Nulla è riuscito a dividere i fan come The Cursed Child. In tanti lo odiano, molti altri lo amano. Eppure lo spettacolo continua a incassare successi. Merita davvero una possibilità?
The Cursed Child è lo spettacolo teatrale dei record. Lo script con le battute dei personaggi è il libro più acquistato del 2016. È lo spettacolo preferito dal pubblico inglese, ed è stato anche premiato dalla critica con un record di nove Olivier Awards, il riconoscimento più importante per uno spettacolo inglese. Motivo di vanto per tutti quelli a cui è piaciuto, eppure molti continuano ad essere scettici.
Lo spettacolo è un’esperienza particolare, differente dai 7 romanzi e dagli 8 film della saga, e fare qualsiasi tipo di paragone sarebbe impossibile e inutile. La storia è stata concepita come qualcosa di indipendente, un nuovo episodio bonus. È un’opera teatrale, con i suoi tempi e i suoi cliché, fondamentali per la resa sul palcoscenico. L’esperienza a teatro, senza dubbio, non ha niente a che vedere con la sola lettura del copione.
Ma lo script è sufficiente per dare un parere sulla storia? È possibile apprezzarla semplicemente leggendo il copione? Quest’opera così controversa merita davvero una possibilità?
Una storia concepita per essere vista sul palcoscenico
Prima di parlare di The Cursed Child, dobbiamo tenere conto di queste premesse, e mettere da parte pregiudizi e aspettative. Questa nuova opera, infatti, ci ha lasciati disorientati, perché è completamente diversa da quello a cui eravamo abituati. Alcuni di noi erano addirittura convinti (anche a causa della campagna promozionale) che la storia sarebbe stata commercializzata sotto forma di romanzo. Quando l’abbiamo aperto e abbiamo cominciato a leggere ci siamo trovati spaesati. Mancano i dettagli, i pensieri, e tutti gli elementi che rendevano unici i libri originali. In quanto script, contiene solo le battute dei personaggi. Inoltre, le traduzioni hanno contribuito a rendere le battute dei personaggi ancora più piatte.
Nonostante questo, bisogna ricordare che la storia è stata concepita esclusivamente per funzionare sul palcoscenico. Non ci sono mai stati piani di pubblicarla sotto forma di romanzo. La scelta di pubblicare il copione dello spettacolo è stata fatta per permettere a tutti di conoscere la storia. Allo stesso tempo, però, è stata la ragione più grande per cui non è stato apprezzato: ha consegnato nelle mani di molti qualcosa che non erano preparati a leggere.
Leggere solo lo script è la punta di un iceberg
E purtroppo, leggere soltanto il copione è limitativo. È utile al cast, alla produzione, ma non ai fan, avidi di dettagli.
A teatro il resto viene compensato da attori, musiche e scenografie. Chi legge lo script deve, invece, fare uno sforzo di immaginazione non indifferente. Inoltre, si presuppone che chi legga abbia una solida conoscenza pregressa del Mondo Magico. Per questo, non troviamo le spiegazioni di incantesimi e pozioni, e i luoghi non necessitano descrizioni.
La lettura dello script può essere considerata come un’opportunità per ritornare nel Mondo Magico, e contestualizzare la storia facendo affidamento sulle proprie conoscenze e ricordi in maniera autonoma. Partendo da questo nuovo punto di vista, è più semplice superare l’impatto iniziale con questo nuovo formato, e mettersi alla prova con un tipo diverso di lettura. Possiamo concentrarci sull’evoluzione dei personaggi a partire da quello che dicono, e la storia offre innumerevoli stimoli e occasioni per ricostruire elementi ripercorrendo passaggi che conosciamo già bene.
I viaggi nel tempo
Per parlare degli elementi più controversi e criticati dai fans della storia sarà necessario entrare nei dettagli. D’ora in poi troverete qualche spoiler: se non avete letto lo script, e non volete rovinarvi la sorpresa, vi consiglio di continuare solo dopo averlo fatto.
Molti considerano i viaggi nel tempo nella storia una presunta violazione delle leggi già esistenti sull’argomento (e delle basi del canon ufficiale).
Basandoci sulle informazioni rilasciate dalla Rowling su Wizarding World prima dell’opera teatrale, esiste la legge del professor Croaker.
«La massima distanza temporale a cui si può viaggiare senza che si verifichino gravi danni al viaggiatore o al tempo stesso è di cinque ore».
Nel Prigioniero di Azkaban Hermione e Harry tornano indietro di qualche ora, per questo la timeline non viene alterata e nessuno si fa male. In The Cursed Child Albus e Scorpius mettono in atto un meccanismo a cascata ritornando più volte indietro di decenni. La legge di Croaker viene infranta, con tutte le conseguenze che ne derivano.
