Categorie

Archivi

Meta

Chi sono i caduti della Battaglia di Hogwarts?

31 Gennaio 2021 davi-tarp 8 min read

Chi sono i caduti della Battaglia di Hogwarts?

31 Gennaio 2021 Sirius 8 min read

La Battaglia di Hogwarts è l’evento tragico e inevitabile che chiude la saga di Harry Potter. Tra i coraggiosi che si misero a difesa della Scuola di Magia e Stregoneria vi furono, sfortunatamente, diversi morti. In questo articolo, parliamo dei caduti di quella notte terribile.

Il 2 Maggio del 1998, un violento scontro tra l’armata di Lord Voldemort e i sostenitori (o difensori, potremmo dire) di Harry Potter si consumò a Hogwarts. In questa occasione, il castello venne quasi completamente distrutto, sotto una pioggia incessante di incantesimi e maledizioni di ogni tipo. Ma a essere distrutte, più che altro, furono le vite di molte persone, alcune giovanissime.

Remus Lupin e Ninfadora Tonks

Ninfadora e Remus si separarono poco prima che il loro bambino, Edward Ted Remus Lupin (detto “Teddy”), venisse alla luce. Ninfadora, infatti, partorì con accanto la madre Andromeda. Secondo Remus, rimanere con loro sarebbe stato un errore, perché le avrebbe messe in serio pericolo.

Venuta a sapere dell’imminente scontro e desiderosa di incontrare nuovamente suo marito, Ninfadora raccolse le forze e affidò Teddy alla madre, per poi dirigersi verso Hogwarts. Entrò nel castello grazie al passaggio segreto della Testa di Porco, per ritrovarsi nella Stanza delle Necessità a scontro già iniziato.

Vagando disperata in cerca di Remus, venne a sapere da Aberforth che egli stava combattendo contro Antonin Dolohov. Ninfadora non si perse d’animo e affrontò i Mangiamorte che la assalirono, cercando di difendere quanti più studenti possibile. Il fato volle che Tonks si incontrasse con sua zia Bellatrix Lestrange, con la quale duellò per la terza volta. Sfortunatamente, fu anche l’ultima, dal momento che Bellatrix non risparmiò la nipote.

Nel frattempo, Remus stava combattendo con tutte le sue forze. Dolohov, tuttavia, era un mago oscuro troppo scaltro e potente per lui. Lupin, pur avendo lottato fin proprio alla fine, dovette soccombere alle orribili maledizioni scagliate contro di lui. Non sappiamo se Ninfadora e Remus si siano rivisti prima di morire e questo contribuisce a renderli, forse, i caduti con la storia più tragica.

Harry vide i corpi distesi accanto a quello di Fred: Remus e Tonks, pallidi e immobili, sembravano tranquilli, addormentati sotto il buio soffitto incantato.
La Sala Grande parve volar via, rimpicciolire, restringersi. Harry indietreggiò oltre la soglia. Non riusciva a respirare. Non ce la faceva a guardare gli altri cadaveri, a scoprire chi altri era morto per lui.

Da Harry Potter e i Doni della Morte – Capitolo 33

Fred Weasley

La furbizia dei gemelli Weasley e la loro conoscenza quasi mnemonica di Hogwarts (grazie alla Mappa del Malandrino) tornò molto utile durante la Battaglia. Infatti, Kingsley Shacklebolt affidò a entrambi la difesa dei passaggi segreti del castello. Quando i Mangiamorte riuscirono a penetrare, Fred combatté a fianco del fratello Percy, riunitosi alla famiglia dopo una “separazione” dovuta alla sua presa di posizione a favore del Ministero.

Durante lo scontro, una fragorosa esplosione nelle vicinanze della Stanza delle Necessità uccise Fred sul colpo. Percy, George, Harry, Ron e Hermione si occuparono di spostare il suo corpo e quello degli altri caduti al sicuro. Pare che l’ultima cosa che Fred abbia sentito prima di morire sia stata una battuta divertente di Percy.

«Ah, Ministro!» urlò Percy, e scagliò una fattura contro O’Tusoe, che lasciò cadere la bacchetta e portò le mani al petto, in evidente difficoltà. «Le ho detto che do le dimissioni?»
«Hai fatto una battuta, Perce!» gridò Fred, quando il Mangiamorte con cui stava combattendo crollò colpito da tre diversi Schiantesimi. O’Tusoe era caduto a terra e minuscole spine gli spuntavano dappertutto; sembrava che si stesse trasformando in una specie di riccio di mare. Fred guardò il fratello con allegria.
«Hai davvero fatto una battuta, Perce… l’ultima che ti avevo sentito fare era…»

L’aria esplose.

