In che modo possono essere spiegate le leggi della genetica alla base dell’ereditarietà dei poteri magici nel mondo di Harry Potter? Scopriamolo insieme!
Mendel può spiegare Harry Potter?
Tratti recessivi e dominanti, quadrati di Punnet e assortimento indipendente: se queste parole non vi dicono niente, avrete dimenticato le ore di biologia alle superiori trascorse a cercare di comprendere le leggi della genetica. Nessun problema: vedremo di riportare alla memoria qualche ricordo di quei bei giorni di scuola tentando di intravedere qualche nesso tra la genetica mendeliana e il mondo di Harry Potter.
Sì, perché l’ereditarietà dei caratteri è un aspetto fondamentale nella saga della Rowling: uno dei temi più importanti trattati nei libri, infatti, è proprio quello relativo alla purezza di sangue tra le famiglie magiche. Chissà se è possibile spiegare le leggi e i meccanismi che permettono la trasmissione dei poteri magici da una generazione all’altra ricorrendo alle conclusioni a cui era arrivato Mendel…?
Dominante e resistente
Si tratta di un argomento tutt’altro che nuovo all’interno del fandom di Harry Potter: diversi fan si sono cimentati in una spiegazione dell’ereditarietà dei poteri magici facendo riferimento a Mendel, ad alcune dichiarazioni della Rowling e, ovviamente, a varie informazioni presenti nei libri della saga.
Il dibattito ha avuto inizio quando la stessa Rowling ha affermato che il tratto che esprime le capacità magiche di un individuo è dominante e resistente. A scuola ci è stato insegnato che si parla di dominanza di un allele su un altro quando, in un individuo eterozigote, solo l’allele dominante si esprime, ossia influenza il fenotipo (insieme delle caratteristiche manifestate da un organismo, “osservabili”).
Non tutte le ciambelle escono col buco
Tuttavia, già a partire da questa dichiarazione sono emersi i primi dubbi: se l’allele in questione è dominante, perché alcuni personaggi della saga sono “più magici” di altri? Perché esistono Maghinò (individui senza poteri magici o con poteri magici limitati, nati da Maghi: vedi Gazza) e Nati Babbani (maghi nati da Babbani: vedi Hermione).
La questione potrebbe essere spiegata nei termini della cosiddetta “dominanza incompleta”: alcuni geni presentano alleli che non sono né dominanti né recessivi, dando così individui eterozigoti con un fenotipo intermedio. Da non sottovalutare, poi, la possibilità che si presentino varianti alleliche per un unico carattere: è il caso delle mutazioni, che danno origine a un nuovo allele di un gene. Le mutazioni, peraltro, sono fenomeni piuttosto rari, ma la stessa Rowling ha dichiarato che la possibilità che nascano individui Maghinò è assai rara, proprio in virtù della dominanza del tratto che esprime le facoltà magiche.
I conti non tornano
Se l’abilità magica è ereditata in modo mendeliano, si potrebbe pensare che tutti i Maghi e le Streghe presentino due copie dell’allele magico (WW, da Wizard). Pertanto:
- i Purosangue sono individui WW con antenati WW da generazioni;
- i Nati Babbani sono individui WW con genitori WM (da Muggle);
- i Mezzosangue sono WW con un genitore WW e un genitore WM.
A questo punto emerge una contraddizione: se le cose stessero effettivamente così, bisognerebbe riconoscere che, nella generazione parentale, il tratto W è recessivo, e non dominante, rispetto al tratto M. Per non parlare delle implicazioni incoerenti che sorgono se si seguono fedelmente le teorie di Mendel.
Le conclusioni del professor Knight
A risolvere queste contraddizioni sono stati alcuni studiosi e appassionati della saga che si sono gettati a capofitto nell’analisi della genetica del mondo magico.
Il professor Julian Knight, che si occupa di genetica e genomica presso l’Università di Oxford, ha capitanato un gruppo di ricerca che nel 2007 ha pubblicato sul British Medical Journal uno studio intitolato Origins of magic: review of genetic and epigenetic effects. Ecco alcune delle conclusioni a cui Knight e i suoi collaboratori sono giunti:
- nell’ambito della manifestazione dei poteri magici esiste una “scala” in virtù della quale alcune persone sono più dotate di altre; tali variazioni «sono il risultato del contributo di più geni la cui espressione è influenzata dall’ambiente»;
- da Maghi e Streghe nascono perlopiù figli che presentano abilità magiche, più raramente Maginò e mai Babbani;
- da due Babbani possono nascere sia Babbani sia Maghi e Streghe, ma mai Maghinò, mentre da un Mago e un Babbano nascono sempre Maghi e Streghe (nei matrimoni misti, inoltre, il sesso del genitore dotato di facoltà magiche non influenza la trasmissione del tratto relativo alla magia).
Mendel non c’entra
Nel 2012, Andrea Klenotiz, uno studente di Biologia dell’Università del Delaware, ha tentato di spiegare in maniera più puntuale la questione dell’ereditarietà dei poteri magici nel mondo di Harry Potter. Dalle pagine del suo studio, inviato alla Rowling, si legge:
L’abilità magica potrebbe essere spiegata da un singolo gene autosomico dominante se è causata da un’espansione delle ripetizioni dei trinucleotidi con rapporti di eredità non mendeliani.
Insomma, le leggi di Mendel aiutano a comprendere il problema dell’ereditarietà dei poteri magici fino a un certo punto: le variabili che entrano in gioco sono numerose e rendono la questione assai più complessa di quel che sembra. Klenotiz parla di “distorsione del rapporto di trasmissione”, e gli esempi e le prove che adduce appaiono altamente convincenti.
Al di là di questo, comunque, è sempre interessante notare come la saga di Harry Potter abbia costituito un fenomeno di ampia portata, giungendo addirittura nelle aule universitarie e sulle cattedre di grandi studiosi. E siamo sicuri che sarà così ancora per molto: forse è questo il vero tratto «dominante e resistente».
Vi aspettiamo nei commenti!