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L’addio di Harry a Ron e Hermione è una scena sensata?

1 Dicembre 2021 chia-digr 6 min read

L’addio di Harry a Ron e Hermione è una scena sensata?

1 Dicembre 2021 Nox 6 min read

L’addio di Harry a Ron e Hermione è una delle scene più tristi che possiamo vedere nella saga cinematografica, ma è molto diversa rispetto a quella che troviamo nel libro. È stata una scelta sensata cambiarla così drasticamente? La risposta è .

Le differenze tra libro e film sono più che legittime, ma alcune decisioni, a volte, sembrano davvero poco sensate. Un esempio è la scena della Tana in fiamme, o l’aver annullato quasi completamente le personalità di alcuni personaggi. In questo articolo, andiamo ad analizzare da vicino l’addio di Harry ai suoi migliori amici, scena molto diversa rispetto a quella proposta nel libro I Doni della Morte.

Le due scene a confronto

Nel libro

A mio parere, questo è uno dei capitoli più toccanti dell’intera saga. Harry, il nostro protagonista, colui che ci ha guidato nel mondo magico per così tanti anni e ci ha prestato i suoi occhi per poterlo vivere, deve morire.

Dopo aver scoperto la storia di Piton e il piano di Silente, Harry, disteso sul pavimento nell’ufficio del preside, si sente solo. E infatti la solitudine è il sentimento predominante di queste pagine. È come se Harry si trovasse dentro una bolla e noi, di solito sempre partecipi delle sue emozioni e dei suoi pensieri, ne siamo rimasti fuori. Harry deve morire e noi non possiamo aiutarlo, non possiamo nemmeno condividere il suo dolore.

La Rowling, in ogni frase, in ogni parola, è riuscita in modo magistrale ad esprimere il sentirsi solo del protagonista.

Il castello era deserto. Si sentì come uno spettro ad attraversarlo da solo, come se fosse già morto. Le cornici dei ritratti erano ancora vuote; ovunque aleggiava una calma inquietante, come se tutta la linfa vitale rimasta fosse concentrata nella Sala Grande, dove erano radunati i morti e coloro
che li piangevano.
Harry si avvolse nel Mantello dell’Invisibilità e scese un piano dopo l’altro, poi la scalinata di marmo fino alla Sala d’Ingresso. Forse una piccola parte di lui sperava che qualcuno avvertisse la sua presenza, che lo vedesse, che lo fermasse, ma il Mantello era come sempre impenetrabile, perfetto, e Harry raggiunse senza difficoltà il portone.

Ancora la Foresta, cap.34, I Doni della Morte

Durante il tragitto verso la foresta, Harry parla solo con Neville, incontrato per caso, per affidare a un terzo il compito di uccidere Nagini nel caso in cui Ron e Hermione non riuscissero nell’intento.

Harry desidera rivedere le persone che ama per un’ultima volta, ma decide volontariamente di non farlo perché sa che non riuscirebbe più a consegnarsi a Voldemort e che i tentavi di fermarlo dei suoi amici avrebbero solo fatto perdere tempo.

Come la pioggia contro una finestra fredda, questi pensieri tamburellavano sulla dura superficie dell’incontrovertibile verità: doveva morire. Io devo morire. Doveva finire.
Ron e Hermione sembravano molto lontani, in un paese dall’altra parte del mondo; gli parve di averli lasciati da tantissimo tempo. Niente addii, niente spiegazioni, non aveva dubbi. Era un viaggio che non potevano intraprendere insieme e i loro tentativi di fermarlo avrebbero solo sprecato tempo prezioso.

Ancora la Foresta, cap.34, I Doni della Morte

Questa solitudine è la vera, grande differenza con il film.


Nel film

Nella pellicola la scena è ben diversa: Harry lascia l’ufficio di Silente e incontra Ron e Hermione sulle scale. Quando Harry dice di volersi consegnare spontaneamente, Ron incredulo “prova” a convincerlo a non arrendersi a Voldemort.

A questo punto Harry spiega, o meglio, fa intuire, le sue ragioni e Hermione lo abbraccia proponendosi di andare con lui. Tra Harry e Ron non c’è altro che uno sguardo profondo: l’unico addio che i due si scambiano.


L’addio del film è una scena sensata?