Da Harry Potter e i Doni della Morte – Capitolo 31

Non sappiamo con esattezza chi causò l’esplosione, ma le nostre ipotesi ricadono sul Mangiamorte Augustus Rookwood. Pochi attimi dopo aver trascinato Fred “fuori dalla linea del fuoco”, infatti, pare che Percy lo abbia riconosciuto come artefice di essa. Per questo si mise a inseguirlo, urlando a squarciagola il suo cognome.

Harry spinse Hermione davanti a sé con Ron, poi si chinò e prese il corpo di Fred sotto le ascelle. Percy capì le sue intenzioni: si alzò dal cadavere del fratello e lo aiutò. Insieme, curvi per evitare le maledizioni che arrivavano dal parco, trascinarono Fred fuori dalla linea del fuoco.
«Qui» disse Harry, e lo deposero in una nicchia lasciata vuota da un’armatura. Non sopportava di guardare Fred un attimo più del necessario; dopo essersi assicurato che il corpo fosse ben nascosto si lanciò dietro a Ron e Hermione. Malfoy e Goyle erano spariti, ma in fondo al corridoio ricoperto di polvere e di pietre, con i vetri delle finestre polverizzati, vide molte figure correre avanti e indietro: difficile dire se fossero amici o nemici.
Voltato l’angolo, Percy lanciò un urlo belluino: «ROOKWOOD!» e si gettò dietro a un uomo alto che inseguiva due studenti.

Da Harry Potter e i Doni della Morte – Capitolo 32

Colin Canon e Lavanda Brown

Il sedicenne Colin Canon prese parte alla Battaglia di Hogwarts, per quanto Minerva McGranitt avesse invitato tutti gli studenti minorenni a nascondersi e cercare di fuggire dal castello. Il fatto che Colin abbia scelto di combattere dimostra non solo il suo enorme coraggio, ma anche la sua fedeltà all’Esercito di Silente.

Egli combatté valorosamente durante la prima metà della Battaglia e morì in circostanze non note. Il suo corpo fu portato nella Sala Grande da Oliver Baston e Neville Paciock. Quando Harry lo vide, gli mancò quasi il respiro: una persona innocente e dell’animo puro li aveva lasciati.

Poi Neville per poco non lo urtò. Era con un altro e trasportavano un cadavere. Harry abbassò lo sguardo e avvertì un’altra fitta allo stomaco: Colin Canon, anche se minorenne, doveva essere riuscito a sgattaiolare indietro come Malfoy, Tiger e Goyle. Era piccolissimo da morto.
«Sai cosa? Ce la faccio da solo, Neville» disse Oliver Baston. Si gettò Colin sulla spalla e lo portò nella Sala Grande.

Da Harry Potter e i Doni della Morte – Capitolo 34

Durante l’oppressione dei fratelli Carrow, prima che la Battaglia iniziasse, in molti presero parte al “secondo Esercito di Silente”: un gruppo di ribelli capitanato da Neville Paciock. Tra essi vi era Lavanda Brown, una ragazza Grifondoro che fino a non molto tempo prima stravedeva per Ron Weasley.

La sua morte fu davvero orribile: mentre combatteva, fu spinta giù da una balconata da Fenrir Greyback. Il lupo mannaro in questione non perse tempo e si avventò su di lei per finirla. Hermione riuscì a impedire che Greyback infierisse ulteriormente, schiantandolo via dal corpo di Lavanda. Sfortunatamente, ella morì poche ore dopo a causa delle gravi ferite.

Due corpi caddero dalla balconata e una macchia grigia che Harry prese per un animale attraversò l’ingresso a quattro zampe per affondare i denti in uno dei caduti.
«No!» strillò Hermione, e con un fragoroso colpo di bacchetta spedì Fenrir Greyback lontano dal corpo di Lavanda Brown, che si muoveva appena.

Da Harry Potter e i Doni della Morte – Capitolo 32

Severus Piton e Lord Voldemort

Crediamo che questi due personaggi non abbiano assolutamente bisogno di presentazioni. Potremmo dire, in tutta sicurezza, che la morte di entrambi sia stata causata dal tradimento. Una mossa inaspettata, che spiazza non solo i personaggi, ma anche i lettori/spettatori stessi.

