Conosciamo tutti la storia dei “due Silente” che abbiamo visto sullo schermo nella saga principale di Harry Potter. Dopo la scomparsa di Richard Harris nel 2002 (due settimane prima dell’uscita del secondo film), il ruolo fu affidato a Michael Gambon. Nel cuore di molti degli appassionati, però, Gambon non ha mai fatto breccia. In molti ritengono che quel ruolo doveva essere affidato a Ian McKellen (il volto di Gandalf) o comunque avrebbero compiuto altre scelte.
Hanno davvero senso tutte queste critiche? Ora cercheremo di stabilire, una volta per tutte, chi è stato davvero il miglior Silente. Escludiamo ovviamente Toby Regbo e l’ottimo Jude Law, che hanno interpretato il nostro amato Preside in fasi diverse della sua vita.
Chi è Albus Silente?
Albus Silente non ha bisogno di molte presentazioni. Il Preside di Hogwarts negli anni di studio di Harry è prima di tutto un mago che emana un’infinita aura di saggezza.
Sembra essere a Hogwarts praticamente da sempre, tanto che all’inizio del settimo libro, Harry non soltanto non riesce ad accettare che Albus non ci sia più, ma persino che possa mai essere stato giovane. In questo contesto ricordiamo anche che Ron, almeno nella serie cinematografica, crede che lui abbia 150 anni (per la cronaca, ne aveva “solo” 115).
Certo, questo è anche per effetto di tutto ciò che Silente non ha mai detto a Harry riguardo il suo passato (e su questo ci ritorneremo), ma è anche per quell’aspetto quasi etereo che da sempre lo ha caratterizzato, una figura quasi divina che alla fine del settimo libro si scopre umana come non mai.
Ora è indubbio che Richard Harris abbia portato sullo schermo tutte queste caratteristiche, pur avendo a disposizione soltanto due film e non sapendo come la storia del suo personaggio si sarebbe evoluta. Basta pensare alla scena alla fine del primo film in cui spiega a Harry, e a noi che guardiamo, che l’amore può vincere su tutto, quasi con le lacrime agli occhi. Si tratta del consiglio di un uomo infinitamente saggio eppure umano, tanto da conoscere bene la forza dei sentimenti.
Un discorso analogo possiamo farlo per la scena del secondo film in cui spiega che “non sono le nostre capacità che dimostrano chi siamo davvero, sono le nostre scelte”. Ma Silente è soltanto questo? Ne siamo sicuri?
Cosa ci dice la Rowling su Silente
Per capire come esattamente la Rowling immaginava Silente basta leggere la Nota alla nuova edizione. Per quanto possa essere criticata, l’introduzione di Stefano Bartezzaghi ci offre una visione d’insieme sul personaggio, a parte dal suo cognome italiano, analizzando la scelta iniziale di Marina Astrologo, poi confermata nella seconda traduzione da Beatrice Masini:
Al momento di scegliere il cognome italiano, che era parso adeguato per un mago bizzarro ma anche solenne e capace di tenere in soggezione i suoi nemici, non si sapeva quello che J.K. Rowling avrebbe poi dichiarato: “Lo immaginavo come un mago benevolo, sempre in movimento, che mormora continuamente tra sé e sé”; dumbledore, in inglese, è il nome arcaico di bumblebee, il calabrone. Altro che “Silente”! Eppure, la storia dimostrerà che proprio i silenzi di Albus hanno avuto un ruolo determinante, e anche negativo, nelle avventure di Harry Potter e nella lotta contro la Magia Oscura.
Sembra quindi che Richard Harris e Michael Gambon abbiano portato in scena caratteristiche diverse di Silente, ma che comunque appartengono tutte al preside di Hogwarts. Harris ci ha presentato un mago saggio e solenne, Gambon ha rappresentato meglio il suo modo la sua eccentricità.
Questo è stato confermato da Daniel Radcliffe in un’intervista che si trova nei contenuti speciali del Calice di Fuoco. Quando gli hanno chiesto qual è, secondo lui, il collega che più somiglia al personaggio che interpreta, Dan non ci ha pensato due volte:
Michael Gambon è proprio come Silente. Penso che sia eccentrico in un modo fantastico, è una persona veramente singolare.
Daniel Radcliffe
Ora però riavvolgiamo il nastro (al Calice ci torneremo dopo). Andiamo invece al terzo film, il primo a presentare un “nuovo Silente”, dopo la scomparsa di Harris. Pensiamo alla scena della tentata esecuzione di Fierobecco. Gambon mette in mostra tutta la personalità (anche ironica) di Silente quando, per guadagnare tempo, distrae Caramell parlando del brugo piantato da Dippet e delle fragole presenti nei giardini.
Certo, non abbiamo la controprova, non essendoci scene d’azione che coinvolgono Silente in prima persona nei primi due film, ma in ogni caso Gambon nel terzo si è fatto valere.
Il problema del quarto film
Se Michael Gambon è stato spesso criticato, il motivo principale è da ricercarsi nella sua interpretazione del Preside di Hogwarts nel Calice di Fuoco. Alcune scene sono diventate oggetto di meme e anche di critiche spropositate sul web, che hanno reso Gambon nient’altro se non “il Silente arrabbiato” (per non dire di peggio, ma ci siamo capiti). È persino superfluo dover menzionare il famoso “gli chiese calmo Silente” nella scena in cui il Calice sputa fuori il nome di Harry.
Le cose sono poi peggiorate quando Gambon ha confessato di non aver letto i libri e che ha reso Silente come una variante della sua stessa personalità. Certo, si tratta davvero di una personalità simile, come ci ha detto anche Daniel Radcliffe.
