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I Misteri dell’Ufficio Misteri

1 Giugno 2022 greg-past 6 min read

I Misteri dell’Ufficio Misteri

1 Giugno 2022 Ignotus 6 min read

Scenario di una delle battaglie più avvincenti della saga, quella che vede i componenti dell’Ordine della fenice contro i Mangiamorte intenzionati a recuperare la profezia, l’ufficio misteri custodisce alcune stanze davvero “misteriose”.

Purtroppo nella trasposizione cinematografica del quinto capitolo il set del ministero si compone solo della hall principale e della stanza con l’arco vuoto. La stessa dove il caro Sirius passa “oltre” questa vita.

In verità, l’Ufficio Misteri si trova al nono livello del Ministero della Magia ed è formato da numerose stanze. Harry, Ron, Hermione, Luna, Ginny e Neville attraversano i vari ambienti dove lavorano gli Indicibili (nome con il quale si identificano gli impiegati del dipartimento) mentre si difendono dai seguaci di Voldemort, che si recano lì proprio per recuperare la profezia. Qui potete trovare sette domande senza risposta riguardo all’Ufficio Misteri, di cui ora, invece, analizziamo proprio… i misteri!

L’ingresso al dipartimento

Le stanze contengono degli oggetti davvero strani, uno dei quali è appunto l’arco vuoto. Ma cosa rappresentano queste stanze e il loro contenuto? Appena varcata la nera porta liscia che conduce al dipartimento riservato, Harry e compagnia si ritrovano in una grande stanza circolare con una dozzina di porte uguali tra loro. Chiuso l’uscio, la stanza inizia a vorticare confondendo le porte. Questo contrattempo porta il gruppo a dover provare ad aprirne alcune per poter trovare quella a cui sono interessati.

Prima dell’arrivo dei Mangiamorte, i ragazzi percorrono le stanze incuriositi, osservandone alcuni dettagli. Quando i seguaci di Colui-che-non-deve-essere-nominato irrompono nel ministero all’inseguimento di Harry, i ragazzi sono costretti a separarsi e a ripercorrere le stanze che poco prima avevano attraversato.


La stanza del pensiero

Come se non bastasse avere alle calcagna una banda di spietati Mangiamorte che cercano di ucciderti o consegnarti al Signore Oscuro, i nostri eroi ad un certo punto si ritrovano in una curiosa stanza in cui troneggia una grossa vasca contenente un liquido verde e dei cervelli tentacolati che tentano di aggredire Ron.

Tali cervelli rappresentano uno dei misteri che vengono studiati al ministero: la mente umana ed il pensiero. Questo, come i prossimi che vedremo, rappresentano quei confini che neanche la magia più potente può varcare. La Rowling si serve della metafora più immediata per rappresentare il fenomeno del pensiero umano: animare l’organo dove risiede e renderlo affascinante, pericoloso e potente, con i tentacoli che possono avvinghiarsi ad ogni cosa.

La stanza del pensiero de l'ufficio misteri, si può notare
 la vasca contenente i cervelli tentacolati.
fanart di The Qwerty Prophecy

La stanza del tempo

Un altro mistero che incontriamo nelle pagine del libro è forse quello più inesplicabile e incomprensibile. Viene brillantemente descritto dall’autrice in una meravigliosa allegoria. La stanza del tempo contiene una campana di cristallo con all’interno un uovo che, in un infinito circolo, si schiude dando alla luce un colibrì. A sua volta, dopo un breve volo, il colibrì rimpicciolisce sino a ritornare un piccolo uovo. Avete capito di quale mistero si tratta? È il tempo, e più in generale, il divenire.

La suddetta stanza è infatti disseminata di sveglie ed orologi che ticchettano e trillano. Si pensa inoltre che in una delle stanze adiacenti ci fosse la riserva magica che alimenta i giratempo. A conferma del funzionamento della campana, J. K. fa in modo che durante uno scontro, la testa di un malcapitato Mangiamorte ci capiti in mezzo e che inizi a ringiovanire fino a diventare la testa di un bebè.


La stanza della morte

Infine, l’ultimo mistero che ci appare nel libro, e in questo caso anche nel film, è il tragico arco vuoto oltre il quale viene spinto Sirius. Esatto, il nostro Felpato non viene colpito dall’anatema che uccide ma da un “fiotto di luce rossa”, probabilmente uno schiantesimo che lo scaraventa oltre l’arcata antica.