Severus Piton non fu ucciso perché il suo doppiogiochismo venne a galla, ma perché “l’uomo” che aveva servito fedelmente gli si rivoltò contro, al fine esclusivo di raggiungere i proprio scopi. A differenza di Silente, Voldemort non considerava Piton un essere umano, ma solo una mera pedina sacrificabile. Vi invitiamo a leggere quest’altro articolo, in cui esaminiamo la saga dal punto di vista del Maestro delle Pozioni per eccellenza.

Appena il Signore Oscuro ebbe il sospetto che Piton potesse essere il nuovo legittimo possessore della Bacchetta di Sambuco (in quanto egli uccise Silente), non esitò a ordinare a Nagini di attaccarlo e ucciderlo. Una fine davvero triste per un personaggio del genere, ma che ha permesso a Harry di comprendere il suo tragico passato.

«La Bacchetta di Sambuco non può servirmi in modo adeguato, Severus, perché non sono io il suo vero padrone. La Bacchetta di Sambuco appartiene al mago che ha ucciso il suo ultimo proprietario. Tu hai ucciso Albus Silente. Finché tu vivi, Severus, la Bacchetta di Sambuco non può essere davvero mia».
«Mio Signore!» protestò Piton, alzando la bacchetta.
«Non può essere altrimenti» concluse Voldemort. «Devo dominare la Bacchetta, Severus. Se domino la Bacchetta, finalmente dominerò Potter»

Da Harry Potter e i Doni della Morte – Capitolo 32

Lord Voldemort, d’altro canto, fu tradito da molte altre persone oltre che da se stesso: il desidero di diventare immortale e lo smodato senso di superiorità lo resero incapace di intuire la Protezione che Harry aveva su di sé, oltre al fatto che egli stesso fosse a tutti gli effetti il vero Padrone della Morte (e, di conseguenza, legittimo possessore della Bacchetta di Sambuco). Alla fine della Battaglia di Hogwarts, a morire non fu solo Lord Voldemort, ma ciò che rimaneva di Tom Riddle: un essere umano accecato dalla brama di potere e dalla volontà di divenire una sorta di “dittatore” del Mondo Magico.

Tom Riddle crollò sul pavimento con banale solennità, il corpo fiacco e rattrappito, le mani bianche vuote, il volto da serpente inespressivo e ignaro. Voldemort era morto, ucciso dal rimbalzo della sua stessa maledizione, e Harry fissava, con due bacchette in mano, il guscio vuoto del suo nemico.

Da Harry Potter e i Doni della Morte – Capitolo 36

Molti caduti mancano all’appello

I caduti che vi abbiamo nominato, fatta eccezione per Lord Voldemort e, in parte, Piton, sono “dalla parte dei buoni” e sono gli unici noti. Si stima che, oltre a essi, altre 54 persone siano rimaste uccise nella Battaglia, tra professori e studenti. Tra le schiere dei servitori del Signore Oscuro non abbiamo nominato Vincent Crabbe, ucciso dal suo stesso Ardemonio nella Stanza delle Necessità, e Bellatrix Lestrange, uccisa da Molly Weasley dopo aver ingaggiato un duello con Ginny Weasley.

Anche l’armata di Voldemort ha subito ingenti perdite: basti pensare a tutti i Ghermidori vittime dell’esplosione del Ponte Coperto. Tirando le somme, in una sola notte si è consumato un evento che ha cambiato per sempre il Mondo Magico. Leggere questa sezione così ampia dell’ultimo libro trasmette emozioni intense e strazianti. Ci si sente quasi come se si stesse trattenendo il respiro, per poi lasciarsi andare alla gioia di un lieto fine che, tuttavia, lascia un senso di malinconia per i caduti della Battaglia.


Con questo articolo speriamo di aver “reso onore” ai caduti dell’evento culminante della Seconda Guerra dei Maghi. Sappiamo benissimo che, per noi potterheads, non sia stato facile dire addio a determinati personaggi. Chi è il caduto (o i caduti) della Battaglia di Hogwarts a cui eravate più legati? Fatecelo sapere con un commento!

Fonti:
Fandom

Commenti

Sirius
Sirius

Serpeverde 🐍 - Studente di Informatica (UNIPR) 💻🔵 - Polistrumentista 🥁 - Fotografo 📷

All posts
×