In questo articolo proveremo a rispondere a un dilemma etico di non facile soluzione: si può continuare a essere fan della saga pur non volendo sostenere la Rowling?
Dall’inizio della saga a oggi, J. K. Rowling è passata da idolo intoccabile per i fan della saga all’essere una figura molto controversa (in questo articolo vi raccontiamo come il rapporto tra il fandom e l’autrice si è sgretolato negli anni). Il motivo di questo declino, di cui abbiamo parlato in diversi contributi (qui potete trovare un riassunto), attiene alle sue forti dichiarazioni in merito al tema del genere che hanno fatto infuriare la comunità LGBTQ+ e tutti i sostenitori.
Il problema delle dichiarazioni di J. K. Rowling risiede nel fatto che, secondo molti, le stesse travalicano i limiti della libertà di opinione sfociando in vere e proprie offese transfobiche. La questione per i fan che la pensano in questo modo diventa spinosa: che ne è della passione per Harry Potter? Dal punto di vista etico non è semplice dare una risposta. Infatti, entrano in campo emozioni molto personali che impediscono di dare una soluzione univoca. Quel che tenteremo di fare, allora, è di dare una chiave di lettura che non pretende di essere universale ma vuole solo essere uno spunto di riflessione.
Il fandom si divide
A partire dalle dichiarazioni di J. K. Rowling il fandom della saga si è diviso. In particolare, c’è anche chi ha assunto posizioni molto estreme e chi, al contrario, ha scelto di rimanere al fianco dell’autrice. Tra questi ultimi vi è non solo chi è d’accordo con la Rowling ma anche chi, pur non aderendo alle sue dichiarazioni, ritiene che si tratti di opinioni che vanno rispettate. Vi è poi un’ampia fetta di pubblico che, pur dissociandosi e contestando aspramente le dichiarazioni dell’autrice, ha continuato a dichiararsi fan della saga.
Alcuni fan hanno adottato una soluzione più drastica: pur non rinnegando la saga hanno deciso di boicottare il franchising di Harry Potter in modo da non dare nessun contributo economico, anche se minimo, alla sua autrice. Infine, c’è anche chi di Harry Potter non ne vuole proprio più sapere poiché lo identifica irrimediabilmente con la sua autrice.
Separare l’opera dall’artista
La questione ha radici ben più remote della saga. Da quando esiste l’arte ci si è trovati dinanzi a questo dilemma: se proprio non ci piace l’autore, possiamo godere tranquillamente della sua opera? La domanda diventa ancora più difficile se posta in questi termini: è giusto amare un’opera se il suo autore è una persona che consideriamo deplorevole? Gli esempi al riguardo possono essere tantissimi, ci sono, infatti, artisti che hanno persino commesso crimini atroci e, allo stesso tempo, hanno prodotto opere molto amate.
Le tesi sul campo sono diverse e diametralmente opposte. C’è ritiene che l’arte debba essere libera. Di conseguenza, una volta che l’opera è compiuta si scinde dal suo autore e diventa un prodotto totalmente indipendente. Tra autore e opera si instaura una sorta di rapporto padre e figlio, nel quale al secondo non si possono addossare le colpe del primo. Ma c’è anche ritiene che questa teoria non sia condivisibile e che l’opera sia un’estensione della persona dell’artista e, dunque, inevitabilmente, della sua personalità negativa.
Lo strano caso di J. K. Rowling
Finora, ovviamente, abbiamo dato per scontato che si tratti di opere che non rispecchiano palesemente le idee dell’autore. In quest’ultimo caso, infatti, sarebbe ontologicamente impossibile l’iter di separazione di cui sopra. Sul punto, si può ritenere che Harry Potter non solo non rispecchi le idee della Rowling ma vada quasi in contrasto con le stesse.
Nella saga non si parla mai di genere e di transessualità. Secondo alcuni questo è già un segno di scarsa inclusività, ma tralasceremo questa tesi considerando anche che, negli anni ’90, purtroppo, non era un tema molto conosciuto. Al di là di ciò, la saga trasmette valori di inclusione, di coraggio e orgoglio nel mostrare sé stessi per come si è. I protagonisti della saga e, in generale, tutti i personaggi considerati positivi, combattono per un’ideale di uguaglianza e per far sì che nessuno venga discriminato. In quest’ottica, non sembra poi così difficile ritenere la saga un’opera ben distinta dalla sua autrice.
Altro fatto da considerare, col rischio di apparire troppo sentimentali, è che Harry Potter per molti di noi si è inserito in un momento di formazione. Peraltro ciò è avvenuto ben prima che la Rowling approdasse su twitter, con tutte le conseguenze del caso. Boicottando Harry Potter, dunque, ci troveremmo sostanzialmente nel paradosso di rinnegare qualcosa che ha contribuito a formare la nostra personalità (cosa significa essere fan della saga dopo più di vent’anni? Ve lo raccontiamo qui).
Solo retorica?
Tutti questi ragionamenti, che sul piano astratto possono sembrare logici e lineari, si scontrano con una dura realtà. C’è anche chi è rimasto fortemente colpito e personalmente ferito dalle dichiarazioni della Rowling e non riesce più a vedere Harry Potter con gli stessi occhi. In questo caso, ovviamente, non si può che prendere atto di questo sentimento mutato nei confronti della saga che non può essere in alcun modo giudicato.
Insomma, quel che vogliamo dire è che l’intento di questo contributo non è, ovviamente, quello di convincere nessuno. Vogliamo solo spiegare perché se, dopo più di vent’anni, siamo ancora qui a parlare e trasmettere i valori della saga non pensiamo in alcun modo di sostenere ideali che sono addirittura in contraddizione con la stessa. Come sempre, precisiamo che ci schieriamo contro ogni tipo di discriminazione e forma di esclusione. Proprio, d’altronde, come pensiamo farebbe Harry.
La questione è ovviamente molto delicata e personale. Per cui, in questo articolo più che mai, ci teniamo a sapere cosa ne pensate voi su questo tema.
Fatecelo sapere con un commento!