L’attore Ralph Fiennes candidato all’Oscar per Schindler’s List si è dimostrato un meraviglioso Lord Voldemort nella saga di Harry Potter. Andiamo a scoprire qualcosa in più su di lui rivivendo l’incontro di qualche anno fa alla Festa del Cinema di Roma.
Ci sono attori nati per interpretare un personaggio ed altri che con la loro straordinaria arte riescono a dargli forma con il talento. Ralph Fiennes è sicuramente un attore che potrebbe essere in grado di interpretare qualsiasi cosa. Lo abbiamo visto nel corso della sua carriera nei ruoli più disparati, dal militare nazista Amon Goeth nel capolavoro “Schindler’s List” di Steven Spielberg al conte László Almásy ne “Il Paziente Inglese” di Antony Minghella. Il suo poliedrico talento lo ha portato anche ad essere protagonista di brillanti commedie come “Grand Budapest Hotel” di Wes Anderson e “Ave Cesare” dei fratelli Coen, ma è sul palco della Royal National Theatre che è stato lungamente acclamato vincendo anche con l’interpretazione di Amleto il Tony Award.
Lord Voldemort, un ruolo che non darebbe mai a nessun altro
Le nuove generazioni però sono indissolubilmente legate al suo volto e alla sua voce per la magistrale interpretazione di Lord Voldemort nella saga di Harry Potter. Nonostante il pesantissimo trucco con il quale ha recitato in ben tre capitoli della saga è evidente che dietro il volto senza naso con le narici a fessure ci sia questo immenso artista della settima arte. Molti grandi attori teatrali snobbano i loro ruolo nelle saghe cinematografiche, ma in un incontro alla Festa del Cinema di Roma a cui ho avuto il piacere di partecipare nel 2016 Ralph Fiennes ribadiva il grande amore per l’Oscuro Signore:
“Ho amato essere Lord Voldemort, sembra quasi Shakesperiano come Macbeth o Riccardo III. Tornare in Animali Fantastici? Beh mi piacerebbe, ma sono morto (ride ndr). Se ci fosse la possibilità però non direi di no, anche se penso si stia andando per altri lidi. Quello che so per certo però è che non vorrei mai che qualcun altro lo interpreti, è uno dei ruoli a cui sono più legato”, cosa che ha ribadito in una recente intervista a Vanity Fair: “Muoversi con la tunica era piuttosto scomodo. Battute a parte, finora nessuno mi ha mai chiesto di tornare nel franchise di Harry Potter. Ma chissà cosa riserva il futuro” tenendo quindi spalancata la porta. Sul ruolo dell’attore dichiarava: “Ogni ruolo è una sfida ed ho grande interesse a provare sempre ruoli diversi. Come attore mi aspetto continuamente qualcosa di nuovo, a prescindere che il personaggio proposto sia introverso o estroverso, buono o cattivo”.
Il Paziente Inglese, un film che ha segnato la storia
In quell’occasione oltre che per parlare di Harry Potter l’attore era a Roma per celebrare i 20 anni de “Il Paziente Inglese”, girato nel nostro paese ed entrato di diritto nella storia del cinema con ben 9 premi Oscar:
“Lavorare con Anthony Minghella è stata un’esperienza indimenticabile. Tutti ricorderemo per sempre il suo spirito di collaborazione e il modo in cui coltivava le abilità di ognuno, di ogni attore, valorizzando l’effettivo valore di ogni persona che lavorava con lui, e solo così riusciva ad ottenere un’atmosfera di collaborazione effettiva, come esseri umani e come artisti. questo film ha significato moltissimo per me, ma non solo per me, ha cambiato la vita di tutti quelli che ci hanno lavorato”. Poi sulle emozioni del lavorare sul set in Italia: “Ricordo bene le riprese a Cinecittà, dove abbiamo girato per tre settimane tutti gli interni del monastero e dove io ero sempre coperto dal trucco che ricreava la ustioni. Poi ci siamo spostati a Pienza, era credo ottobre, la stagione dei tartufi. E poi la Toscana e ci siamo spostati al Lido di Venezia, dove abbiamo creato la scena dell’albergo al Cairo. Lì abbiamo girato la scena del ballo che si vede in ogni trailer del film, con me e Kristin”.
Schindler’s List, il primo (e forse più) grande ruolo di Ralph Fiennes
Su Schindler’s List, ruolo che lo ha consacrato al cinema mondiale invece dichiarava:
“Steven Spielberg mi chiese di rendere Amon un umano e non un mostro, ma l’idea che i nazisti avessero una vita “normale”, mettessero a letto i figli e cenassero con la famiglia in tranquillità, comunque, m’inquietava. Era il mio primo vero grande ruolo e quindi mi sono affidato a lui seguendo alla lettera le istruzioni”, mentre sul messaggio del film ancora straordinariamente attuale “Il mondo non si è mosso molto dopo la Seconda Guerra mondiale: ci sono ancora atrocità e atti di genocidio ovunque.L’Olocausto è una ferita universale, non riconducibile solo a un dittatore o a un popolo. fu un ruolo disturbante, che mi dava angosce profonde. Per me non era solo un nazista tedesco, ma un cattivo che so esistere in tutti i luoghi e in tutte le epoche. Quando fai questi ruoli amorali, non prendi da te, ma fai entrare qualcosa di brutto in te, per recitare al meglio. Doloroso, ma anche motivante, ti metti alla prova personalmente e professionalmente”.
Dramma, ma anche commedia elegante per Ralph Fiennes
Sulla capacità di un attore di far ridere spiegava riferendosi a Grand Budapest Hotel:
“Il modo più elegante per far ridere sta nel non tentare di far ridere a tutti i costi. È necessario combinare ciò che sulla carta sembra divertente con ciò che è verosimile. Mr. Gustav verrà coinvolto in una serie di rocambolesche avventure quando verrà sospettato dell’omicidio di un’anziana e ricca cliente, ma è anche l’uomo capace di difendere i propri ideali fino al sacrificio estremo”, anche se la cosa che continua sempre ad affascinarlo è la possibilità di interpretare i cosiddetti cattivi ragazzi: “Da interpretare al cinema i cattivi ragazzi, nelle grandi sceneggiature o nelle grandi pièces: hanno una psiche molto travagliata e divisa, contraddittoria, quindi sono avvincenti, ma il cattivo semplice, univoco è noioso e anche difficile da interpretare. La psiche umana è piena di incoerenze e queste sono le più affascinanti”.
Non solo Voldemort dunque nella straordinaria carriera di Ralph Fiennes, che forse ora comprenderete meglio dopo aver rivissuto quello straordinario incontro all’ombra del Cupolone per una carriera che da allora sta continuando e gli ha regalato anche l’interpretazione di M nel film Spectre di 007 e il maestro di ballo di Rudolf Nureyev nel biopic “The White Crow” sul grande ballerino da lui anche diretto.