Un buon pozionista deve sapersi districare tra migliaia di ingredienti e ricette e spesso un piccolo errore può portare a conseguenze catastrofiche. Ma quella della Pozioni è una scienza esatta e, come ogni scienza che si rispetti, ha delle proprie leggi. Oggi vi parliamo delle tre leggi più importanti per un pozionista: le leggi di Golpalott.
Ne Il Principe Mezzosangue, durante una lezione di pozioni, il professor Lumacorno pone alla sua classe una domanda sulla terza e ultima legge di Golpalott. A rispondere è, ovviamente, Hermione.
Dalle parole della strega più brillante della sua età si scopre cosa dice la terza legge di Golpalott: “l’antidoto per un veleno complesso è maggiore della somma degli antidoti per ciascuno dei singoli componenti.” È chiaro a questo punto il tema principale delle leggi di Golpalott: veleni e antidoti.
Maneggiare con cura
Il pozionista esperto deve conoscere molto bene le proprietà dei materiali con cui realizza i suoi intrugli magici. Come abbiamo visto in alcuni articoli di Aula di Pozioni, molti ingredienti, specialmente se di derivazione vegetale, contengono sostanze molto tossiche.
Ma anche il reperimento di alcune materie può esporre il pozionista a dei grossi rischi di avvelenamento. Un buon esempio è la raccolta di pelle di Girilacco la quale è uno degli ingredienti necessari alla preparazione della Pozione Polisucco (L’Aula di Pozioni di Eate ha approfondito la famosa pozione in questo articolo). Il Girilacco è un serpente molto velenoso e se non si è un possesso di un antidoto, un solo morso può portare gravi conseguenze, persino alla morte.
Gli studi di Golpalott
Tutte queste circostanze di pericolo vennero alla mente del pozionista Gustave Golpalott che orientò i suoi studi verso i veleni e la produzione di antidoti. A ricerche finite, Golpalott enunciò le tre leggi che tuttora fanno parte delle fondamenta di un bravo pozionista e che vengono insegnate in tutte le scuole di Magia e Stregoneria.
Attenzione, ciò di cui parliamo oggi non è totalmente canonico secondo i libri: Golpalott e le sue leggi sono solo accennate, ma col passare del tempo i Potterhead hanno dedotto la prima e seconda legge dall’unica che compare ufficialmente nella saga.
La prima legge di Golpalott
Usando una metodologia che è comune negli enunciati scientifici e matematici, si è risaliti alla prima legge di Golpalott che recita: Un veleno naturale (o semplice) estratto da un vegetale richiede un antidoto naturale estratto da un altro vegetale.
Questa prima legge è la più intuitiva, ma anche la più informativa. Golpalott capì che i veleni di una determinata matrice vanno curati con un antidoto di uguale provenienza.
La seconda legge di Golpalott
La seconda legge di Golpalott dichiara: Un veleno naturale (o semplice) estratto da animale richiede un antidoto naturale estratto da un animale superiore al primo nella catena alimentare. Questa legge è un po’ più complicata e ha implicazioni più fitte. Facciamo un esempio babbano: se venissimo punti da un ragno violino dovremmo combattere il suo veleno con un antidoto prodotto da un veleno di un animale suo predatore (diretto o indiretto) o comunque che occupi un posto più alto nella catena alimentare. Nel nostro caso potrebbe essere una rana velenosa o una comune vipera.
Stando a quest’ultima legge, la realizzazione dell’antidoto espone il malcapitato a ulteriori rischi di avvelenamento, ecco perché, per chi è in situazioni pericolose, è consigliabile avere con sé un bezoar o comunque una buona scelta di antidoti.
Veleno su veleno
Nello stilare queste prime due leggi, Golpalott si basò su veleni da lui definiti semplici ossia quelli di derivazione naturale, non realizzati artificialmente e non mischiati a altri veleni.
Ma Golpalott si interrogò anche sui veleni complessi e cioè quello che si realizzano dall’unione di più sostanze tossiche. Fu così che enunciò la già citata terza legge.
