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Perché la morte di Sirius è stata necessaria?

11 Maggio 2019 gian-sarl 5 min read
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Perché la morte di Sirius è stata necessaria?

11 Maggio 2019 Newt 5 min read

La perdita di Sirius Black è stata uno dei passaggi fondamentali nella trasformazione di Harry da ragazzino a giovane uomo. Una morte che più di ogni altra segna uno spartiacque nella sua vita, ma che alla fine si rivela necessaria.

Quella di Sirius è una morte “diversa” dalle altre

Durante la sua travagliata e singolare adolescenza, Harry Potter ha dovuto sopportare la perdita di parecchie persone e creature a lui molto care. Pensiamo a Cedric Diggory, ad Albus Silente, a Fred Weasley, nonché a personaggi non umani ma in qualche modo molto affezionati a lui come Dobby ed Edvige.

Ma nessuna di queste lo ha segnato come quella del suo padrino Sirius Black, tanto che la sua reazione ha sfiorato la follia. Eppure si tratta di una reazione comprensibile, se pensiamo al rapporto particolare (quasi di padre-figlio) che si era creato tra i due e al momento e alle modalità con cui questa morte è avvenuta, con Harry che sente di essere il principale colpevole.


Sirius era il suo ultimo legame con la famiglia

Ad Harry, orfano dall’età di un anno, è sempre mancata una figura genitoriale (i terribili Dursley erano quanto di più diverso ci potesse essere).

Quasi tredici anni dopo, egli sembrava finalmente averla trovata in Sirius Black, suo padrino e migliore amico di James Potter.

I due personaggi sono molto più simili di quanto possa sembrare: incarnano entrambi lo spirito del Grifondoro coraggioso e allo stesso tempo leale, ma in essi è presente anche un certo spirito ribelle.

Ciò che più di tutto li accomuna, però, è che entrambi i personaggi hanno passato più di dieci anni di sofferenze senza averne alcuna colpa (Harry dai già citati Dursley, Sirius è stato addirittura imprigionato ingiustamente ad Azkaban).

Come se non bastasse, essi ricevono accuse per terribili crimini che non hanno mai commesso (Harry per la morte di Cedric, Sirius per l’evasione in massa da Azkaban).

Di conseguenza, Sirius ovviamente non aveva potuto crearsi una sua famiglia, e aveva trovato in Harry qualcosa di molto vicino ad un figlio che non aveva mai avuto. Sembravano dunque due personaggi fatti per completarsi l’un l’altro.


Il momento in cui si colloca questa perdita

Quando ha vissuto questo drammatico momento, Harry era alle soglie dei sedici anni e si trovava alla fine del suo quinto anno a Hogwarts.

Era già stato un anno terribile.

Prima di tutto per il ritorno di Voldemort, a cui quasi nessuno credeva, e poi per una serie di altri motivi. Un’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure che gli infligge punizioni corporali, un Silente che per qualche motivo non lo guarda in faccia, un Hagrid assente per quasi tutto l’anno, la sua prima storia d’amore finita nel peggiore dei modi e una reputazione nella scuola ai minimi termini (qualcuno, come già detto, lo incolpa persino della morte di Cedric).

Harry però doveva combattere contro qualcosa che probabilmente era peggiore dello stesso Lord Voldemort: i “fantasmi” che aveva dentro di sé. Durante tutto l’anno delle terribili visioni lo tormentavano, in cui egli stesso “interpretava” Voldemort alla ricerca di un oggetto perduto.

Nella più terribile di queste visioni, Harry impersonava un serpente che faceva del male a degli innocenti come Arthur Weasley, che di fatto era stato ferito. In piena crisi adolescenziale, Harry per un periodo ha creduto, per la prima volta, di essere non troppo diverso dall’odiato Voldemort.

Proprio sfruttando queste sue debolezze e il fortissimo legame tra lui e Sirius, di cui abbiamo già discusso, il Signore Oscuro lo ha tratto in inganno. La sua era una trappola non complicata ma pienamente efficace, quella della falsa visione in cui Sirius veniva maltrattato.


