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Alchimia: scienziati e filosofi che hanno cambiato la storia

22 Marzo 2024 beat-napo 6 min read

Alchimia: scienziati e filosofi che hanno cambiato la storia

22 Marzo 2024 Becks 6 min read

Tutti conosciamo molto bene Nicolas Flamel, che nel primo capitolo della saga viene definito come un alchimista. Sappiamo, però, che nella storia sono svariati i filosofi, medici e scienziati, che si sono avvicinati all’alchimia. Ecco a voi una lista dei più famosi!

Come già visto in questo articolo, sappiamo che l’alchimia è stata molto spesso definita simile e, anzi, una branca stessa della magia. Non esiste una definizione soddisfacente di questa disciplina, spesso descritta come arte o scienza della trasformazione o trasmutazione delle cose.

In realtà siamo consci che l’alchimia comprende una gamma più vasta di argomenti, come la ricerca della pietra filosofale (lapis philosophorum), la preparazione di un elisir di lunga vita e la purificazione e la maturazione spirituale dell’alchimista stesso. È un concetto complesso, in cui scienza e spiritualismo si fondo e si intrecciano irrimediabilmente.

La nascita dell’alchimia: Ermete Trismegisto e i filosofi greci

Questa disciplina sembra proprio nascere ad Alessandria d’Egitto, durante l’età ellenistica della dinastia dei Tolomei. La prima figura da ricordare è quella di Ermete Trismegisto, considerato padre di tutti gli alchimisti e dell’alchimia stessa. Inizialmente concepita come una figura mitica, il suo nome sembra essere il risultato della fusione del dio egizio Thot, dio della saggezza, e del dio greco Ermes, messaggero degli dei dell’Olimpo.

La sua origine egizia è stata confermata dal ritrovamento, nella tomba di Ibis a Saqqara, della frase riportata sia in greco sia in demotico: “megistou kai megistou theou megalou Hermou”, il grandissimo e il più grande dio, il grande Ermete.

La sua figura subì diverse trasformazioni, fino all’epoca alessandrina dove non fu più identificato con una divinità ma come un uomo in carne e ossa che i primi alchimisti resero protagonista della maggior parte delle rivelazioni dottrinali contenute nei loro testi. Fu Ermete Trismegisto a formulare i principi dell’alchimia: principi di genere, causa ed effetto, ritmo, polarità, corrispondenza, vibrazione e spiritualità.

Il padre dell’alchimia occidentale è invece Democrito, facente parte di quei filosofi definiti ermetici. Della sua opera restano tuttavia soltanto pochi frammenti, riguardo il mutamento dei metalli. Altri filosofi, come Aristotele, Platone ed Empedocle, svilupparono il concetto che tutte le cose sono composte da quattro elementi (aria, acqua, fuoco e terra) e i tre principi elementari (sale, mercurio e zolfo).

Il postulato filosofico di Aristotele secondo cui tutti gli elementi e le cose tendono alla perfezione, è stato interpretato dagli alchimisti come il principio della proporzione perfetta di questi elementi. Ciò significa che quando gli elementi sono mescolati secondo proporzioni perfette diventano oro e gli altri metalli sono miscele in cui il rapporto perfetto non è stato rispettato.


L’alchimia nel mondo arabo

Molte tecniche alchemiche vennero sviluppate dagli Arabi dopo la caduta dell’Impero Romano. Tra esse si possono citare i diversi processi di distillazione, cristallizzazione e sublimazione, che vennero sistematizzati e compresi pienamente durante il Medioevo.

Gli alchimisti arabi ebbero un ruolo importantissimo, in quanto nei loro studi e laboratori inventarono nuovi processi fisici e chimici. Una delle scoperte più importanti fu quella del vetro soffiato, che ha permesso di vivere in un mondo completamente diverso.

Il più famoso alchimista della storia araba è il filosofo Abu Musa al-Sufi, noto come Geber in Occidente. Le sue opere sono considerate importantissime, in quanto rappresentano una raccolta di tutto ciò che era noto sulla chimica fino a quel momento. Molti scienziati mettono in discussione la sua esistenza, in quanto nessuno sa esattamente dove sia vissuto, anche se molti pensano abbia trascorso parte della sua vita a Siviglia.

Geber ha letteralmente trasformato l’alchimia, portandola da pratica legata alla magia a pratica empirica, simile alla chimica che conosciamo oggi. Tre delle scoperte fondamentali per il mondo, fatte proprio da Geber, furono l’acido nitrico, la soda caustica e l’acqua regia.

Quest’ultima creò una vera rivoluzione nel mondo alchemico e artistico, in quanto l’acqua regia divenne uno strumento per sciogliere l’oro e permise di lavorare il metallo in una maniera totalmente diversa rispetto a prima.

