prese di un’opera difficile, una ricerca disperata e senza direzione. Il trio è per la prima volta fuori dalle mura sicure di Hogwarts e attraversa un mondo popolato da Mangiamorte, ghermidori e molte altre insidie.
Harry, Hermione e Ron si ritrovano a fronteggiare non solo pericoli tangibili, ma anche pericoli che provengono dal loro animo: la frustrazione, la sensazione di non essere all’altezza, il completo disorientamento e il terrore di perdere le persone più care, la grande paura di fallire. Nei precedenti articoli abbiamo affidato la direzione dei film a grandi registi americani o inglesi, ma anche l’Italia ha i suoi grandi cineasti e vogliamo affidare a uno di loro la prima parte de I Doni della Morte.
Un regista italiano tra i registi d’oltreoceano
Chi chiamare in causa per raccontare lo straniamento del ragazzo che è sopravvissuto? Chi meglio può raccontare la desolazione fisica e spirituale di tre ragazzi sulle cui spalle grava una responsabilità enorme? La risposta è: Paolo Sorrentino. Il pluripremiato regista napoletano è un esperto nel raccontare situazioni stranianti in cui personaggi attanagliati da un senso di vuoto cercano disperatamente qualcosa che possa dare una valida motivazione alla realtà.
I personaggi che vivono nelle pellicole di Sorrentino sono individui tormentati da una forte sensazione di disagio esistenziale. Da Il Divo a Youth, il regista italiano ripercorre quella parte di animo umano che deve fare i conti con l’inesorabilitá del tempo, con l’inconsistenza dei vezzi della società. Ne I Doni della Morte parte 1 incontriamo personaggi senza scrupoli, mercenari al servizio di un potere più grande che rappresentano perfettamente la mancanza di principi.
Una regia in cerca del senso
Yates ha sfiorato questo stile con alcune riprese dinamiche dall’alto mentre Harry e Hermione si spostano da un luogo all’altro, ma Sorrentino avrebbe sicuramente optato per una ripresa simmetrica e immobile così da lasciare i protagonisti circondati da un vuoto sconfinato.
La grandezza delle piccole cose
Per Sorrentino la regia deve parlare molto più dei personaggi: la sua regia è infatti lenta e a volte può sembrare noiosa, ma questa sua lentezza serve a fare provare allo spettatore lo stesso disorientamento dei soggetti. Con uno dei più influenti registi italiani a dirigere I Doni della Morte avremmo potuto godere di intensi primi piani sullo sbigottimento di Harry, sulla frustrazione di Ron e sul tormento di Hermione, il tutto sempre senza rinunciare a un marcato senso estetico che si concretizza nella simmetria.
Altra caratteristica dei film di Sorrentino è la costante presenza di piccoli e all’apparenza irrilevanti eventi che però hanno grandi ripercussioni sui protagonisti: ne Il Divo, il solo a potersi permettere di intralciare il cammino di Andreotti è un piccolo gattino che gli si ferma davanti senza mostrare intenzione di spostarsi. Solitamente questi eventi Sorrentino li associa agli animali e noi sappiamo bene qual’è l’animale che nel settimo capitolo sconvolge Harry: la cerva d’argento.
Il più spaesato tra i registi
Punto cruciale per la narrazione di Sorrentino sarebbe stato l’abbandono di Ron. In quel punto la solitudine è quasi completa: Harry e Hermione non sanno dove andare, non hanno un piano e si ritrovano indeboliti in numero e nello spirito. Anche qui Sorrentino avrebbe dato risalto a una scena che però ha inventato Yates (qui trovi altre scene che non sono tratte dai libri): il ballo tra Hermione e Harry. In quel piccolo sprazzo di spensieratezza si accentua la sofferenza di una ricerca disperata e il bisogno dei due di prendersi una piccola pausa da quella realtà in cui tutto è letale e apparentemente immotivato.
Sorrentino riesce a raccontare tutte quelle situazioni in cui ci si sente fuori luogo, in cui si avverte la sensazione di vivere in una bolla senza senso in cui tutti sono mossi da principi immorali e fatui, in cui la Grande Bellezza è rintracciabile solo in minuscoli dettagli che solitamente passano per scontati come una cerva in un bosco, un ballo nella sera o un gattino fermo sul tuo cammino.
Il più grande dei registi
E infine: Harry Potter e i Doni della Morte parte 2. A chi affidare l’estrema parte della saga? Abbiamo fatto grandi nomi di registi perciò non possiamo non chiamare in causa il più grande di tutti: Stanley Kubrick. Ok, ok, cosa c’entra Harry Potter con Kubrick? Beh in verità niente, ma se aveste dato a Kubrick il peggiore dei film mai fatto, egli ne avrebbe fatto un capolavoro.
