Umberto Eco, studioso di fama mondiale e narratore impareggiabile, ha più volte espresso, in diverse occasioni, le proprie considerazioni critiche in merito alla saga della Rowling. Scopriamole insieme.
L’eco di Eco
Narratore, studioso, saggista e pubblicista, Umberto Eco è stato indubbiamente un personaggio di spicco della cultura italiana degli ultimi cinquant’anni. I suoi contributi allo studio della storia e della filosofia medievali, agli sviluppi della semiotica e all’analisi del problema delle comunicazioni di massa hanno fatto di lui un punto di riferimento in ambito accademico. E non solo: il suo talento da narratore (che si esprime in romanzi divenuti classici a tutti gli effetti, come Il nome della rosa) l’ha reso uno degli scrittori italiani più apprezzati in patria e all’estero.
Insomma, Umberto Eco era uno che di letteratura ne capiva eccome. A rivelarcelo sono anche le sue numerose riflessioni sui problemi dell’arte, della scrittura e dell’attività del lettore, oltre che i suoi saggi di narratologia e teoria letteraria. Ecco perché è di certo interessante conoscere le considerazioni critiche che Eco ha espresso in più occasioni in merito alla saga di Harry Potter…
L’ammirazione nei confronti della Rowling
Umberto Eco ha più volte elogiato l’abilità di scrittrice della Rowling, di cui ammirava la grande capacità di amalgamare motivi letterari e archetipi narrativi tipici delle storie di successo.
L’autrice, Joanne K. Rowling (che ormai sta vendendo milioni di copie), gioca senza parere su archetipi come Oliver Twist, il Remy di Senza famiglia, Pel di Carota e Cenerentola: c’è una povera creatura a cui ne fanno al di là del sopportabile, e finalmente si scopre rampollo di razza e piccolo principe della magia. Dopo, il collegio di Hogwarts […] assomiglia a tanti altri college inglesi, a quello irlandese dello Stephen Dedalus di Joyce, alla banda dei ragazzi della Via Paal […]. C’è anche qualcosa di Mary Poppins e di Peter Pan, e la scuola sembra uno di quei castelli misteriosi di cui leggevamo nella Biblioteca dei Ragazzi […].
Umberto Eco, Chi ha paura di Harry Potter? I rischi dei bambini e quelli degli adulti, in L’Espresso (4 maggio 2000)
In questo senso, secondo Eco, Harry Potter può essere considerata la sintesi di tutti quei modelli letterari che, in ogni tempo, hanno affascinato bambini e ragazzi. Ma c’è di più. La saga supera i tratti caratteristici di una letteratura definibile “per l’infanzia”, e allo stesso modo travalica i canoni del fantasy e del fantastico, per imporsi come una rappresentazione di un mondo reale a tutti gli effetti; di fianco al mondo magico c’è la realtà (o meglio, il mondo magico è esso stesso inglobato dalla realtà), e raccontare la realtà significa esprimere inevitabilmente giudizi di stampo etico, sociale, comportamentale, politico indissolubilmente legati al mondo in cui viviamo, ai suoi sistemi di valori, alle sue condizioni storiche. Il mondo di Harry Potter diviene così un microcosmo in cui i lettori possono identificarsi totalmente.
Ecco spiegato, allora, il motivo del successo della saga anche tra i meno giovani: quelli della Rowling sono romanzi che parlano di noi, delle nostre paure e delle nostre vittorie, dei limiti della vita quotidiana e del modo in cui tentiamo di superarli.
Contro i “censori” di Harry Potter
In questo suo elogio dell’opera della Rowling, Eco si è sempre schierato contro coloro che ritengono Harry Potter una saga diseducativa a causa della dose di magia e incantesimi di cui è narrativamente impregnata. Parlando di scuole che “censuravano” i libri di Harry Potter, Eco ha definito simili atteggiamenti spie di un fondamentalismo infondato e dannoso. In diverse occasioni si è espresso, a tal proposito, anche con toni decisamente ironici:
Forse i censori di Harry Potter temono che leggendo storie di magia i bambini, una volta adulti, credano alla pietra filosofale e alle forze occulte? Ma da quando mondo è mondo i bambini si appassionano sulla strega di Biancaneve e sul lupo di Cappuccetto Rosso, ma non per questo da grandi vanno a cercare lupi o nani nel bosco, così come per un certo periodo tutti abbiamo creduto che i bambini nascessero nei cavoli, ma questo non ci ha poi impedito, da grandi, di procreare come natura ottimamente consiglia.
Umberto Eco, Chi ha paura di Harry Potter? I rischi dei bambini e quelli degli adulti, in L’Espresso (4 maggio 2000)
Il problema, secondo Eco, è di natura educativa: è bene che genitori e insegnanti assumano l’importante funzione di «ricordare ai bambini, ogni tanto, che le fiabe sono fiabe».
Perché è questo, in definitiva, quello che Harry Potter è: una fiaba. Una fiaba moderna, una fiaba coinvolgente, una fiaba che abbraccia altre fiabe, e al contempo una fiaba senza precedenti.
Parola di Eco.
Vi aspettiamo nei commenti!