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Harry Potter e la Divina Commedia: J.K. Rowling e Dante a confronto

11 Maggio 2017 eric-bard 6 min read

Harry Potter e la Divina Commedia: J.K. Rowling e Dante a confronto

11 Maggio 2017 Mikasa 6 min read

“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via per Hogwarts era smarrita”… era così giusto? Forse no, ma questi pochi versi suoneranno di certo familiari alle nostre orecchie. La Divina Commedia è a oggi considerato uno dei caposaldi della letteratura italiana, e il suo autore, Dante Alighieri, un vero e proprio punto cardine. Ma perché parlarne? Forse ci saranno delle somiglianze tra il poema dell’autore fiorentino e la magica saga di Harry Potter? Vediamolo insieme.

Prima che vi spaventiate: il nostro intento non sarà quello di ricercare parallelismi tra gli autori o tra le realtà storiche in cui sono stati concepiti Harry Potter e la Divina Commedia (anche perché circa sette secoli di distanza sono un lasso di tempo abbastanza lungo!), men che meno tra gli stili di scrittura.

Ciò che cercheremo di illustrare saranno alcuni piccoli e a tratti sfuggenti parallelismi che legano le due opere; perché sì, non si può non definire Harry Potter una vera e propria opera.

L’impatto nella letteratura

Partiamo proprio da questo punto: nonostante l’abituale collocazione nel reparto “bambini” delle librerie e un’erronea definizione di “letteratura per l’infanzia”, Harry Potter è senza ombra di dubbio divenuto nel tempo un vero e proprio caposaldo della letteratura fantasy.

Partita come narrativa per i più piccoli, con il tempo la saga si è evoluta sempre di più, crescendo e maturando assieme ai suoi lettori, ponendo J.K. Rowling come un’innovatrice del genere fantasy, che ha saputo donargli una direzione tutta nuova.

Al suo tempo, anche Dante Alighieri operò una rivoluzione del genere. La Divina Commedia ebbe da subito un successo straordinario, contribuendo non solo al consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana, ma anche e soprattutto dando al lettore la possibilità di compiere un vero e proprio viaggio immaginario attraverso i tre regni ultraterreni: Inferno, Purgatorio e Paradiso.


Il viaggio dantesco: dalla selva oscura al Paradiso

La prima tra tutte le possibili affinità tra il capolavoro letterario del 1300 e l’opera fantasy firmata J.K. Rowling è sicuramente quella del viaggio ultraterreno. Così come Dante, anche Harry e i nostri beniamini compiono un percorso che va ben oltre la realtà terrena: dalla macabra “selva” sino alla discesa nell’Inferno.

La selva oscura

«Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.»

Divina Commedia, Inferno, Canto I

Dante, in questi pochi versi, ci racconta tutto il necessario per inquadrare la storia: il viaggio parte da una selva oscura, che l’autore e protagonista ricorda con orrore, paragonandola quasi all’esperienza della morte, che è appena peggiore. La selva è luogo di pentimento, perdizione e smarrimento, ma necessaria per raccontare il dopo, il momento di estasi e l’arrivo al Paradiso; perché si sa, come in ogni commedia, è necessario un inizio tortuoso per arrivare al lieto fine.

Proprio come la selva oscura, la foresta proibita accanto alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è teatro di momenti angoscianti per Harry e i nostri beniamini. Lì è dove gli studenti vengono mandati in punizione quando il sole è già tramontato da tempo; lì è dove albergano esseri spaventosi, proprio come le tre fiere incontrate da Dante; lì è dove tutti noi non ci siamo mai sentiti al sicuro.

E a proposito di fiere… non vi viene in mente proprio nessuno?

Il viaggio negli inferi

Traghettato da Caronte, un anziano con la barba lunga e bianca e gli occhi di fuoco, il poeta giunge negli Inferi, nonostante l’opposizione del traghettatore di anime: Dante, essendo ancora vivo, non può passare. Il demone viene tuttavia zittito da Virgilio, mentore e fedele accompagnatore di Dante, il quale afferma che il viaggio del poeta è voluto da Dio e che lui non ha nessun potere di opposizione.

divina commedia

Analogamente, Harry Potter e Albus Silente compiono un viaggio alla ricerca del Medaglione di Serpeverde. Qui, in una cupa e buia caverna, vengono assaliti dagli Inferi: creature demoniache che urlano e producono terribili suoni, proprio come le anime dannate in cui s’imbatte Dante prima di essere traghettato da Caronte: gli ignavi.

