Gli otto film di Harry Potter sono entrati nella storia del cinema. Ecco a voi quali sono le inquadrature dei film che, a nostro parere, sono rimaste nella storia!
Spesso si criticano i film di Harry Potter per mancanza di fedeltà e per scelte cinematografiche di poca rilevanza rispetto ai libri. Bisogna ammettere, però, che molto spesso ci dimentichiamo che il cinema, così come tutte le altre arti, è anche un esercizio di tecnica e stile.
Sono molte le inquadrature dei film di Harry Potter che sono rimaste nella storia e che, a oggi, sono considerate talmente iconiche da essere citate molto spesso in ambito cinematografico.
Harry Potter e la Pietra Filosofale
Diretto da Chris Columbus, il primo capitolo della saga è quello che è rimasto nei cuori di tutti i fan, dato che rappresenta al meglio lo stupore di Harry di fronte al mondo magico e pone le basi per far diventare Hogwarts la nostra nuova casa. In Harry Potter e la Pietra Filosofale ci sono tante inquadrature e scene da ricordare.
Columbus e il Plongèe
Prima fra tutte, è la scena in cui Harry viene sommerso dalle lettere inviategli da Hogwarts. È una scena cult, un po’ per la mancata freddezza del protagonista di prenderne una da terra, e un po’ per l’estetica dell’inquadratura. Sebbene la scena sia composta da inquadrature “semplici”, ovvero piani medi in cui si vede Harry scavalcare il divano dei Dursley e tentare di afferrare una lettera, c’è un’inquadratura in particolare da ricordare.
Il punto di vista si sposta improvvisamente, portandoci al di sopra di Harry, proprio nel punto da cui sembrano arrivare le lettere. Questo plongèe dall’alto può essere stato usato per una serie di motivi, ma un’ipotesi potrebbe essere la voglia di Columbus di sottolineare l’estrema forza della magia.
Nel cinema questo tipo di inquadratura viene usato per rappresentare spesso il potere imprescindibile e in questo caso può essere associato alla forza di Hogwarts, e di Silente stesso, nel far arrivare ad Harry quella lettera.

Inoltre, questa inquadratura è considerata immersiva: il pubblico si sente parte di quello che sta succedendo. Ciò può collegarsi anche a un’altra ipotesi: Columbus vuole renderci partecipi della scena, portando avanti il nostro desiderio di vedere Harry a Hogwarts e di seguirlo nella sua avventura.
Questa non è l’unica inquadratura che gioca sulle altezze: Columbus le sfrutta proprio per far emergere le peculiarità e caratteristiche di ogni singola scenografia.

L’arrivo a Hogwarts
Altro momento che ricordiamo tutti è l’arrivo degli studenti del primo anno ad Hogwarts. Questa inquadratura è forse tra quelle più utilizzare per poster e screensaver, dove vediamo Hogwarts per la prima volta. Avvolta dal buio e dalla nebbia, Hogwarts ci appare come uno di quegli antichi castelli dove si nascondono vampiri e fantasmi, anche se la sensazione viene smorzata dalla luce calda che illumina le finestre del castello.
Questo accostamento di colori, furbamente, porta a dare un anticipo di quello che rappresenterà questo luogo: uno dei posti più sicuri e allo stesso tempo più pericolosi del mondo. Hogwarts si erge come un faro in mezzo alla notte, un presagio della guerra che vedrà l’ultima battaglia proprio combattuta fra le sue mura.

L’incontro fra Harry Potter e Lord Voldemort
Altra inquadratura degna di nota, è quella in cui Voldemort ci viene mostrato per la prima volta. Lo vediamo non direttamente, ma riflesso nello specchio, usato spesso come mezzo narrativo per parlare dell’ambiguità e del doppio.
Il riflesso di Voldemort è l’unica parte a fuoco, mentre Raptor viene messo da parte, presente nell’inquadratura ma rilegato a uno spazio di poca importanza. Lo specchio ha un enorme valore simbolico nel cinema, soprattutto se si riflette sul fatto che si usa molto spesso per rappresentare la superbia. Si può dire che Voldemort si è macchiato più e più volte di hybris.
L’inquadratura gioca sulla presenza di un corpo estraneo all’interno di quello di Raptor, che funge solo ed esclusivamente da ospite. Questo frame diventa metaforicamente un modo per esternare tutto ciò che di malvagio si è visto durante il film, come se da questo momento in poi lo spettatore avesse la prova che Harry sarà costretto ad affrontare il male.

