Rieccoci qui a immaginare quali grandi registi sarebbero stati perfetti per girare gli 8 film di Harry Potter. Oggi parliamo dei due capitoli cinematografici più discussi: L’Ordine della Fenice e Il Principe Mezzosangue.
Il quinto libro è quello più voluminoso e, di conseguenza, con una storia più fitta in cui appaiono nuovi personaggi e nuove svolte di trama. Il Principe Mezzosangue è meno corposo, ma altrettanto fondamentale per i futuri risvolti della storia.
Il film del sesto capitolo è celebre per essere il meno fedele e il peggio sceneggiato: tutti quei tagli e quelle scene inappropriate… ne abbiamo parlato qui. Cerchiamo perciò di ridare giustizia a questi due film attraverso l’ipotesi di una regia da due grandi personalità del cinema.
Outsider tra i registi
L’Ordine della Fenice è il principio della direzione di David Yates nella saga, egli accompagnerà Harry sin proprio alla fine. La sua regia si dimostra abbastanza appropriata e versatile, ma qua è là spuntano piccoli difettucci in parte causati dalle esigenze di produzione. Yates mantiene il suo stile generale fino all’ultimo film, arricchendo la sua regia di piccole variazioni come filtri di tonalità diversi e ritmi di montaggio vari. Ora lasciamoci alle spalle le immagini di Yates e riguardiamoci i film attraverso la cinepresa di due registi giganti.
C’è un regista: un regista che almeno una volta, ognuno di noi, ha pensato essere perfetto per dirigere uno dei film della saga. Un regista che è a proprio agio con le realtà eccentriche, con i personaggi strambi, con le scenografie gotiche. C’è un regista che è il più iconoclasta di tutti. Questo regista è Tim Burton. Prima che i cinefili gridino il loro disappunto, lasciate che vi illustriamo i buoni motivi per cui L’Ordine della Fenice è perfetto per essere un film Burtoniano.
Personaggi e registi a braccetto
Abbiamo un ragazzo in piena crisi adolescenziale che viene emarginato dai suoi compagni, abbiamo una strampalata ragazzina bionda, abbiamo un’inquietante e sadica insegnante maniaca dell’ordine e poi abbiamo Helena Bonam Carter. I film di Tim Burton hanno specifiche caratteristiche che li rendono facilmente riconoscibili e molte di queste sono già contenute nella storia di Harry Potter e L’Ordine della Fenice.
Iniziamo con la scenografia: Hogwarts è un’ambientazione tetra, gotica e medievale e Burton ci va matto per questi abbinamenti che possiamo incontrare in Batman, Dark Shadows e Il mistero di Sleepy Hollow. I personaggi che popolano le storie del più outsider dei registi sono strampalati, bizzarri e inquietanti, per rendere bene l’idea basti pensare a Beetlejuice, Edward mani di Forbice e La Fabbrica di Cioccolato (questi sono solo alcuni). Sotto questo aspetto risultano molto adeguati personaggi come Piton, Sibilla Cooman e Luna Lovegood. Quest’ultima ha il valore aggiunto di essere bionda, tratto che Burton cerca molto per alcuni ruoli.
Un rospo crudele e un eccentrico regista
Rimanendo in tema personaggi, ne L‘ordine della Fenice vediamo per la prima volta Bellatrix Lestrange, interpretata da Helena Bonam Carter che, insieme a Johnny Deep, è una delle attrici più apprezzati dal regista, oltre ad essere stata la sua fidanzata a per molto tempo. Eppure c’è un personaggio così stravagante e temibile che è perfetto per la cinepresa di Tim Burton: Dolores Umbridge.
L’odiata professoressa avrebbe dato a Burton un bel po’ da fare e sicuramente il regista le avrebbe regalato alcuni tratti tipici dei suoi protagonisti. La Umbridge di Burton la dobbiamo immaginare ancora più perfezionista e maniaca dell’ordine e dall’aspetto ancora più bislacco, con il viso veramente molto simile ad un rospo. Questa ricerca dell’ordine sterile e tristemente ordinario è ricorrente nei film del regista americano: ricordate i sobborghi di Edward Mani di Forbice e di Big Fish?
Ordine e sangue
Inoltre, se fosse stato Tim Burton a riprendere la Umbridge, questa avrebbe mostrato il suo lato più sadico: la scena della punizione sarebbe stata più sanguinosa e cruda così come le scene d’azione nel Ministero della Magia, e non dimentichiamoci dell’aggressione al signor Weasley. A proposito del Ministero della Magia, Burton l’avrebbe sicuramente realizzato mixando sapientemente l’esasperazione dell’ordine e l’atmosfera misteriosa e fosca tipica dei suoi lavori.
Il tocco di Tim Burton
Se pensate che lo stile di Tim Burton si limiti a personaggi bizzarri e inquietanti in ambienti gotici e tetri, non sareste completamente nel giusto. Il centro della filmografia di Burton gira intorno a un tematica: l’emarginazione. Le storie del regista raccontano di personaggi del tutto fuori luogo, personaggi che, a causa del loro aspetto, del loro carattere o del loro stato sociale non riescono a integrarsi con il circostante. Pensate a Jak di Nightmare Before Christmas, a Ed Wood, ai ragazzi di Miss Peregrine e a La Sposa Cadavere.
Il quinto anno di Harry a Hogwarts è molto difficile: tutti lo reputano un bugiardo, un egocentrico e quindi un soggetto da evitare e da isolare. E poi c’è Luna Lovegood. Ah, la cara Luna è un’altro personaggio della saga a cui Tim Burton avrebbe dato un grande apporto stilistico enfatizzando i suoi aspetti più bizzarri, i suoi sguardi spersi e il suo atteggiamento sognante.
