Le pareti di Hogwarts sono adornate da centinaia di migliaia di ritratti, rappresentati figure di spicco del mondo magico, professori, presidi e quant’altro. Aggirandosi per scale e corridoi gli studenti hanno la possibilità di ammirare e talvolta conoscere effettivamente maghi e streghe non più in vita; un privilegio non da poco. Ma come funzionano effettivamente i quadri di Hogwarts?
Tutti i ritratti hanno una propria personalità, conservata per sempre all’interno di una cornice. Studenti e professori hanno così la possibilità di interagire con maghi e streghe ormai scomparsi, conversando effettivamente con loro.
Nel mondo magico, ogni immagine è viva a modo suo: Harry che cerca di scappare da Gilderoy Allock sulla copertina della Gazzetta del Profeta, Bellatrix Lestrange che urla ad Azkaban, Albus Silente che – dopo la sua morte – continua a fornire saggi consigli attraverso il suo ritratto.
Ma quanto sono veritieri questi ritratti rispetto a come erano le persone nella vita reale? Come è possibile che possano ancora dialogare con i viventi attraverso delle pennellate? Scopriamo di più.
Le immagini sono animate da incantesimi e pozioni
Innanzitutto bisogna rispondere alla domanda “Come fa un’immagine ad animarsi?”.
Che sia una foto, un dipinto o qualsiasi altra immagine, maghi e streghe sono in grado di incantare le immagini per donarvi vita. Persino Colin Canon, con la sua fotocamera babbana, è in grado di migliorare magicamente molte delle sue foto, purché le sviluppi nella “pozione giusta”.
Si può quasi dire che scattare una foto sia come girare un video. Quella che nel mondo babbano chiameremmo gif, insomma.
Va da sé che il ruolo dell’autore, o dell’artista in questo caso, ricopre un ruolo di grande importanza, non solo per la maestria nella realizzazione del dipinto, ma soprattutto per la magia che è in grado di incanalare al suo interno. Una volta finito il ritratto, difatti, l’artista plasma la tela con incantesimi che rendono possibile il suo movimento.
Più il mago/strega è importante, più dettagliato sarà il ritratto
Solitamente, maghi e streghe molto noti si siedono per farsi fare un ritratto, in modo che la loro eredità possa essere conservata. Va da sé che quindi alcuni ritratti siano più strutturati di altri. Prendiamo come esempio quello di Sir Cadogan, che sfiderà a duello chiunque abbia il coraggio di affrontarlo, fedele ai suoi giorni da cavaliere, oppure quello di Albus Silente, che emulerà perfettamente l’intelligenza e la saggezza del preside.
Secondo J.K. Rowling, più il mago/strega era potente in vita e più il suo ritratto sarà “reale”. Inoltre, il tempo trascorso da parte della persona in vita con il proprio ritratto fa in modo che la sua aura sia custodita al suo interno. Proprio per questo il ritratto di Silente è così realistico, mentre la sua figurina delle Cioccorane non dura più di qualche istante.
Il ritratto di Silente è stato effettivamente “istruito” dal preside prima della sua dipartita. Egli andava regolarmente a far visita al dipinto, insegnandogli come interagire e, in alcuni casi più rari, cosa dire in determinate situazioni.
In “Harry Potter – La Maledizione dell’Erede” il ritratto di Silente è in grado di emozionarci, quasi facendoci dimenticare di star parlando con un ritratto, quando parla con Harry. Come dice Silente stesso, lui è solo “pittura e memoria”, nonostante ciò è in grado di avere una vera e propria discussione tanto franca quanto profonda con il nostro protagonista. Effettivamente, è difficile pensare alla stessa conversazione con la Signora Grassa.
Qual è la differenza tra un quadro e un fantasma?
Viene spontaneo a questo punto chiedersi quali differenze sorgano tra un dipinto e un fantasma. Un dipinto non custodisce la personalità del/lla mago/strega quando era in vita? Sì, ma le differenze con gli spiriti sono evidenti.
Mentre un ritratto è una copia perfetta del loro “modello” in vita, un fantasma è più simile a un’impronta, che può ancora risentire di ciò che succede nel mondo dei vivi, basti pensare che Nick-Quasi-Senza-Testa viene pietrificato dal Basilisco, ma come Harry osserva astutamente, non può essere ucciso due volte.
I ritratti sono “perfetti” e replicano ciò che i loro modelli erano in vita e ciò che questi ultimi hanno deciso di impartirgli. I fantasmi invece, se vogliamo, sono più spontanei.
J.K. Rowling ha infatti affermato che se Harry avesse avuto un ritratto dei suoi genitori la cosa non gli avrebbe giovato molto, mentre se vi fossero stati i loro fantasmi sarebbe stato un contatto molto più significativo.
A differenza dei fantasmi, i quadri hanno ancora paura di “morire”
Beh, è molto strano da dire, ma mentre i fantasmi scelgono di vivere in uno stato intermedio dove non possono più morire, i ritratti vivono ancora nella paura di essere distrutti e “uccisi”. Basti pensare alla Signora Grassa, che in Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban è terrorizzata dopo che la sua tela è stata strappata. Questo fa pensare al fatto che se un dipinto non c’è più, anche ciò che è “incapsulato” dentro di loro sparisce.
Dopotutto, un Basilisco non è riuscito a uccidere Nick Quasi-senza-testa, ma non ci vuole molto a distruggere un dipinto, purtroppo.
Nessuno ha mai realizzato un ritratto di Voldemort?
Sembra che nessuno abbia mai realizzato un suo dipinto, ma non è difficile da credere. Dopotutto il più potente mago oscuro di tutti i tempi era troppo occupato a spezzettare la sua anima per perdersi in chiacchiere mentre posava per un dipinto. Forse però è stato meglio così, basti pensare ai danni che il ritratto di Walburga Black porta ancora nel mondo…
Nonostante siano passati tanti anni dalla fine di Harry Potter, scoprire queste nuove chicche sul suo conto è sempre piacevole e divertente. Insomma, fa ridere solo il pensiero di vedere un quadro di Voldemort appeso a Hogwarts che spaventa gli studenti del primo anno.