Un altro famoso alchimista arabo fu Al-Razí, i cui trattati vennero usati per svariati secoli in ambito medico. È stato spesso definito capostipite dei medici empirici e alcune sue intuizioni vengono utilizzare ancora oggi.


La Cina e Ko Hung

Nell’antica Cina lo studio della disciplina alchemica si diffuse nel III secolo a.C., periodo in cui visse il famoso alchimista Ko Hung, un confuciano convertitosi al Taoismo. Uno dei personaggi più in vista della medicina cinese, occupa nella storia del taoismo e dell’alchimia un posto di grandissimo rilievo. Egli aggiunse a tecniche alchemiche e mediche, già sviluppate, alcuni particolari metodi taoisti destinati alla conquista dell’immortalità.

Ko Hung credeva fermamente che tutti, indistintamente, potessero ottenere l’immortalità. La chiave era mantenere l’unità eterna di se stessi. La ragione per cui molte volte le persone la perdono, trovando la morte, è perché diventano attaccate ai desideri del mondo esterno, dimenticandosi della bellezza di ciò che invece si trova dentro di noi.


Gli alchimisti europei

L’Europa vanta moltissimi filosofi e medici che si sono prodigati nello studio di questa disciplina. Fra essi, ricordiamo il filosofo, geografo e teologo sant’Alberto Magno. Si distinse nei suoi studi per la scoperta dell’arsenico, che è un metalloide tossico.

Alberto Magno ha lavorato all’Università di Parigi, dove si è dedicato alla traduzione di testi antichi in latino. Il suo lavoro era più enciclopedico, gli fu commissionato non solo di classificare e descrivere gli esperimenti di altri alchimisti e di aggiungere le proprie considerazioni su di essi. La sua opera pose le basi per il lavoro del suo discepolo, San Tommaso d’Aquino.

San Tommaso d’Aquino era un filosofo e un teologo che eccelleva in vari settori della conoscenza. Nel suo Trattato dell’Arte dell’Alchimia, affronta questioni come la manipolazione della materia e il suo cambiamento di stato (da solido a liquido), così come la composizione del mercurio e come prepararlo in laboratorio. Questo trattato è stato conservato fino a oggi nella sua interezza.

Nel XV secolo, troviamo il famoso avventuriero Bernardo Trevisano. Questo alchimista veneziano fu introdotto da suo padre nella scienza alchemica e studiò al-Razí e Geber. Ha viaggiato attraverso l’Europa e l’Asia per sessant’anni alla ricerca del segreto della pietra filosofale. Si ritiene che, prima di morire sull’isola di Rodi, scoprì il segreto della trasmutazione.

L’alchimista e medium Edward Kelley è una delle figure più importanti dell’alchimia inglese. Alcuni credono che grazie alla sua capacità di contattare gli spiriti e la sua collaborazione con altri alchimisti, abbia scoperto i segreti della trasmutazione.

Secondo testimoni oculari, Kelley è stato in grado di convertire i metalli in oro usando polveri e pozioni rosse. L’alchimista francese Nicolás Barnaud scrisse che quando Kelley apparve davanti al re Rodolfo II di Praga, trasmutò mezzo chilo di mercurio in oro.


Carl Gustav Jung: tra psicologia e alchimia

Un approccio totalmente diverso a tali concetti è quello di Jung. Non potevamo chiudere il discorso se non con la sua teoria della psicologia alchemica. Verso la fine degli anni venti, Jung scopre singolari affinità tra antichi simboli cinesi e i sogni dei suoi pazienti: comincia così a studiare i testi degli alchimisti.

Jung si approcciò allo studio dell’alchimia in modo diverso rispetto ai propri predecessori. Se con il positivismo l’alchimia era stata considerata mera pseudo-scienza, a Jung sembrò un linguaggio adatto a spiegare alcuni contenuti psicologici. Utilizzò i testi alchemici e le teorie dei suoi predecessori come una metafora della realizzazione del e dell’esplorazione dell’inconscio.

La psicologia alchemica viene descritta come uno stimolo alla trasformazione. Gli alchimisti cercavano le giuste proporzioni chimiche per trasformare i metalli in oro, ovvero il metallo più prezioso. Jung vuole sottolineare l’importanza di tali concetti per una purificazione personale, e quindi un’evoluzione ed elevazione della persona stessa.


Sebbene oggi molti guardino all’alchimia come qualcosa di lontano dalla scienza, in realtà questa disciplina ha posto le basi per la società moderna che oggi conosciamo. La medicina, la chimica e tante altre discipline, derivano proprio dagli studi dei filosofi e uomini di scienza sopracitati. È grazie a loro che oggi siamo in grado di pensare “fuori dagli schemi” e a trovare nuove soluzioni sia dal punto di vista pratico che spirituale.

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