Harry Potter e la camera dei segreti
Chris Columbus torna, ma stavolta l’atmosfera è più cupa e gotica, con una fotografia giocata sul chiaroscuro e una regia che, pur avendo come obiettivo principale il racconto di un qualcosa di magico, abbandona quel gioco di altezze, rimanendo quanto più legato al suolo e, di conseguenza, ai personaggi e al tetro mistero che, legato alla stessa fondazione di Hogwarts, attanaglia la loro permanenza scolastica.
Toni cupi e inquadrature oblique
Il cambio di tono è presente fin dall’inizio, come nella scena dell’incontro fra Lucius Malfoy e Harry. La scelta di questo tipo di inquadratura obliqua, è finalizzato a sottolineare l’apprensione e lo sconforto di Harry, e di conseguenza il nostro.
Lucius si presenta come una figura potente e contro cui il protagonista può fare ben poco. Diverso sarà il loro confronto finale, senza angolazioni che mettono a disagio, e che li renderà pari, in quanto Harry sarà capace di tenergli testa.

In Columbus c’è una maturazione estetica, ma anche una necessità narrativa. Non è l’unico punto del film in cui troviamo questo tipo di sotterfugio. Quando Harry si ritrova davanti a Tom Riddle, la stessa identica inquadratura viene riproposta: con un’angolazione diversa, certo, ma che pone sempre il villain in una posizione di potere rispetto al protagonista.
In questo caso, però, si deve notare che la figura di Riddle è messa in secondo piano, sfocata e marginale. Può essere un modo per sottolineare quanto sia maturato Harry, che acquista più consapevolezza di se stesso e mostra di non avere paura nemmeno davanti al Signore Oscuro.

L’escamotage del punto macchina
Un’altra inquadratura con lo stesso intento può essere quella della scritta apparsa nei corridoi di Hogwarts. Il punto macchina posto in basso è una soluzione furba per inquadrare la totalità della frase, che si trova proprio sopra il livello degli occhi.
Questa scelta stilistica è significativa: anche qui il male viene posto al di sopra dell’ordinario e del bene. I primi piani e i piani sequenza che precedono questa scena non fanno altro che aumentare il senso di ansia e oppressione.

L’importanza delle location
Sicuramente una delle inquadrature più memorabili è quella in cui Harry e Ron tentano di raggiungere il treno a bordo della Ford del Signor Weasley. Uno dei momenti più iconici del film, è una delle scene più apprezzate dal pubblico. Nel cinema la scenografia è uno degli elementi fondamentali, in quanto rimanda all’atmosfera e all’idea che i fan dei libri hanno immaginato.
Rendere giustizia a un mondo simile a quello di Harry Potter è arduo. Bisogna dare atto ai produttori e ai location scout di aver trovato dei luoghi magici per i film. Il sito, infatti, è ora ormai tappa fissa per tutti i fan che si trovano in Scozia.

Le luci e le ombre de La Camera dei Segreti
Il punto forte della camera dei segreti è ovviamente anche la fotografia. La camera dei segreti si presenta enorme, tetra e con una tonalità verdognola che rimanda alla magia oscura. Suggestiva è questa inquadratura di Harry, poco prima che arrivi alla camera. Si può notare come le uniche fonti di luce siano entrambe alle sue spalle, sinonimo del fatto che si stia addentrando nell’oscurità e nel pericolo.

Di grande impatto è anche l’inquadratura in cui vediamo Harry e Ginny, gli sguardi rivolti verso l’alto, e la scultura alle loro spalle. Anche qui la luce principale è a tinte verdi, ma ciò che c’è di più interessante è il punto macchina, posto quasi a terra. Riesce a farci immedesimare completamente nei personaggi. Non li sovrastiamo, né li guardiamo dal basso: siamo alla loro stessa altezza, come se fossimo presenti.

Harry Potter e Il Prigioniero di Azkaban
La regia qui passa a Cuarón, e il cambio è notevole. La differenza si nota dalla prima sequenza, quando Harry è nella sua camera a studiare e la macchina da presa entra con naturalezza attraverso il vetro della finestra. Non sarà l’unico movimento di macchina simile: celebre l’attraversamento dello specchio nella sequenza in cui Remus Lupin spiega ai ragazzi l’incantesimo Riddikulus. Cuarón riesce ad alternare i registri, passando dalla favola al fantasy, dall’horror alla comicità.

