Ognuno dei 4 registi di Harry Potter ha dato un forte contributo stilistico ai film della saga (scopri qui quale). Columbus ha riportato fedelmente i primi due capitoli, Cuarón ha rivoluzionato l’atmosfera del Mondo Magico, Newell ha raccontato l’ascesa del Signore Oscuro e Yates ci ha accompagnato fin proprio alla fine con le sue inquadrature azzurro-grigie. Noi di Eate vogliamo proporvi un gioco: e se gli otto film di Harry Potter fossero stati diretti da alcuni dei più grandi registi della storia del cinema contemporaneo?
Senza nulla togliere ai 4 eccellenti registi sopracitati, vediamo quali sarebbero potuti essere i cineasti più talentuosi che avrebbero potuto girare la nostra tanto amata saga. Ogni regista ha il suo stile e predilige film che trattano le tematiche a cui sono più legati. In base alla trama degli 8 film cercheremo di assegnare a ognuno un grande regista appropriato che possa esaltare la narrazione attraverso il proprio personale modo di usare la macchina da presa.
Siete pronti a rivedere l’intera saga attraverso le inquadrature dei maestri della regia? Tra tecniche pioneristiche e stili narrativi diversi, comincia il nostro viaggio immaginario tra gli 8 registi alternativi più appropriati per gli 8 film di Harry Potter.
Il più famoso dei registi
Si parte col botto! E se a dirigere Harry Potter e la Pietra Filosofale fosse stato uno dei più grandi registi del nostro tempo? A dire la verità questa nostra ipotesi è stata a un passo dal diventare realtà al tempo in cui la produzione del film stava scegliendo a chi affidare la regia. Stiamo parlando, ovviamente, di Steven Spielberg. Con all’attivo ben 34 film, Spielberg è certamente uno dei registi più famosi e acclamati che ci ha regalato alcuni dei film più significativi della nostra infanzia. Pensate a Hook, Indiana Jones e Jurassic Park, ma Spielberg ha anche trattato film più impegnati come i capolavori Schindler’s List, Minority Report e Salvate il Soldato Ryan.
Le parole da spendere per questo regista sarebbero tantissime perciò cerchiamo di focalizzarci solo su cosa avrebbe potuto creare il suo genio se avesse preso in mano il progetto de La Pietra Filosofale. Il primo film di Harry Potter ha tutte le carte in regola per essere diretto da Spielberg. Il celebre regista ha sempre preferito raccontare storie in cui alla base vi sono delle persone comuni, specialmente bambini, i quali hanno alle spalle disagi familiari. Al regista piace prendere soggetti ordinari e immergerli nella meraviglia e nello stupore di situazioni incredibili. Queste situazioni sono sapientemente raccontate con movimenti di macchina specifici che sono ormai la firma stilistica dell’inventore del blockbuster.
Spielberg dietro la macchina
Spielberg comunica la meraviglia con bellissimi primi piani in cui vediamo un personaggio in un profondo stato emotivo che può essere il terrore, la meraviglia, l’ansia. Allo spettatore è preclusa la causa di tale stato emotivo, essa si rivela solo dopo aver visto le conseguenze sul personaggio. Questa tecnica è diventata famosa come Spielberg’s face o Spielberg’s look e la si può trovare in tutti i suoi film. Immaginiamo ora un piccolo Harry che si aggira nelle strade di Diagon Alley e Spielberg alla regia di questa scena: c’è da aggiungere altro?
Altra tecnica di Spielberg è quella di usare spesso superfici riflettenti così da inquadrare contemporaneamente avvenimenti che si svolgono sotto lo sguardo dell’attore e lo sguardo dell’attore stesso. Questa sarebbe stata la tecnica perfetta per la scena in cui la McGranitt osserva la prima lezione di volo dalla finestra del suo ufficio. La regia di Spielberg è principalmente empatia e dinamicità. La sua macchina si muove in lunghi piani sequenza che adottano varie angolazioni per poter raccontare più accadimenti in un unico e fluido movimento. Scene perfette per questo tipo di piano sequenza sarebbero state la pioggia di lettere da Hogwarts o la scelta della bacchetta.
Registi: ognuno il suo stile
Un’ulteriore caratteristica distintiva di Spielberg è l’utilizzo significativo del colore. I colori per Spielberg sono narranti tanto quanto le riprese. Proviamo a pensare a un piccolo Harry sbiadito e pallido in un mondo sgargiante e luminoso e poi a rivederlo destreggiarsi sulla scopa con una divisa da Quidditch di un rosso brillante. Questo renderebbe bene l’idea del passaggio di un ragazzo trascurato e solo a un ragazzo felice e a suo agio nel suo nuovo mondo. E qui troviamo anche l’altra inclinazione di Spielberg: raccontare la crescita e il cambiamento.
I soggetti preferiti dal regista sono protagonisti che, nel corso della storia, vivono esperienze che ne formano il carattere e il pensiero. I protagonisti dei film di Spielberg sono in continuo divenire, in alcuni casi passano da disprezzabili a grandi eroi. E poi che dire della musica? Il grande regista, nel corso della sua carriera, ha instaurato un fruttuosissimo sodalizio con John Williams. Fortunatamente è proprio Williams a musicare i primi tre capitoli della saga e lo fa meravigliosamente.