Mi spiego meglio: dal punto di vista cinematografico, la scena è più che sensata; da quello invece narrativo e psicologico dei personaggi, purtroppo, no. Partiamo dal secondo punto.

Ron, Hermione e Harry non sono semplici amici, sono una famiglia. Hanno passato tutti gli anni di scuola insieme, sono partiti in missioni potenzialmente suicide insieme, l’anno descritto ne I Doni della Morte ognuno di loro non ha avuto altro se non gli altri due. Hermione ha perfino cancellato la memoria ai suoi genitori.

Davvero Ron e Hermione potrebbero lasciare andare a morire una parte della loro famiglia senza la minima opposizione? In sette anni hanno affrontato di tutto, nessuno dei due proverebbe a dire di riflettere un attimo per cercare (anche se invano, sia chiaro) un’altra soluzione?

(La parte in cui Ron tenta di fermarlo non conta perché ancora Harry non ha spiegato le sue ragioni.)

Ron e Hermione sono appena maggiorenni, sono dei ragazzini a cui è stato dato il peso del mondo, non è credibile che non tentino di fermare il loro migliore amico che ha deciso di sacrificarsi anche per loro.

Un’altra pecca della scena del film è la mancata reazione di Ron. Hermione si mette a piangere, abbraccia Harry e gli dice tra le lacrime “vengo con te”. Ron rimane fermo. L’addio che si scambia con il suo migliore amico è solo uno sguardo. Una reazione del genere non ha senso per un personaggio come Ronald Weasley.

Ron non è mai stato un tipo riflessivo o di poche parole, anzi. Molte volte fa vedere il suo perdere le staffe facilmente e la sua impulsività. Come se non bastasse, Ron ha appena perso un fratello. Dopo aver vissuto sulla sua pelle la morte di Fred, pensate che Ron potrebbe lasciare morire un’altra persona a lui cara senza nemmeno battere ciglio? E le direbbe addio con un solo sguardo, senza nemmeno pronunciare una parola?

Probabilmente l’intenzione era quella di far sembrare Ron forte e comprensivo del senso di sacrificio di Harry, ma visto il contesto non mi è sembrata la scelta più azzeccata.


A discolpa di Yates

Chi è che non piange durante questa scena? Esatto, nessuno. Ed è proprio per questo che è stata girata in questo modo. Ritorniamo perciò ai motivi cinematografici dietro questa scelta.

La prima cosa da sottolineare è che il mezzo cartaceo è ben diverso da quello cinematografico. Sono due metodi di comunicazione diversi, due linguaggi differenti ed è per questo che molte parti dei libri devono essere cambiate.

Riprodurre il capitolo 34 de I Doni della Morte senza cambiamenti, né aggiunte, non avrebbe sortito lo stesso effetto nel film.

La scena nel libro è molto lunga, tanto da occupare quasi un intero capitolo. La descrizione della Rowling, attraverso gli occhi di Harry, è davvero lenta: Harry ha bisogno di fermarsi e osservare ogni piccola cosa perché sa che quella è l’ultima volta in cui potrà vederla. Le parole in questo caso dilatano il tempo e fanno sentire la pesantezza di ogni passo di Harry, facendo quasi diventare il tragitto fino alla foresta una marcia funebre.

Ebbene, questa scena riprodotta in questo modo anche nei film sarebbe stata troppo lunga, ma soprattutto noiosa. Nel libro noi conosciamo i pensieri di Harry, nella pellicola no. In altre parole, esclusa l’idea di un monologo interiore, che avrebbe stonato di sicuro, la scena sarebbe stata completamente silenziosa. Probabilmente avrebbe contribuito al senso di solitudine di cui parlavamo a inizio articolo, ma senza i pensieri di Harry non avremmo potuto empatizzare, anzi avremmo sentito di più l’essere dietro uno schermo.

La scena con Ron e Hermione, per quanto non perfetta, ci dà tutto il pàthos che dovremmo sentire durante l’addio a un personaggio a noi caro.


In conclusione, nonostante sia completamente diversa, la scena del film non è affatto brutta. Probabilmente poteva essere fatta meglio, senza la cieca rassegnazione di Hermione e con un briciolo di emozione di Ron, ma rimane comunque una scena toccante che riesce a tramandare le emozioni giuste per un momento del genere.

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