Cuarón e l’arte della meraviglia
Uno dei punti forti di Cuarón è sicuramente l’accuratezza e l’attenzione ai dettagli. Un esempio è la scena del Nottetempo, subito dopo la visione del Gramo da parte di Harry. L’inquadratura sembra studiata nei minimi particolari sia in fatto di simmetria che di colori: le tonalità calde delle luci si scontrano con il viola e il giallo, andando a creare un connubio di colori che cattura l’attenzione e che rimanda a quello scenario fantasy e fiabesco che Cuarón richiama lungo tutto il film.
Prima vediamo il buio, strade deserte, luci dei lampioni riflesse nell’asfalto umido di pioggia, colonna sonora assente, solo i rumori del parco giochi amplificati dalle inquadrature, un lampione che manda luce intermittente e un lupo che spunta dalla siepe. Subito dopo il silenzio, la tensione e il nero del Gramo sembra essere completamente spariti, lasciando il posto a tonalità rassicuranti che tendono verso Harry e rappresentano la sua ancora di salvezza.

Il regista è stato capace di fondere diversi livelli narrativi, coinvolgendo tutte le parti della storia e rendendo al meglio questo capitolo della saga. Non a caso, è il regista più apprezzato per la fedeltà e l’accuratezza nel ricreare il mondo magico, presentandone tutte le sfaccettature. Una scena iconica è sicuramente quella di Harry e Fierobecco, che volano sul lago nero.
Cuarón riesce a mostrare al meglio la parte ancora infantile, quella permeata dalla meraviglia, e questa inquadratura riflette a pieno la gioia dello scoprire un mondo totalmente nuovo, a cui Harry non è del tutto abituato. Inoltre il flare presente nell’immagine non fa altro che aggiungere quel tocco di magia in più, rendendo questo frame incredibilmente speciale.

A metà fra la fiaba e l’horror
Se da una parte il regista messicano è in grado di esprimere al massimo la gioia e farci sentire confortati, dall’altra è anche un mago dell’horror. Il Prigioniero di Azkaban non può definirsi un film horror, ovviamente, ma ci sono dei punti che sono stati narrati con lo stesso registro cinematografico. È un registro fatto di sospensioni, un montaggio lento e inquadrature che accrescono l’ansia.
L’esempio più plateale è la scena in cui i Dissennatori salgono sul treno per Hogwarts. Il particolare della mano scheletrica di uno di questi esseri è rimasto nella mente di tanti di noi. Cuarón è stato bravo a creare un horror a misura di bambino, giocando sulla struttura della scena. I movimenti di macchina, che seguono l’arrivo del freddo, non fanno che aumentare la suspance e l’impressione che qualcosa stia per arrivare, fino a quando si vede l’ombra del dissenatore dietro il vetro della cabina.

Punto importantissimo è il cambio di fotografia: se nella scena del Nottetempo e di Lupin abbiamo dei colori che rimandano ad un archetipo di comfort zone, dall’altra abbiamo tutti colori e tonalità che invece trasmettono paura e freddezza.
Un momento cinematograficamente bello è quando Sirius sta per perdere la sua anima. La vediamo sospesa sulle sue labbre, in un’inquadratura perfetta dove lui è il protagonista e occupa quasi tutta l’immagine. Il movimento della macchina è intenso, in quanto segue quel piccolo punto di luce e cattura la nostra attenzione.

Cuarón gioca sulle luci, sui colori e sui movimenti di macchina, portando Harry Potter e Il Prigioniero di Azkaban su un livello totalmente diverso rispetto ai primi due film. Seppure entrambi fossero di alta qualità, è forse Cuarón a rendere al meglio non solo il mondo magico nella sua interezza, ma anche l’atmosfera che veniva descritta nei libri.

E voi cosa ne pensate? Avete qualche scena particolare di questi primi tre capitoli di Harry Potter che vi è rimasta nel cuore? Fatecelo sapere nei commenti!
Vi rimandiamo adesso alla seconda parte dell’articolo per proseguire nel viaggio fra le inquadrature più belle dei film.