Meglio così…
L’ipotesi di Spielberg alla direzione del primo film di Harry Potter è qualcosa a cui siamo andati molto vicini, ma che purtroppo non si è realizzato, abbiamo raccontato questa storia proprio qui. Ma sarebbe davvero stato un bene? In verità Spielberg si disse deciso a unire i primi due romanzi in un unico film di animazione. Altro che la fedeltà letteraria di Columbus! Beh insomma, il fatto che Spielberg sia un grande regista non deve significare che non può avere cattive idee e quella del cartone animato sarebbe stata sicuramente una cattiva idea.
Il re dei registi
Giungiamo ora a La Camera dei Segreti: uno dei capitoli più cupi, per certi versi a tinte horror. Sangue, mistero e pericoli sono la costante del secondo film. Anche qui Columbus si è dimostrato impeccabile, ma se dovessimo sostituirlo con un altro regista, chi sarebbe il più indicato? Prima di rispondere vogliamo fare ammenda verso i cinefili incalliti che probabilmente dissentiranno da questa proposta di direzione. A dirigere la trasposizione cinematografica del secondo libro abbiamo pensato all’immenso, geniale e impareggiabile Alfred Hitchcock.
Hitchcock non è solo un regista, esso è parte del cinema: ha vissuto l’intera evoluzione cinematografica che va dai film muti a quelli con sonoro e colore, e lo ha fatto inventando le tecniche registiche e narrative che ad oggi costituiscono le fondamenta della regia. Hitchcock si è sempre mostrato avverso a film fantasiosi, ma La Camera dei Segreti possiede tutte le carte in regola per fregiarsi della firma del leggendario re della suspense.
Dirige: il maestro Alfred Hitchcock
I temi cari a Hitchcock erano quelli dell’accusa ingiusta, della normalità sconvolta da fatti fuori dall’ordinario e soprattutto il tema del mistero e della paura rappresentata da qualcosa che non si conosce, ma che si avverte come minacciosa. La Camera dei Segreti è proprio questo: un mistero fosco che miete vittime e di cui viene sospettato un ragazzino innocente. Inoltre nel secondo capitolo di Harry Potter si affronta il tema della paura: la paura di essere espulsi, la paura dei ragni, la paura di scoprire qualcosa che non si vorrebbe mai sapere e, come al solito, la paura della morte.
Hitchcock avrebbe potuto dirigere il film come solo lui sapeva fare, utilizzando quel suo pioneristico effetto Vertigo, quelle sequenze silenziose, ma pregne di informazioni per lo spettatore e quei primi piani in cui le emozioni dei personaggi sembrano venir fuori dallo schermo. Anche la struttura narrativa del secondo film si sposa bene con lo stile del grande regista in quanto incentrata su un segreto che rimane tale per tre quarti del film per poi essere svelato con un colpo di scena avvincente. Ma Hitchcock è stato e rimane molto altro: piccoli easter egg rivolti ai pochi che possono coglierli sparsi nella storia, scene dense di suspense in cui si concretizza quello che il regista chiamó “l’effetto bomba sotto il tavolo”.
A scuola per registi
Come per Spielberg e più di Spielberg, per Hitchcock non basterebbero volumi e volumi per descriverne la grandezza. Il sopracitato effetto Vertigo (inventato da Hitchcock nell’omonimo film) consiste in un uno zoom della macchina da presa mentre questa invece si allontana dal soggetto. Il risultato è una deformazione vertiginosa dello sfondo che suggerisce uno stato d’animo alterato dalla paura o dallo stupore, perfetto per un Ron terrorizzato alla vista del grande Aragog, per Ginny mentre è in preda alla trance del diario o per Harry mentre guarda i ricordi di Tom Riddle.
Con Hitchcock tra i registi, La Camera dei Segreti sarebbe stato un film ancor più ricco di tensione e di intrecci narrativi in cui i personaggi avrebbero avuto un grande spazio per trasmettere le loro emozioni, i loro dubbi e i loro timori. Come abbiamo detto, Hitchcock difficilmente avrebbe accettato un film del genere, ma se lo avesse fatto il risultato sarebbe stato un capolavoro. Il regista era noto per la sua meticolosità ossessiva che lo portava a girare e rigirare le stesse scene più volte finché non risultavano come lui le pretendeva. E chissà, magari non avremmo avuto tutti quei tagli alle scene che abbiamo riassunto in questo articolo.
Le ipotesi che vi abbiamo proposto sono tanto inverosimili quanto divertenti da immaginare. Fateci sapere cosa ne pensate e se, secondo voi, altri registi sarebbero stati perfetti a dirigere i primi due capitoli di Harry Potter. Vi diamo appuntamento al prossimo articolo in cui sostituiremo Alfonso Cuarón e Mike Newell con… Beh, scopritelo voi stessi nella seconda parte.