La magia non è solo “sventolii di bacchetta“: al pari degli incantesimi e delle fatture, le pozioni occupano un posto molto importante tra le competenze di un bravo mago. Nella saga incontriamo svariate bevande magiche dagli effetti più disparati, ma dopo la meraviglia iniziale è inevitabile chiedersi quanto sia giusto usare un determinato tipo di pozione. Oggi vi parliamo dell’etica delle pozioni e del loro utilizzo.
Le pozioni hanno accompagnato Harry e compagni in molti dei loro momenti più difficili e non sempre a loro favore. Persino Lord Voldemort riprende il suo corpo grazie ad una cruda e oscura pozione. I preparati magici hanno una vastissima gamma d’impiego, ma quanto e quando è giusto impiegarli?
Alcune possono sembrare utili e preziose, ma se ci soffermassimo sull’aspetto etico sicuramente faremmo un passo indietro. Tra le più celebri pozioni eticamente discutibili troviamo la Pozione Polisucco, il Veritaserum, il Distillato di Morte Vivente e molte altre. Se l’etica nell’arte delle pozioni è discutibile, perché insegnare tale arte a dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni?
Etica magica
Discutere di etica è come camminare su un sentiero minato e circondato da rovi appuntiti: bisognerebbe innanzitutto decidere di che tipo di etica stiamo parlando. Quello che per noi può essere moralmente giusto può essere sbagliato ad un’altra latitudine o in un’altra cultura. L’etica dei maghi sembra essere molto meno rigorosa di quella dei babbani. Basti pensare al Torneo Tremaghi in cui dei ragazzini affrontano prove potenzialmente mortali e i genitori vengono anche a fare il tifo!
Possiamo dire che i maghi hanno un’etica da scavezzacollo e in base a ciò studiano, vivono e interagiscono con i loro simili. Ecco allora che l’apprendimento delle pozioni diventa quanto mai giustificato, o per lo meno fino a un certo punto. Nel sesto anno viene richiesta la preparazione di un eccellente Distillato di Morte Vivente, gli effetti di questa pozione sono la caduta in un sonno talmente profondo da fare sembrare morto il bevitore. Come se non bastasse, un piccolo errore nella preparazione del Distillato e il sonno potrebbe diventare irreversibile! A questa pozione abbiamo dedicato un approfondimento che potete leggere qui.
Una miscela di bene e male
Le pozioni eticamente discutibili sono molte e forse sono molto più numerose di quelle innocue e eticamente accettabili. A questo punto dobbiamo chiederci: ha senso parlare di etica? Esiste un’etica nell’utilizzo di alcune pozioni piuttosto che di altre? La risposta va cercata nella natura delle pozioni. I preparati magici sono da considerarsi come oggetti dal grande potenziale che possono diventare all’occorrenza ancore di salvezza o mezzi per ingannare e infliggere dolore.
L’essenza di Dittamo si è più volte rivelata utile per il trio, ma anche la Polisucco ha permesso il ritrovamento di un Horcrux. La vera etica quindi non risiede nelle pozioni in sé, ma nelle intenzioni del loro utilizzatore. Nelle mani sbagliate anche una banale Pozione Invecchiante può causare catastrofi e provocare il male di qualcuno. Nel caso della Polisucco la questione etica e davvero in equilibrio precario tra giusto e sbagliato: furto d’identità o bugia bianca finalizzata alla ricerca della giustizia? Anche alla Pozione Polisucco abbiamo dedicato un interessante articolo che trovate qui.
Etica relativa
La questione etica dell’utilizzo delle pozioni può benissimo essere riassunta da una famosissima citazione: “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. Ebbene sì, zio Ben sarebbe stato un grande pozionista. L’enorme potere che hanno le pozioni innescano nei loro utilizzatori delle questioni etiche che sono strettamente personali. Riutilizziamo ancora la Polisucco come esempio: Barty Crouch Jr la utilizza per spacciarsi per Malocchio Moody e condurre Harry da Voldemort; Harry, Ron e Hermione la utilizzano prima per scoprire delle verità che avrebbero incastrato l’erede di Serpeverde, poi per recuperare un Horcrux.
Le pozioni se ne stanno lì, in attesa che l’utilizzatore ne faccia l’uso che preferisce. Esse non sono senzienti, non possiedono un etica, piuttosto si dimostrano un ottimo metro per misurare l’etica di un mago. Le cose però cambiano quando parliamo delle ricette e della preparazione degli intrugli magici.
Gli ingredienti dell’etica
Mosche Crisope, pelle di Girilacco, Sangue di Unicorno, Uova di Ashwinder: questi sono solo alcuni degli ingredienti più utilizzati nella realizzazione delle pozioni. La vera questione etica che riguarda la materia insegnata da Piton si cela nelle ricette. Le mosche Crisopa forse non fanno pena a nessuno, ma il sangue di Unicorno è sicuramente un ingrediente eticamente dubbio. Sin dal primo libro ci viene chiarito quanto sia prezioso il sangue di Unicorno e quanto sia ripugnante l’atto di berlo.
Eppure non è insolito trovare questo ingrediente in alcune pozioni. È una bella contraddizione. Possibile che esistano degli allevamenti di Unicorni? Proprio no. Magari alcuni maghi sono addetti al prelievo indolore e non invasivo di sangue da Unicorni selvatici. Possibile, ma molto improbabile.
Dosare meglio
Gli ingredienti di estrazione animale sono parte integrante di quasi tutte le pozioni e ciò è sicuramente una questione etica. Ed ecco che la risposta che cercavamo all’inizio di questo articolo ci giunge chiara come il sole: una pozione è eticamente accettabile quando la sua preparazione non ha ripercussioni negative su creature viventi e ambiente.
Quindi sarebbero da bandire alcune pozioni? No, ma il Ministero ne potrebbe regolamentare la preparazione come già ha fatto con il Veritaserum (di cui puoi scoprire gli effetti qui) e la Felix Felicis. Il sangue di Unicorno si potrebbe prelevare solo se perso da un’esemplare ferito, la pelle di Girilacco si potrebbe raccogliere solo nei periodi in cui avviene la muta e le Uova di Ashwinder, beh quelle è meglio raccoglierle il prima possibile!
Etica gracidante
Nonostante l’etica dei maghi sembri molto più fievole di quella babbana, il Ministero della Magia ha, nel corso dei secoli, adottato alcune misure che restituiscono una giusta morale a alcune pratiche da pozionisti. L’esempio più eclatante è il divieto di utilizzare rospi, o parte di essi, come ingredienti di pozioni. I poveri rospi sono stati per secoli utilizzati ampiamente come parte integrante delle ricette. Nel tempo questa pratica è stata considerata sempre più crudele cosicché il Ministero ha dovuto tutelare gli anfibi. Ad oggi i rospi sono utilizzati come animali da compagnia per maghi.
In’ultima analisi, la regolamentazione del reperimento di ingredienti preziosi e rari accrescerebbe il contrabbando e la bracconeria. Allora che fare se una pozione dagli ingredienti eticamente inaccettabili si rendesse necessaria per salvare una o più vite? E qui la cosa diventa veramente complicata. In questi casi bisognerebbe parlare di bene superiore, ma come sappiamo non è sempre la soluzione più etica. Perciò non ci resta che sperare nelle buone intenzioni di ognuno e far sì che la buona etica si tramandi di persona in persona attraverso esempi di bontà e collaborazione.