Paradossalmente, però, proprio le sue parole ci fanno capire che l’interpretazione di Silente poteva essere totalmente nelle corde di Michael Gambon, e che se solo questi avesse “conosciuto meglio” il suo personaggio avrebbe recitato ancora meglio.
In ogni caso, l’attore è responsabile di tutto ciò solo indirettamente, dato che c’è un copione da rispettare. Tutto questo si inserisce in una serie di problematiche che rendono il quarto film uno dei più divisivi riguardo l’opinione degli appassionati.
La regia di Mike Newell e la sceneggiatura di Steve Kloves hanno reso questo film a tratti spettacolare e mozzafiato. Basta pensare ad esempio alla prima prova del Torneo Tremaghi. Dall’altro lato, però, la fonte primaria (il libro) non è stata quasi per niente rispettata. Trovate qui le principali differenze nel caso vogliate approfondire.
L’unico che aveva mai temuto
Ciò non può scagionare completamente Gambon, che non è riuscito a dare la sua impronta al personaggio, cosa che con ogni probabilità avrebbe fatto se avesse letto quanto meno il quarto libro.
Nel romanzo, infatti, è evidente che Silente, pur essendo davvero preoccupato (e ne aveva ben donde) riguardo agli eventi che accadono a Hogwarts, riesce sempre a mantenersi tutto d’un pezzo e a tenere sotto controllo le situazioni semplicemente con la sua autorevolezza, senza dover ogni volta strafare.
Tutto ciò non traspare per nulla nella trasposizione di Newell. Si tratta di un aspetto molto importante del libro. Questo suo modo di essere fa capire a Harry perché Voldemort teme Silente. Infatti, contro Barty Crouch Jr., Albus esplode di rabbia, ma è l’unica occasione in cui agisce così.
In quel momento, Harry comprese fino in fondo per la prima volta perché si diceva che Silente era l’unico mago di cui Voldemort avesse mai avuto paura. L’espressione di Silente mentre scrutava il corpo privo di sensi di Malocchio Moody era più terribile di quanto Harry avesse mai potuto immaginare. Non c’era alcun sorriso benevolo sul suo volto, alcun brillio ironico negli occhi dietro le lenti. Una fredda furia era incisa in ogni tratto del suo viso antico; un senso di potere emanava da lui, come se sprigionasse vapore bollente.
Calice di Fuoco, Capitolo 35
In quel momento, e solo in quel momento, Harry vede un Silente arrabbiato e che incute timore. Dunque, quella scena è stata realizzata alla perfezione, ma c’è un problema: Albus appare così per l’intero film! La particolarità del momento si perde in ciò che sembra essere la normalità. Silente nel film urla con tutti, invece di farlo solo con Barty Crouch Jr. per giusta causa.
I film di David Yates
Per quanto riguarda i film successivi al quarto, il Silente di Gambon è risultato molto simile a quello dei libri. Non sappiamo se Gambon sia tornato sui suoi passi e abbia deciso di leggerli, ma in ogni caso ha un po’ corretto il tiro. Nel quinto film, Silente non guarda mai negli occhi Harry, eppure la sua preoccupazione per le sorti del ragazzo è evidente nelle espressioni che ci regala Gambon.
Nel sesto film, al contrario, Silente è vicino a Harry più che mai, proprio perché sa di dover lasciare il mondo e deve dargli gli ultimi consigli di vita, che poi prepareranno a sua volta il ragazzo ad affrontare la morte.
Questa cosa è riuscita, al netto di qualche frase totalmente fuori luogo (ma anche qui la “colpa” è dello sceneggiatore). Basta pensare alla scena in cui il Preside indaga su una possibile relazione tra Harry e Hermione, quanto di più lontano possa esistere dal Silente dei libri.
Purtroppo, la scena che più avrebbe reso onore a Michael Gambon è stata tagliata dal film ed è presente soltanto nei contenuti speciali. Parliamo di quando Harry e Albus discendono nella grotta e il Preside ricambia con fermezza e fierezza la fedeltà a colui che era stato sempre, appunto, “l’uomo di Silente”:
Non sono preoccupato, Harry, sono con te
Albus Silente
Silente nel limbo
Forse il rimpianto più grande è non aver visto Richard Harris nella scena del limbo in Harry Potter e i Doni della Morte: parte 2. Quella scena avrebbe dovuto chiudere il cerchio con il Silente dei primi libri e rivelare il lato più umano del Preside di Hogwarts.
Infatti, pur apparendo come una figura eterea e fuori dal mondo terreno (e ci mancherebbe altro, è una proiezione dello stesso Harry che immagina quella conversazione), scoprire il suo passato burrascoso lo rende umano e vicino a Harry e ai lettori, o agli spettatori se vogliamo.
Lì scopriamo di fatto un Silente nuovo, che ha commesso tanti errori in vita sua, pur avendo sempre avuto la decenza di ammetterli, fino a scoppiare in lacrime quando parla della sorella (almeno nel libro). Questa è probabilmente più di tutte la scena che avrebbe reso onore a Richard Harris. Lui e Daniel avrebbero dato la sensazione che, pur essendo Silente lo stesso personaggio che abbiamo conosciuto nel primo film, la percezione di Harry (e quindi la nostra) sono cambiate totalmente.
Un po’ per il cambio (ovviamente forzato) di attore e un po’ per la riduzione del dialogo rispetto al libro, quella scena non ha trasmesso tutto ciò che poteva trasmettere, pur essendo presenti alcune frasi indimenticabili.
Abbiamo quindi visto come Gambon, pur non essendo stato perfetto, abbia portato sullo schermo un Silente diverso da quello di Harris ma non per questo “sbagliato”. Naturalmente, è probabile che la pensiate in maniera diversa o persino totalmente opposta alla nostra. Dunque aspettiamo i vostri commenti!