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Non sono l’anello dei Gaunt: la storia degli anelli magici – parte 2

26 Marzo 2025 gian-sarl 5 min read

Non sono l’anello dei Gaunt: la storia degli anelli magici – parte 2

26 Marzo 2025 Newt 5 min read

Continua il nostro viaggio alla ricerca degli anelli magici che hanno accompagnato la storia dell’umanità attraverso il folklore, le leggende e poi la letteratura.

Dopo aver visto, nella prima parte, le origini di questi particolari oggetti, giungendo fino al Cinquecento, adesso ci concentreremo sull’età contemporanea.

L’anello del Nibelungo (Richard Wagner)

Non è soltanto nella letteratura e nelle leggende che ritroviamo gli anelli magici. Queste storie, infatti, hanno ispirato anche i più grandi compositori della storia dell’umanità. Di fatto non si può parlare di anelli magici senza menzionare l’opera più famosa di Richard Wagner, ovvero L’anello del Nibelungo, la cui produzione ha occupato gran parte della vita del compositore tedesco, dal 1848 al 1874.

La trama di questa tetralogia di drammi teatrali musicali, come è intuibile già dal titolo, ruota interamente intorno a un anello magico. Nel comporre il libretto dell’opera, Wagner attinse proprio alle leggende norrene di cui abbiamo parlato. Esse erano entrate a far parte della cultura germanica tramite la Canzone dei Nibelunghi, poema epico di lingua alto-tedesca del XIII secolo. Tuttavia, la versione norrena di questi miti è quella che più si avvicina all’opera di Wagner.

L’Anello del Nibelungo – da OperaWire

Ad esempio, l’antagonista principale Alberich, nonostante la presenza di un omonimo personaggio nella Canzone dei Nibelunghi, ricalca di più il nano Andvari, del quale abbiamo parlato nella prima parte dell’articolo, come chiarito qui dallo studioso Marc A. Weiner (pagina 94). Egli è infatti (indovinate un po’) un nano che ha forgiato un anello magico capace di governare il mondo e lo ha intriso di potere malvagio, rubando l’oro delle ninfe del fiume Reno e rinunciando per sempre all’amore.

Tanti personaggi proveranno a riconquistare l’anello per distruggerne i poteri malvagi, ma come nella versione norrena cadranno vittima della sua maledizione o finiranno per desiderarne i suoi poteri. Persino Odino, re degli dèi, fallisce nello scopo. Sarà poi ancora una volta la Valchiria Brunilde a spezzare l’incantesimo, riversando l’anello proprio nel fiume Reno.


Il Signore degli Anelli (J.R.R. Tolkien)

L’opera di John Ronald Reuel Tolkien, uscita negli anni Cinquanta del secolo scorso, è forse la prima in assoluto che viene in mente parlando di anelli magici. La trama si basa infatti sul potere degli anelli forgiati da Celebrimbor su ordine di Sauron durante la Seconda Era. La Poesia dell’Anello, che riassume l’intera trama dell’opera, ci fa già capire l’importanza che questi oggetti hanno avuto e continuano ad avere, al tempo di Frodo, per il mondo di Arda e in particolare per la Terra di Mezzo:

Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per l’Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra,
Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra nera scende.
Un Anello per domarli, un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli.
Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra cupa scende.

L’effetto degli Anelli sulle varie creature di Arda fu diverso da specie a specie. I Nove Uomini diventarono potenti guerrieri, ma finirono per essere sopraffatti dalla loro stessa forza, fino a diventare cavalieri al servizio di Sauron, noti come Nazgûl. Per quanto riguarda gli Elfi, essi invece non ne furono corrotti.

Celebrimbor, infatti, non coinvolse Sauron nella loro creazione, essendo egli stesso un Elfo, oltre che un abile fabbro (suo nonno Fëanor aveva prodotto i Silmaril nella Prima Era). I tre anelli contenevano ognuno il potere di un elemento: l’acqua (Nenya), il fuoco (Narya) e l’aria (Vilya). Essi furono consegnati rispettivamente a Galadriel, Círdan e Gil-Galad e furono determinanti nella guerra contro Sauron durante gli eventi della Terza Era narrati ne Il Signore degli Anelli.

Celebrimbor (interpretato da Charles Edwards) nella serie Gli anelli del potere (2022)

Un discorso opposto vale per i Nani. Questo riprende un filone narrativo che, come abbiamo descritto, risale ai tempi della mitologia norrena. I Sette Anelli donati ai Nani risvegliarono in loro una terribile bramosia per l’oro. Tutto questo si trasformò in potere malvagio utilizzabile da Sauron, come tra poco vedremo.

L’anello più potente di tutti era infatti l’Unico Anello, quello posseduto dall’Oscuro Signore, Sauron, che per questo assunse anche il titolo di Signore degli Anelli. Esso aveva il potere di controllare tutti gli altri anelli, nonché di rendere invisibile chi lo indossa, proprio come accadeva con gli anelli di Gige e di Angelica, che abbiamo visto nella prima parte.

Questo anello è anche il responsabile della mostruosa trasformazione di Gollum, in origine uno Hobbit di nome Sméagol. La trilogia di Peter Jackson ha dato a quest’evento l’importanza necessaria inserendo questa storia in un flashback all’inizio de Il Ritorno del Re. Sméagol pescava con il cugino Déagol quando si è imbattuto per caso nell’Unico Anello. Da quel momento, Gollum (che assunse questo nome per il suono gutturale che emetteva) inizierà a desiderare null’altro che il suo Tesoro.

La storia di questo anello attraversa tutte le ere conosciute del mondo di Arda, arrivando per una serie di coincidenze nelle mani di Bilbo, il quale però non ne conosce la vera importanza. Pur non venendone corrotto come Sméagol, Bilbo continuerà per tutta la vita a desiderare di indossare l’Anello. Per questo, pronuncerà alla fine della trilogia de Il Signore degli Anelli l’iconica frase “Dopotutto, perché no, perché non dovrei indossarlo un’ultima volta?”.

Il 111° compleanno di Bilbo ne Il Signore degli Anelli – La Compagnia dell’Anello (2001). Il fatto che egli non invecchiasse è anch’esso un effetto dell’Unico Anello

Da questi particolari, la difficoltà di Frodo nella missione assegnatagli da Gandalf può essere chiara anche a chi non si è mai approcciato a questo mondo. L’Anello era in grado di corrompere chiunque gli si avvicinasse, assoggettandolo alla volontà di Sauron, contenuta appunto nell’artefatto. Esso anche l’ultimo residuo dell’antica magia narrata nel Silmarillion. Per il resto, abbiamo parlato qui dell’analogia con il Medaglione di Serpeverde.

Riportare l’anello nel Monte Fato, lì dove era stato forgiato, ricorda molto la chiusura della storia dell’Anello dei Nibelunghi della mitologia norrena ripreso da Wagner. Questi due eventi rappresentano anche una sorta di “chiusura del cerchio” nelle rispettive opere, storie che si richiudono così come erano iniziate, come nella forma circolare di un anello.


Ovviamente, questo non è tutto, perché dobbiamo ancora parlare di Harry Potter e di altri anelli presenti nella cultura dei nostri giorni. Ci vediamo nella terza parte dell’articolo!

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