La modalità con cui avviene

Un anno prima, Harry aveva già visto morire qualcuno in maniera consapevole: l’amico e rivale Cedric Diggory, ucciso per mano di Codaliscia (infatti, da quel momento in poi poteva già vedere i Thestral).

Anche quella volta si trattava di un piano architettato da Voldemort per arrivare a Harry, in cui l’incolpevole Cedric è rimasto coinvolto per puro caso, ma la reazione di Harry nei due casi è stata completamente diversa.

Dopo la morte di Cedric, Harry si rende conto che è il momento di agire e di sconfiggere l’unico colpevole, che è appunto Voldemort, e l’anno dopo infatti sarà a capo dell’Esercito di Silente.

Per quanto riguarda la morte di Sirius, invece, Harry ritiene di avere praticamente tutte le colpe. L’anno prima il piano di Voldemort era geniale ed aveva ingannato tutta Hogwarts, Silente compreso, che mai avrebbe pensato che Moody potesse essere in realtà un impostore.

Quella volta il Signore Oscuro ha incastrato e sfruttato Harry stesso, che si è ritrovato a pagare a prezzo carissimo il profondissimo legame che aveva instaurato con Sirius e il rifiuto di impegnarsi nelle lezioni di Occlumanzia con Piton. Anche per questo ha avuto una struggente reazione in cui addirittura chiede a Nick-Quasi-Senza-Testa se lui possa tornare come un fantasma.

In effetti, rileggendo il quinto libro dopo aver saputo della morte di Sirius, notiamo come a volte Harry abbia oltrepassato il labile confine tra il coraggio e la spavalderia e come abbia a volte agito di testa propria.

L’Occlumanzia è solo uno dei tanti esempi, ma pensiamo anche a quando ha provato a parlare con lo stesso Sirius dall’ufficio della Umbridge, fornendo di fatto a Voldemort indicazioni preziose.

A posteriori, ovviamente, il giudizio su quelle decisioni non può che cambiare drasticamente.


Una reazione esagerata?

Il momento della morte di Sirius ci fa avere una fotografia completa di tutto il personaggio di Harry. Non va dimenticato che Harry aveva solo quindici anni, e quando si è così giovani capita che da un momento all’altro possano cadere tutte le nostre certezze, e si passa in un battito di ciglia dal sentirsi padroni del mondo al sentirsi in colpa per tutto ciò che accade intorno a noi.

Fino a quel momento vedevamo in Harry un mago coraggioso e valido in Difesa contro le Arti Oscure tanto da essere a capo di un piccolo Esercito che dovrà affrontare il più grande mago oscuro di tutti i tempi (di cui gli altri compagni, a parte Hermione, non pronunciano neanche il nome). Un attimo dopo ci rendiamo conto della sua umanità.

Dopotutto, si tratta di un ragazzino di quindici anni a cui la vita (o, meglio, Voldemort) aveva già tolto tutto e ora si è preso anche l’unica persona vicina ad un padre che egli potesse avere.

Quando si risveglia nell’ufficio di Silente, il Preside riesce a comprenderlo, anche se non a consolarlo, dicendogli che proprio la grandissima sofferenza che sta provando dimostra la sua vera forza.

Una forza che non sta nella bravura negli incantesimi ma nei sentimenti che egli prova. Questi, secondo Silente, sono la vera differenza tra Harry e Voldemort. La morte di Sirius è stata necessaria per dare a Harry, e a noi lettori, quello che è forse il principale insegnamento della saga, quello per il quale l’amicizia e l’amore prevalgono su qualunque altra forza.

Se quella volta Voldemort aveva fatto leva proprio su questo lato del carattere di Harry, due anni dopo accadrà l’esatto contrario. Come previsto da Silente, Voldemort morirà per la sua unica debolezza: quella di non provare sentimenti.

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