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La banalità del male di Harry Potter

21 Agosto 2020 eric-bard 4 min read

La banalità del male di Harry Potter

21 Agosto 2020 Mikasa 4 min read

Nel 1963 Hannah Arendt pubblica il suo saggio “La Banalità del Male”, un racconto che segue le vicende del processo che vide protagonista il generale nazista Adolf Eichmann, ritenuto responsabile di crimini contro l’umanità durante la Seconda Guerra Mondiale. La Arendt non cerca però di banalizzare il male, come può erroneamente sembrare, ma vuole spiegare come basti poco e non necessariamente un’indole malvagia per fare del male.

Il male non è qualcosa di radicato nella persona, non è una sua peculiarità, quanto piuttosto un’alienazione dalla realtà, un’inconsapevolezza delle proprie azioni, come essere messi al servizio di un meccanismo più grande di noi di cui non conosciamo l’origine.

Adolf Eichmann viene identificato da Hannah Arendt come un uomo privo di iniziativa e dal poco spessore morale. Non è un uomo cattivo, è piuttosto un uomo mediocre e facilmente influenzabile, che vive di idee altrui e che proprio per questo ricade spesso in errori di incoerenza; ma soprattutto, Adolf Eichmann era un uomo perfettamente normale, non aveva niente di inumano e proprio per questo è facile (e spaventoso) identificarsi in lui. Per essere Eichmann sarebbe bastato essere poco intelligenti e talmente calati nel proprio lavoro da avere dei paraocchi per non rendersi conto del complesso.

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Anche in Harry Potter vediamo una rappresentazione plateale di male: un essere disumano che seguendo l’idea di un bene (o meglio, un male) superiore incute terrore nel mondo magico sterminando chiunque decida di non sottomettersi alle sue regole, seguito dai suoi fedeli Mangiamorte.

Ed è proprio sui Mangiamorte che è giusto porre un accento. Tra i più famosi ricorderemo sicuramente Bellatrix Lestrange, la perfida cugina di Sirius Black e profondamente devota a Lord Voldemort e Antonin Dolhov, resosi responsabile di molti crimini tra cui l’omicidio di diversi babbani e di Remus Lupin durante la battaglia di Hogwarts.

Ma ci sono due membri dei Mangiamorte su cui è giusto focalizzarsi e che si distinguono da quelli precedentemente citati e stiamo parlando di due membri della famiglia Malfoy: Lucius e Draco.

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Lucius Malfoy ci viene da subito presentato come un sostenitore accanito dei purosangue, insegnamento che tramanderà a suo figlio Draco; non è difficile infatti ricordare qualche episodio in cui abbia rivolto insulti ai “nati-babbani” (come Hermione Granger) o nei confronti dei babbani stessi.
Eppure, ciò che spicca della personalità di Lucius è il suo tutelarsi in qualunque circostanza pur risultando profondamente incoerente nei confronti delle sue azioni.

Dopo la caduta di Voldemort, Lucius affermò di essere sotto l’effetto della Maledizione Imperius e proprio per questo motivo riuscì a sfuggire ad Azkaban, sorte che tuttavia non riuscì a evitare dopo la battaglia nell’Ufficio Misteri, dopo essersi riunito a Voldemort e affermando che avrebbe fatto di tutto per lui.

Sarà però suo figlio Draco a pagarne le conseguenze: costretto a diventare un Mangiamorte seguendo le orme dei suoi genitori, in mancanza di suo padre avrà il compito di uccidere Albus Silente attraverso fallimentari tentativi, fino al loro ultimo scontro sulla Torre di Astronomia, dove il Preside di Hogwarts gli ricorderà che non è un assassino, bensì una vittima, mettendo a nudo l’anima di Draco.

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«Le mie alternative!» gridò Malfoy. «Sono qui con una bacchetta…sto per ucciderla…»
«Mio caro ragazzo, smettiamo di prenderci in giro. Se fossi in grado di uccidermi, l’avresti fatto subito dopo avermi Disarmato, non ti saresti fermato a fare questa piacevole chiacchierata».
«Io non ho alternative!» esclamò Malfoy, all’improvviso bianco come Silente. «Devo farlo! Lui mi ucciderà! Ucciderà tutta la mia famiglia!»
«Mi rendo conto della gravità della tua posizione» convenne Silente. «Perché credi che non ti abbia affrontato prima d’ora se no? Perché sapevo che saresti stato ucciso se Lord Voldemort avesse compreso che sospettavo di te».

[…]
«Passa dalla parte giusta, Draco. Possiamo nasconderti meglio di quanto tu possa immaginare. E, cosa più importante, manderò dei membri dell’Ordine da tua madre stanotte, per nascondere anche lei. Tuo padre per ora è al sicuro ad Azkaban…Quando verrà il momento potremo proteggere anche lui… Passa dalla parte giusta, Draco…tu non sei un assassino…»

– Harry Potter e il Principe Mezzosangue

Draco Malfoy è stato costretto, sin dalla tenera età, a sottostare a delle leggi già scritte, dettate dal malvagio Lord Voldemort di cui la sua famiglia era succube. Era, infondo, un ragazzo normale a cui piaceva passare del tempo con i suoi amici e giocare a Quidditch. Fuorviato dalle volontà della sua famiglia, però, Draco è stato messo sulla strada sbagliata, divenendo una sorta di bulletto già dal primo anno a Hogwarts, non riuscendo però a compiere del male a sua volta (o almeno, non esageratamente).

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Era un ragazzo spaventato, come può esserlo un qualunque adolescente pressato da una responsabilità come quella di cui era stato investito Draco; una persona che nella sua ingenuità e normalità è stata prelevata e posta in un meccanismo più grande di lui, una macchina di morte come quella dei Mangiamorte e di Voldemort.

Allo stesso modo, suo padre era un uomo perfettamente normale, privo di moralità e di particolare intelligenza, che cambiava rotta a seconda della situazione e che, alla fine, ha pagato le conseguenze della sua inettitudine.


Draco Malfoy non si è reso conto, fino allo scontro con Albus Silente, di star facendo effettivamente del male, di aver provocato la morte di alcuni suoi compagni o di averne feriti altri, era semplicemente compiaciuto del suo “star facendo un buon lavoro”, ma sapeva quale fosse il suo lavoro?

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