La terza legge di Golpalott
L’ultima legge di Golpalott è quasi algebrica e per quanto sembri complessa, è abbastanza semplice. Assegnando un valore X a un veleno (dove X indica la tossicità) e un valore Y al suo antidoto (dove Y indica la capacità di curare dal veleno) e avendo un veleno complesso (fatto da due veleni) con valore X+X, allora il suo antidoto dovrà essere composto dai rispettivi antidoti e avere valore Y+Y. Per essere efficace l’antidoto complesso dovrà restituire un valore positivo alla formula: (Y+Y)-(X+X).
Golpalott la fa semplice
È sempre bello scoprire quanto in fondo J. K. Rowling abbia dettagliato il Mondo Magico, adornandolo di piccole minuzie come l’esistenza di leggi rigide per le pozioni. La fantasia dell’autrice è risaputa, ma quanto c’è di vero nelle leggi di Golpalott? Troverebbero riscontro nel mondo babbano? La risposta è: più o meno.
Innanzitutto bisognerebbe chiarire di che tipo di veleno stiamo parlando. Nelle storie fantastiche si immagina sempre il veleno in forma liquida o, in alcune storie, in forma gassosa. Nella realtà non esiste un veleno per antonomasia né una forma ancestrale di esso.
Questione di dose
Per noi babbani persino alcune radiazioni sono da considerarsi velenose, oppure basta pensare ai virus. Inoltre è doveroso citare l’aforisma di Paracelso (presente anche nelle figurine di Maghi e Streghe famosi!): “è la dose che fa il veleno“. Mai le parole sono state più sincere!
Per quanto una sostanza possa essere innocua, esiste una sua determinata quantità che porta alla morte. Nella ricerca scientifica esiste una denominazione per indicare la quantità di una data sostanza in grado di uccidere il 50% delle cavie a cui si somministra: la sigla è LD50 (Lethal Dose 50) ed esiste anche in funzione del 90% di letalità (LD90).
Veleni babbani e dove trovarli
Ciò che poi va a complicare ancor di più le cose è che non esiste una distinzione babbana tra veleni semplici e veleni complessi. Ciò che rende tossica una sostanza sono alcune molecole contenute al suo interno.
Alcaloidi, principi attivi, anioni e tanti altri bizzarri nomi da chimici sono i responsabili della velenosità di alcune sostanze. Detto ciò, passiamo agli antidoti, ma non entusiasmatevi perché le cose non migliorano.
Errori e verità di Golpalott
Se per Golpalott bastava una semplice formula algebrica per combattere anche il veleno più pericoloso, per i babbani non bastano anni e anni di ricerca. A molti tipi di avvelenamento non c’è cura, altri ancora non lasciano neanche il tempo di assumere un antidoto: uccidono molto rapidamente.
Inoltre anche gli antidoti non sono tutti uguali, la maggior parte di essi non è una vera cura, ma uno stimolo per gli anticorpi che già abbiamo nel nostro corpo. Però su una cosa Golpalott ci ha preso! Ad oggi per realizzare gli antidoti al veleno dei serpenti si utilizza il veleno stesso.
Come nasce realmente un antidoto
La messa a punto del siero antiofidico (nome specifico degli antidoti al veleno dei serpenti) comincia dall’estrazione del veleno dal serpente. Dopodiché viene iniettata più volte a intervalli regolari una piccolissima dose in cavie animali (solitamente cavalli). A questo punto si aspetta che gli anticorpi reagiscano verso il veleno.
Una volta passato il tempo necessario agli anticorpi per organizzare una difesa, viene prelevato un campione di sangue dal quale si isola il plasma (in cui si trovano gli anticorpi) e lo si analizza accertando la nulla pericolosità per il corpo umano. Quando si è certo dell’efficacia del siero antiofidico si passa alla distribuzione nelle strutture sanitarie. Curiosità: la stessa metodologia venne usata per creare il primo vaccino, ma anziché i cavalli vennero usate delle mucche. Il termine vaccino infatti significa di derivazione vaccina, dalle mucche insomma.
Ogni volta che ci addentriamo nel meraviglioso mondo di Harry Potter scopriamo dettagli stupefacenti e così articolati da farci venire voglia di saperne di più. La verità però è che il fantastico mondo di Harry Potter, per quanto possa sembrare completo e complesso, non potrà mai eguagliare la realtà che si compone di minuscole oscillazioni di miliardi di miliardi di miliardi di variabili. J. K. è stata superba nella creazione del Mondo Magico e non finiremo mai di ringraziarla ma, come disse il buon Einstein: ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già creata.