Draco dormiens numquam titillandus. A partire dal motto della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, è impossibile non notare il modo in cui la lingua latina sia influente all’interno della saga di Harry Potter.
Gli incantesimi, alcuni nomi, le pozioni, perfino termini di uso quotidiano nel mondo magico: la Rowling ha fatto ampio uso del latino in tutti e sette i libri. E l’influenza che perfino tale scelta linguistica esercita sui fan della saga è incredibile: dove i docenti hanno fallito e gli studi classici si sono rivelati inutili, è subentrato Harry Potter.
Effetto Harry Potter
I numeri parlano: da un’inchiesta pubblicata sul New York Times, scopriamo che nel 1998 solamente 101.000 studenti statunitensi si approcciavano all’idioma oggi in disuso, mentre negli ultimi due anni i discipuli sono stati ben 134.000, con un incremento netto di 34.000 unità. Basti immaginare nel resto del mondo.
La scelta della Rowling
La domanda sorge spontanea: come mai un’autrice anglofona, in una saga in lingua inglese, ha inserito la lingua di Orazio e Cicerone? La risposta è da ricercarsi nella carriera formativa della Rowling: Joanne ha frequentato il liceo al Wyedean Comprehensive e ha studiato francese, latino e greco antico all’Università di Exeter, trascorrendo anche un anno di studio a Parigi.
L’autrice è dunque stata in stretto contatto con lingue neolatine (ricordiamo che ha anche insegnato in Portogallo), nonché con il latino vero e proprio. La scelta di utilizzare il latino, però, è prettamente stilistica: esso dona un tono antico e arcano agli incantesimi, ad esempio. Il latino era inoltre, nel Medioevo, la lingua parlata dai maghi, cioè gli alchimisti, e anche le antiche incisioni e i trattati erano scritti in tale idioma.
Traduzioni in latino e greco antico
I primi due volumi della saga sono perfino stati completamente tradotti in latino: si sono così visti nascere Harrius Potter et philosophi lapis (2003) e Harrius Potter et camera secretorum (2006), traduzioni firmate da Peter Needham. È uscita addirittura un’edizione in greco antico: Areios Potér kai é tu filosòfu lithos (2004), opera di Andrew Wilson, ex-docente di lettere classiche di Bedford. Tutti i volumi sono editi dalla Bloomsbury, casa editrice inglese della saga della Rowling. Il successo è stato tale che la traduzione latina del primo volume è attualmente usata come testo di ausilio scolastico per i più giovani.
Insomma, Harry Potter si rivela efficace anche tra le mura scolastiche: chissà se tra qualche anno lupus lupi sarà completamente sostituito da Harrius Harri?