Le regole dei viaggi temporali, quindi, non sono state riscritte, semplicemente esplorate. Oltretutto, i ragazzi riescono a tornare così tanto indietro perché sono in possesso di un nuovo tipo di Giratempo. Non ha niente a che vedere con il ciondolo di Hermione, è una versione più moderna. Nello script viene esplicitamente detto, e visivamente è molto più grande.
Quante volte ci siamo chiesti perché, se esistono mezzi per tornare nel passato, nessuno li ha mai usati per fermare Voldemort? The Cursed Child ci offre una risposta a questa domanda. La storia dimostra in maniera pratica che viaggiare nel tempo crea dei catastrofici paradossi.
Questa prospettiva è uno spunto a riflettere sull’importanza di ogni minima decisione: anche la scelta che ci sembra più insignificante ha contribuito a formare il presente come lo conosciamo. Una piccola variazione, inoltre, avrebbe il potenziale di causare cambiamenti radicali sul mondo circostante. Nei futuri “paralleli” incontriamo personaggi del tutto diversi da come li abbiamo sempre conosciuti, a causa degli eventi che hanno influenzato le loro vite. Altri personaggi non sono addirittura mai nati.
I personaggi
A proposito di personaggi. Tutti abbiamo le nostre idee su come i nostri beniamini siano cresciuti, e lo spettacolo ci propone una versione abbastanza credibile. Come già chiarito prima, i personaggi nelle realtà alternative sono un caso a parte. Alcuni hanno accentuato lati del loro carattere, altri sono maturati e cambiati. La vera sorpresa sono stati i personaggi inediti. Albus Severus Potter e Scorpius Malfoy sono tutto meno che quello che ci aspettavamo su di loro. Diventano ottimi amici, Albus entra in Serpeverde e Scorpius ha un cuore d’oro. È la dimostrazione che “non sono le nostre capacità che dimostrano chi siamo davvero, sono le nostre scelte“.
Delphi è l’unico personaggio le cui origini rientrano a fatica nella storia. Principalmente perché è difficile credere che Voldemort abbia voluto un figlio. Riesce più facile pensare che Bellatrix abbia fatto qualche sorta di stregoneria per compiacere il Signore Oscuro con un erede. Temporalmente, potrebbe essere accaduto tra il sesto e il settimo libro, quando Voldemort era alla ricerca della bacchetta di Sambuco. Questa però è solo un’idea. Il fatto che la Rowling non ne abbia ancora parlato lascia perplessi molti fan, ma magari prima o poi lo farà.
Le tematiche
La storia affronta molti temi. Accanto a quelli classici, come l’amicizia e la morte, ci sono nuovi spunti di riflessione.
È l’ultima avventura di Harry, quella che lo porta ad acquisire una nuova consapevolezza di se stesso, del suo destino, e a buttarsi alle spalle anche psicologicamente il suo passato.
E poi è soprattutto la storia dell’essere genitori. Harry non ha mai avuto una figura paterna di riferimento. Per questo fa fatica ad avere un rapporto con Albus, il più difficile dei suoi figli. Solo alla fine capisce che tutti gli sforzi per guadagnarsi la fiducia di suo figlio sono inutili. Albus ha soltanto bisogno del suo lato più vulnerabile e umano, e di essere accettato per chi è davvero. Draco si dimostra un padre disposto a tutto per il suo unico figlio. E la ragione che spinge Delphi a mettere in piedi il piano alla base della storia è proprio il suo desiderio di conoscere suo padre e stare al suo fianco.
Ma allora questa possibilità gliela vogliamo dare o no?
A me non sembra una fanfiction superficiale e senza storia. Sì, J.K. Rowling è stata aiutata da Jack Thorne e John Tiffany per la resa teatrale, ma è pur sempre la sua storia. Leggendola, e poi vedendola a teatro, mi sono emozionato profondamente. Mi sono sentito di nuovo in quel mondo che mi ha fatto compagnia per tanto tempo.
Apprezzo il coraggio della Rowling nel ritornare su dei personaggi sacri per milioni di appassionati, e apprezzo anche che l’abbia fatto in una maniera inaspettata. Senza neanche voler competere con la saga originale, ci ha proposto una storia, per quanto non perfetta, diversa e particolare in un nuovo formato. Un’avventura travolgente e nostalgica, che riprende tanti passaggi cari agli appassionati, per rivisitarli e rinnovarli. Per queste ragioni, The Cursed Child merita una possibilità.
L’atteggiamento migliore è leggere lo script con tranquillità e una mente aperta. Ignorate i commenti negativi e date alla storia una nuova opportunità di lettura in chiave diversa. E, se ne avete l’opportunità, andate a vederla anche a teatro. Gli attori ci mettono ogni briciola del loro talento, e sono persone fantastiche. Questa ultima avventura merita rispetto soltanto per l’incredibile lavoro che c’è dietro lo spettacolo.
The Cursed Child resta una realtà premiata e apprezzata da milioni di fans in tutto il mondo.