Registi vs morte: vince Tim Burton
Per concludere questa ipotesi vi esponiamo un altro tema ricorrente per Burton: la morte, e noi ovviamente intendiamo la morte di Sirius Black. Questo tragico evento sarebbe stato raccontato in maniera più minuziosa da Tim, magari mostrando il dialogo tra Harry e Sir. Nick o accentuando la rabbia di Harry nell’ufficio di Silente o, ancora, enfatizzando il rifiuto ad accettare la dipartita del suo padrino.
Tim Burton è uno dei più grandi registi e storie come quella di Harry Potter sembrano fatte apposta per lui, ma noi possiamo solo immaginare come sarebbe stato L’Ordine della Fenice diretto dall’outsider dei registi.
Il cantastorie dei registi
Veniamo ora al film più discusso degli 8. Il Principe Mezzosangue è sicuramente pieno di difetti, ma proviamo dargli nuova luce attraverso la macchina da presa di un grande narratore del cinema: Francis Ford Coppola. Il motivo per cui abbiamo pensato a Coppola sta proprio per la sua incredibile e sottile capacità di saper raccontare una storia senza trascurare nessun aspetto.
La sua meticolosità quasi ossessiva gli ha permesso di raccontare storie dalle trame magnifiche e con personaggi dettagliati negli atteggiamenti e nelle emozioni. La saga de Il Padrino e L’uomo della pioggia ci immergono nel profondo dei loro protagonisti: sentiamo il peso che attanaglia Michael Corleone e il dibattito morale che si divincola nel petto di Rudy Baylor.
La cinepresa racconta
Coppola è, tra i registi, il più attento alla storia dei personaggi che popolano le proprie opere, egli delinea le personalità servendosi non solo di flashback, ma anche di inquadrature ricercate, di sguardi molto espressivi, di primi piani lunghi e di un sonoro perfettamente implementato. Per capire in pieno lo stile di Francis Ford Coppola basta aver visto il suo capolavoro assoluto: Apocalypse Now. Il Capitano Willard parla poco, eppure riusciamo a capire tutto ciò che pensa, riusciamo a seguire il percorso delle sue riflessioni così in contrasto tra loro.
E poi dissolvenze, fumo, luci, ombre e quella dimensione onirica in cui tutto sembra immerso. Un regista così abile a raccontare i personaggi sarebbe stato perfetto per il film della saga che meno è riuscito a mostrare la storia di uno dei suoi protagonisti. Coppola ci avrebbe raccontato il passato di Tom Riddle in maniera eccellente, con le sue inquadrature sfumate e con il suo montaggio eclettico. La storia di Voldemort avrebbe avuto finalmente giustizia e noi avremmo potuto godere di scene dai set minimalisti, quasi teatrali, che restituiscono l’idea di ricordo e di sogno. Inoltre, il regista è un grande esperto nell’inserimento di flashback dal sapore surreale, se non ci credete vedete Dracula di Bram Stoker.
Coppola: una sonda nell’anima
Tra i registi, Coppola è il più grande indagatore dell’animo umano e la corruzione dell’anima di Voldemort meriterebbe la sua narrazione. La storia del Signore Oscuro non è la sola trama che compone il film: il racconto del Principe, le ricerche di Silente e i sospetti di Harry sono le altre vicende che rendono il sesto capitolo uno spaccato delle sensazioni dell’essere umano. Se fosse stato Coppola a dirigere alcune scene come l’uccisione di Silente o la bevuta della pozione della disperazione, avremmo avuto un film molto intimo, forse un po’ troppo drammatico, ma che avrebbe toccato corde molto profonde in ognuno di noi.
Per finire, rimandiamo ad una delle scene più belle del capolavoro di Coppola: l’arrivo di Willard all’estremo confine del fronte americano in Apocalypse Now. Chi ha visto il film ha ben chiara in mente l’atmosfera in cui è calato il ponte che segna il limite ultimo del territorio americano: luci lampeggianti, scoppi e boati in lontananza, completo disordine e caotica disorganizzazione, luci e ombre che si rincorrono in delle inquadrature ampie eppure soffocanti a causa del gran soqquadro. Bene, ora prendete questa atmosfera e infilatela nei corridoi di Hogwarts mentre i Mangiamorte fanno irruzione nella scuola e scagliano lucenti e fatali maledizioni a destra e a manca.
Il Principe dei registi
Tra i molti registi che hanno fatto la storia, abbiamo pensato che Coppola sarebbe stato il più capace a descrivere il turbinio di scoperte che Harry fa nel corso del suo sesto anno e di come queste cambino la sua visione di quel finale così prevedibile eppure così sorprendente. Così come Micheal Corleone ascende al potere autodistruttivo della criminalità organizzata, allo stesso modo Harry vede comporsi davanti a sé un progetto tanto arduo quanto doloroso e disorientante.
Finisce qui la nostra fantasiosa ipotesi su quali registi avrebbero potuto dirigere i film di Harry Potter. Speriamo che questa rivisitazione della saga cinematografica vi abbia fatto sognare almeno un po’, per lo meno ci avrebbe risparmiato della scena della tana in fiamme (scena a cui abbiamo tentato di dare una spiegazione qui). Ci aspettiamo per gli ultimi due capitoli per i quali abbiamo scritturato due grandi, anzi grandissimi registi. Vi diamo giusto due indizi: uno è italiano, l’altro è una leggenda.