Essi non sono altro che coloro che in vita non si schierarono né dalla parte del bene né da quella del male e che adesso non sono degni neppure di una collocazione nell’Inferno. Difatti, le anime si aggirano nude nell’Antinferno, poiché indegne sia delle pene dell’Inferno che della beatitudine del Paradiso.

E alla fine, il Paradiso… o forse no?

Alla fine del suo viaggio, libero da tutti i peccati, Dante può finalmente accedere al regno dei cieli, accompagnato dall’amata Beatrice.
Harry, giunto faccia a faccia con la morte, la accetta di buon grado, salutandola come una vecchia amica.

divina commedia

Al suo risveglio, il giovane è in un ambiente bianco, candido e spoglio, accolto da Silente, il suo mentore, una sorta di Virgilio. Ma dove ci troviamo? Secondo Harry, quella è senza dubbio la stazione di King’s Cross… solo, più pulita.

Che fosse una rappresentazione del Paradiso? Tutto sembra essere, in realtà, molto più ambiguo: una dimensione dove convivono il bene e il male, da cui Harry può fuggire se lo desidera, una sorta di dimensione ai confini della morte.


“E caddi come corpo morto, cade”

Non è raro che Dante utilizzi come escamotage quello dello svenimento per coprire lassi temporali o evitare spiegazioni complesse. Tuttavia, questa particolare e ricorrente abitudine del poeta viene spesso provocata da un contatto diretto con il male. Dante sviene durante l’attraversamento dell’Acheronte, ma anche e soprattutto dopo aver ascoltato le parole della dannata Francesca da Rimini.

divina commedia

Ciò che scuote l’animo del poeta è la pietà, che culmina nel dolore e nello svenimento.

Allo stesso modo, non sono rari gli svenimenti da parte di Harry (in situazioni relativamente simili). Basti pensare al contatto con i Dissennatori.


I numeri ricorrenti

Che dire, poi, della numerologia? L’attenzione di Dante Alighieri a tale branca dell’esoterismo è evidente nella Divina Commedia. Essa si compone di 3 cantiche, ognuna composta da 33 canti. Tutti i canti sono scritti in terzine incatenate di versi endecasillabi: in tal modo, ogni strofa risulta costituita da 33 sillabe. Il riferimento, oltre che agli anni di Cristo, è alla Trinità.

Inoltre, sommando i 99 canti totali e il proemio iniziale, si ottiene 100, quadrato di 10: il 10 è simbolo della realtà rappresentata, mentre il quadrato rappresenta il cambiamento e l’invenzione.

Il numero 1 è l’origine di tutte le cose, rappresenta la perfezione divina, l’assoluto.
Il numero 7 è il numero della perfezione umana. 7 sono i giorni della creazione descritti nella Genesi, 7 sono i giorni della settimana, ma 7 sono anche i peccati capitali.

Ricordate chi altro ha usato spesso il numero 7? Proprio lei, J.K. Rowling. 7 Weasley, 7 libri, 7 anni scolastici, insomma di tutto e di più! Se volte approfondire l’argomento, qui trovate un articolo dedicato.


“L’amor che move il sole e l’altre stelle”

Infine, l’epilogo di tutto: “L’amor che move il sole e l’altre stelle”. Dante spiega in poche parole il significato dell’intera opera: l’amore è il motore dell’universo; lui, attraversando i tre regni ultraterreni, alla fine è riuscito a ricongiungersi con la sua amata Beatrice. Harry, una volta giunto faccia a faccia con la morte, rivede le persone a lui care. Nei ricordi di Piton, scopre ciò che ha sempre mosso l’uomo: l’amore per Lily.

divina commedia

“Tu sei il debole, e non conoscerai mai l’amore o l’amicizia, e mi dispiace per te”

– Harry Potter e l’Ordine della Fenice

A nulla occorre il potere quando manca l’amore, la più potente delle magie. Questo è stato il grande insegnamento di J.K. Rowling; il più semplice, il più puro, quello che non è mai andato via e che ci è rimasto dentro, nella pelle.


Seppur distanziati da secoli e secoli, Harry Potter e la Divina Commedia hanno in comune più di quanto si possa pensare. Dante Alighieri ha scritto un caposaldo della letteratura, un vero e proprio punto di riferimento, anche per gli autori più moderni, e sicuramente J.K. Rowling ha saggiamente colto ciò che il grande poeta ci ha insegnato secoli or sono.

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