Per quanto intuitivo, questo è il mistero più fitto, e non solo del libro, ma dell’intera storia umana: si tratta infatti della morte, del passaggio “oltre” questa vita. La soglia che porta dall’altra parte si staglia al centro di quella fatidica stanza dalla forma di antico teatro greco-romano. L’arco è attraversato da un velo nero che sembra perennemente solleticato da un leggero vento. Sarà proprio quel velo che sembrerà scivolare sul volto di Sirius appena oltrepassata la soglia, come a separare il corpo dall’anima che per anni ha difeso con tutte le sue forze nella buia cella di Azkaban.

La poesia dietro la descrizione di quell’attimo è struggente. In fin dei conti, quel passaggio è obbligatorio per tutti, maghi e babbani, e nessuno dei due potrà mai evitarlo proprio come ci insegna la storia dei tre fratelli. Delizioso il particolare dei sussurri che Harry e Luna riescono a sentire nelle vicinanze della struttura in pietra, il motivo potrebbe essere lo stesso che permette loro di vedere i Thestral: essi hanno visto la morte già una volta.

L'arco vuoto oltre il quale trapassa Sirius Black durante la battaglia nell'ufficio misteri

La sala delle profezie

Insomma, l’ufficio misteri si potrebbe definire un laboratorio magico dove si studiano i grandi enigmi esistenziali. Non dimentichiamo che vi è anche la sala delle profezie. Luogo in cui viene conservato il destino di ogni soggetto per cui è stata compiuta, anche se nelle profezie non è mai esplicitato il nome del diretto interessato.

Infatti quella della Cooman avrebbe potuto riferirsi sia ad Harry che a Neville. Fu Lord Voldemort a designare Harry come suo eguale. Nella targhetta identificativa della profezia si legge infatti “Signore Oscuro-? Harry Potter” a dimostrazione che il nome di Harry sia stato aggiunto in seguito alla scelta del Signore Oscuro. In questo nostro articolo vi raccontiamo come funziona una profezia che si autodetermina, proprio come quella di Harry e Lord Voldemort.


La stanza dell’amore

Sebbene venga appena accennata nel libro, all’interno dell’ufficio misteri vi è un’altra stanza che Harry ed i suoi compagni non riescono ad aprire in alcun modo. È Silente a fornirci un indizio su cosa si nasconde oltre quella blindata soglia: è l’amore. Il mistero più potente, la magia più antica, il sentimento che pervade il mondo e di cui nessuno riesce a dare una definizione. Il motivo della follia degli uomini, del loro gioire e soffrire è stato precluso da J.K. ai lettori.

Come darle torto? Si tratterebbe di una cosa talmente vasta e complessa che qualunque metafora o similitudine non riuscirebbe a racchiudere cosa è questo meraviglioso sentimento, neppure una scrittrice abile come lei potrebbe compiere questo miracolo. Tuttavia è forse meglio così. Lasciare che l’amore resti sconosciuto, misterioso ed affascinante e che continui ad essere l’ignota forza che “move il sole e l’altre stelle“.


La stanza dell’universo

A proposito di stelle, nel libro veniamo a conoscenza dalle parole di Luna, di un’altra stanza contenente pianeti e stelle. Il significato di questa potrebbe essere lo spazio in cui i precedenti misteri agiscono, più in generale lo spazio i cui si svolge l’esistenza del tutto e quindi l’Universo. Il nostro Universo che, nonostante gli sforzi, continua a dimostrarsi un mistero impossibile da risolvere.

Immagine di una nebulosa, realizzata dalla NASA

Tante stanze, un solo viaggio

Alla luce di ciò sembra quasi tutto collegato da un sottile filo rosso: il pensiero, il tempo, il destino, l’amore, la morte e tutto l’universo in cui tutto ciò accade. La Rowling scrivendo gli ultimi capitoli de “L’ordine della Fenice” non lascia fare ai protagonisti una mera esperienza violenta e di sopravvivenza ma, un vero viaggio attraverso i parametri che scandiscono la vita di tutti noi.


Le nostre scelte ci accompagnano in questo meraviglioso percorso e ci rendono ciò che siamo (proprio come dice Silente) ma se non avessimo il nostro incanto Flagramus e cioè la nostra memoria e consapevolezza del vissuto, ogni volta che compiessimo una scelta ci ritroveremmo sempre al punto di partenza senza aver appreso nulla. Così, senza saperlo, avremmo potuto aver varcato l’arco senza averne memoria.

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