Che cosa accade quando ogni paura del genere umano confluisce in un unico, mostruoso essere? E soprattutto, cosa lega il terribile Pennywise al mondo di Harry Potter?
“Che cosa spaventa i bambini più di ogni altra cosa al mondo?”
Tutto ha avuto origine da questa domanda che, un giorno, Stephen King si è posto. La risposta è stata “un clown“. I bambini sono le prede più facili per i mostri, e provano una sorta di timore misto a curiosità nei confronti dei pagliacci. Tuttavia, la vera forma di Pennywise non è affatto quella di un clown. Non è nemmeno un gigantesco ragno, anche se sembra essere ciò che più riflette la sua essenza su questa terra. Le sue sembianze trascendono le leggi della fisica del nostro mondo e, poiché inconcepibili dalla mente umane, non sono mai state conosciute.
IT, entità malefica e antichissima, può assumere qualsiasi tipo di forma egli voglia: i suoi poteri in materia non conoscono limiti.
« Pensai: “Ci metterò più mostri possibile, un vampiro, un lupo mannaro, e anche una mummia”. Ma poi ho pensato: “Ci dev’essere un mostro che possa racchiuderli tutti, qualcosa di orribile, grottesco, una creatura che non vorresti mai vedere” » .
Stephen King
Pennywise si nutre della paura delle sue vittime, pertanto è solito prendere la forma delle più disparate fobie di un individuo. Caccia principalmente i bambini, perché oltre ad essere più semplici da catturare degli adulti hanno paure meno astratte, associate ad una forma concreta e più facilmente riproducibili: una mummia, un lupo mannaro…un clown.
Nella saga di Harry Potter esiste una creatura simile, altrettanto mostruosa, capace di mettere in difficoltà persino il Signore Oscuro.
Nascosto nel buio
Non è un caso che la prima volta in cui c’imbattiamo in un Molliccio esso si trovi dentro un armadio.
Un armadio immerso nelle tenebre, la cui anta si socchiude piano pronta a rivelare chissà quale diavoleria, offre ad un bambino infiniti spunti per i suoi incubi.
Proprio come Pennywise, anche il Molliccio è una creatura in grado di mutare la propria forma. Inoltre, anch’esso assume le sembianze della più grande paura del mago o della strega che si trova ad affrontare.
Le paure che gli studenti di Hogwarts devono affrontare sono simili a quelle che si sono manifestate ai Perdenti durante i loro primi incontri con IT. Neville si trova costretto a fronteggiare un cupissimo professor Piton, Calì una mummia grondante di sangue, Ron un prevedibile ragno. Persino Hermione sembra vittima di una paura piuttosto infantile: il suo Molliccio assume infatti le sembianze della professoressa McGranitt che le annuncia la bocciatura. Harry, che ha subito traumi ben più profondi dei suoi compagni, rivela ugualmente una paura corporea quando pensa ai Dissennatori.
Per gli adulti il concetto di paura è molto diverso. Lord Voldemort è terrorizzato dalla morte e dai morti al punto tale che, ne “Il Calice di Fuoco“, è livido di terrore quando i fantasmi fioriti dalla sua stessa bacchetta lo accerchiano. Il Signore Oscuro uscirebbe di certo assai turbato dall’incontro con un Molliccio, che assumerebbe le sembianze del suo stesso cadavere.
Anche Molly Weasley teme la morte, ma non la propria: il Molliccio è per lei un cupo susseguirsi dei cadaveri dei suoi cari. Per il professor Lupin, infine, la paura vera è ciò che lo attende quando la luna piena fa capolino tra le nuvole. In quei momenti egli perde la sua identità e si trasforma in una creatura letale e rabbiosa, incapace di riconoscere i suoi stessi amici.
Una volta che si è adulti le paure diventano concettuali, astratte, difficili da associare ad una forma precisa. Si passa dall’aver paura dei vampiri o dei licantropi a temere la morte, la perdita di un famigliare, la malattia… che un segreto che custodiamo dentro di noi venga svelato. Nell’adattamento cinematografico di IT, il personaggio di Richie adulto non è più terrorizzato da clown o lupi mannari. Il ricongiungimento con Eddie e il ritorno a Derry fanno sì che un’altra grande paura s’impossessi di lui: quella che i suoi sentimenti vengano messi a nudo.
La demistificazione della paura
Qual è il modo migliore per affrontare e sconfiggere le proprie paure? Anche in questo caso, Stephen King e J.K. Rowling sembrano vederla in modo molto simile.
L’incantesimo per sconfiggere un Molliccio si chiama “Riddikulus” e consente di trasformare la propria paura in qualcosa di divertente, spiritoso, capace di soffocare il terrore con la forza del sorriso.
La manifestazione del Molliccio permette al mago o alla strega di fronteggiare la sua più grande paura, di tirarla fuori da quel famoso armadio e, finalmente, di sconfiggerla. Occorre affrontare il proprio Molliccio finché non avrà smesso di incutere terrore, finché la risata (metafora di ricordi ed esperienze positive) non avrà definitivamente preso il sopravvento sulla paura. Certo, a quel punto la creatura potrebbe assumere le sembianze di un’altra delle nostre fobie, ma la sua influenza su di noi sarà drasticamente diminuita. La nostra più grande paura, quella legata al nostro primo incontro, l’avremmo già sconfitta. Ogni trasformazione successiva, dunque, non potrà che essere in qualcosa che temiamo di meno.
Similmente, per sconfiggere IT, è necessario renderlo piccolo. L’idea iniziale dei Perdenti è quella di portare il gigantesco mostro fino ad una strettoia della caverna, in modo tale da costringerlo a ridimensionarsi per catturarli. Tuttavia, quando Pennywise blocca loro il passaggio ed è sul punto di ucciderli, comprendono che la piccolezza di un individuo non è necessariamente legata al suo corpo: si può essere piccoli in tanti modi, ma non lo si è mai davvero finché non ci si sente tali.
IT rimpicciolisce poco a poco che i Perdenti acquisiscono sicurezza in loro stessi, smettono di vederlo come la più grande delle loro paure e lo etichettano per ciò che è: un clown, una pallida imitazione di una realtà che, ormai, non li spaventa più.
Che si voglia chiamare IT, Pennywise o Molliccio, ognuno di noi ha una paura nascosta nell’armadio. Occorre lasciarla libera di uscire e prendere forma, così da fronteggiarla e comprendere davvero che cosa temiamo. Solo quando l’avremo finalmente conosciuta, infatti, saremo in grado di superarla.