Kubrick ha affrontato una grande varietà di generi cinematografici senza mai ripetersi ed è considerato uno dei più grandi registi di sempre. Kubrick ha stravolto la regia convenzionale con le sue tecniche rivoluzionarie, tra queste la prospettiva a punto. Ma perché Kubrick sarebbe perfetto per chiudere la saga cinematografica di Harry Potter?
La violenza come misura dell’umanità
I film di Kubrick sono solitamente permeati da violenza che può essere causata dall’istinto, dalla guerra, dalla società o dalla pazzia. Ne I Doni della Morte parte 2 la violenza e gli scontri non mancano. Kubrick però non usa la violenza come mero espediente narrativo: la violenza dei film di Kubrick è sempre causa o effetto di qualcosa importante nella storia. Attraverso la violenza, Kubrick lascia che il divenire dei protagonisti si formi innanzi i nostri occhi e che diventi, a un certo punto, il divenire generalizzato di tutta l’umanità.
I personaggi di Kubrick non sono buoni, non sono cattivi, sono grigi, proprio come Piton. E infatti Severus Piton rappresenta il tipico personaggio Kubrickiano, fatto di luce e ombre e mosso da un egoismo che di tanto in tanto diventa altruismo. È difficile spiegare perché I Doni della Morte parte 2 sarebbe stato un capolavoro se fosse stato diretto da Kubrick, soprattutto a chi, di Kubrick non ha mai visto niente. Vi basterà comunque sapere che Kubrick non era un regista come gli altri.
Ossessioni da registi
Kubrick era ossessionato dalla riuscita dei suoi lavori, non in termini di incassi, ma di estetica e narrazione. Era capace di poter stare un intero giorno a girare una sola scena finché non risultasse come lui l’aveva in mente. E poi dedicava al montaggio una quantità di tempo impressionante: smontava, tagliava, rimontava, rallentava e cancellava. Alla fine, il risultato era un capolavoro. Anche Yates ha fatto parecchi tagli e potete scoprire le scene tagliate in questo articolo.
Eppure ci sono alcuni tratti che avrebbero reso Harry Potter e I Doni della Morte parte 2 molto appetibile per il più grande dei registi. Proprio a causa della sua ossessione per i dettagli, Kubrick lasciava nei suoi film alcuni tratti comuni, uno di questi è l’associazione del colore verde nelle scene di morte. Ogni qualvolta che la morte entra in una scena di un film di Kubrick, da qualche parte, neanche troppo nascosta, c’è qualcosa di verde (pareti, abbigliamento, oggetti di scena). L’associazione qui dovrebbe essere immediata: morte e verde sono sinonimi complementari di Avada Kedavra.
Tutto torna
Se Kubrick avesse diretto l’ultimo film della saga, avremmo potuto vedere inquadrature dalla prospettiva profonda, semidistorte i cui i soggetti sono perfettamente centrati. La simmetria per Kubrick indica perfezione, pulizia ed è praticamente onnipresente. Inoltre Kubrick era un grande amante delle storie “cicliche” in cui ogni storia è causa e conseguenza di un’altra e così via.
Molti sono i riferimenti in cui inizio e fine, vita e morte si mescolano, pensate alle riprese di 2001: Odissea nello spazio, in cui la figura del cerchio permea tutto il film. Durante l’ultimo film di Harry Potter, Kubrick avrebbe disseminato simboli qui e là e non simboli a caso, ma che avessero un profondo legame con la storia e i suoi personaggi. Ad esempio avremmo potuto vedere il simbolo de i Doni della Morte celato da qualche elemento di scena, o magari composto da una guglia di Hogwarts, da un cespuglio della foresta proibita, da una disposizione degli oggetti di scena.
Il simbolo, la leggenda, Kubrick
La simbologia di Kubrick è significativa e potente e in un Mondo misterioso e magico avrebbe avuto ampio spazio. Ulteriore tema centrale nei film del leggendario regista è il potere. Il potere che si rincorre, che si brama a qualsiasi costo e che, una volta ottenuto, distrugge e uccide. Da Voldemort a Silente, passando per il Ministro, Lucius e lo stesso Harry, il potere si sarebbe mostrato agli spettatori attraverso inquadrature deformate, dalla prospettiva ricercata in cui i soggetti appaiono ubriachi di potere o completamente sobri e controllati dinanzi a esso.
Si potrebbe stare giorni e giorni a parlare di Stanley Kubrick, ad elogiarne le capacità, ad ammirarne la perfezione, ma non abbiamo tutto questo tempo, perciò speriamo che quest’ultima ipotesi di regia vi abbia convinto e che questa breve rubrica sui registi vi abbia incuriosito almeno un po’.
Vi consigliamo comunque di recuperare qualche film dei registi di cui abbiamo parlato e poi, perché no, fare un rewatch della saga per provare se le nostre fantasiose ipotesi possono essere azzeccate o delle ciarle insensate. Se volete recuperare la prima parte di questa rubrica cliccate qui per leggere la prima parte. E voi, con chi avreste sostituito i registi degli otto film? Fatecelo sapere nei commenti.