Con la collaborazione dei nostri amici di PotterCast, Serena Riglietti, prima illustratrice delle copertine di Harry Potter, diventata famosa in tutto il mondo proprio per i suoi disegni, torna con un nuovo progetto che vuole riportare in auge la sua arte legata alla saga del maghetto più famoso del mondo.
Serena Riglietti è nata a Pavia, ma vive e lavora a Pesaro. È un’affermata Art Director e Illustratrice di libri per giovani sognatori. Ma non solo: sue sono le illustrazioni italiane della prima edizione dei volumi della saga di Harry Potter.
Da quasi vent’anni insegna Illustrazione presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino, dove in prima persona ha studiato e ha mosso i primi passi della sua brillante carriera. Ad oggi è considerata una delle firme più significative e ispirate nel mondo dell’illustrazione italiana.
Nel 2023 è stata ospite della XI edizione di Etna Comics, l’evento fieristico più importante del sud Italia, con una mostra dedicata al suo lavoro nell’ambito di Harry Potter in occasione dei 25 anni dalla pubblicazione de La Pietra Filosofale.
La collaborazione con PotterCast
Come racconta The Rowling Library, sempre nel 2023 Serena inizia una stretta collaborazione proprio sul tema Harry Potter con l’Associazione Culturale denominata PotterCast, un gruppo di appassionati esperti della saga, collezionisti e divulgatori, composto da Antonio Seria, Graziano Moschelli, Rudy Muscolino e Alessio Salitore, con i quali ha intrapreso una serie di progetti in ambito collezionistico.
Uno di questi progetti, che vede coinvolto lo studio degli artisti Alessio e Ivan Salitore, è stato presentato durante la XII edizione di Etna Comics, in una conferenza dedicata. Il progetto riguarda il celebre Harry Senza Occhiali illustrato da Serena Riglietti: nella fattispecie la realizzazione di una statuetta da collezione.
I ragazzi di PotterCast, tra obbiettivi ambiziosi e sogni nel cassetto, vogliono diffondere curiosità e conoscenze relative al lavoro di Serena Riglietti per la prima edizione italiana di Harry Potter, e collaborano con l’illustratrice, in ambito creativo, nella realizzazione di fine art di altissima qualità che riprendono i suoi disegni più significativi.
Come l’Italia ha conosciuto (e continua a conoscere) Harry Potter
Se la rappresentazione di Harry con un cappello a forma di topo ha suscitato grande interesse nei lettori di tutto il mondo, in Italia è entrato a far parte a tutti gli effetti della cultura popolare. Non esiste lettore o anche solo conoscitore della saga che non identifichi il Bambino che è sopravvissuto con l’interpretazione di Serena.
In Italia le generazioni che sono cresciute insieme a Harry, infatti, hanno creato un forte legame con le opere di Serena Riglietti, specialmente con le illustrazioni delle copertine, avendo trascorso insieme ad esse momenti magici dell’infanzia.
Per vent’anni i disegni dell’illustratrice sono stati l’unica iterazione italiana originale, e il legame con i lettori si è corroborato, trasferendosi di generazione in generazione sino ai lettori più giovani, insieme al desiderio di cominciare la lettura della saga attraverso la vecchia traduzione, ovvero quella di Marina Astrologo, associata proprio alla prima edizione illustrata da Serena Riglietti.
Le prime copertine, mai pubblicate
È a tratti paradossale che la rappresentazione più celebre in Italia, e sicuramente tra le più discusse nel mondo, ritragga Harry senza alcun segno degli occhiali né dell’iconica cicatrice a forma di saetta. Eppure due dei disegni più importanti di Serena hanno proprio queste caratteristiche, oltre all’inesatto, se così si può definire date le circostanze, colore dei capelli, ramati in entrambe le tavole.
Una, la prima copertina de La Pietra Filosofale, non fu mai pubblicata. Il colore dei capelli è stato modificato e la cicatrice aggiunta nella pubblicazione della prima stampa assoluta risalente a maggio 1998.
L’altra, con Harry sulle spalle di Hagrid, pensata per un pieghevole per il lancio di Harry Potter in Italia, è stato il primo disegno sottoposto all’attenzione del grande Luigi Spagnol, guida editoriale di Salani, casa editrice italiana di Harry Potter.
Questa tavola, forse meno conosciuta, è estremamente significativa anche per la circostanza storica. Fu infatti definita, dal punto di vista strettamente filologico, del tutto sbagliata da Luigi Spagnol, il quale, in un pezzo in cui raccontava di Serena Riglietti, ha poi aggiunto: “Eppure, quel disegno sbagliato era perfetto”.
Com’è nata la copertina
In effetti passa tutto da qui, dalla coerenza filologica, per ovvi motivi disattesa: nonostante si trattasse di quello che poi fu un vero e proprio caso editoriale, anche Harry Potter non fu sottratto all’usuale mancanza di tempo con cui spesso si è costretti a lavorare nelle case editrici.
Ciò si tradusse in un numero assai risibile di informazioni perlopiù sommarie e altamente imprecise fornite a Serena in vista della realizzazione delle prime tavole. Pochi punti di riferimento, come ci racconta lei stessa: il protagonista della storia avrebbe avuto un animale da compagnia, sarebbe stato un mago, e avrebbe condotto una partita a scacchi molto importante per la sua vita.
Forse aver avuto così pochi dettagli sulla storia può essere considerato un esempio di provvida sventura, poiché è proprio in quel contesto nebuloso che la mente di Serena ha potuto viaggiare libera, manifestando pienamente l’esigenza espressiva del suo stile evocativo.
Una vera e propria sliding door, che apre alla dicotomia tra libertà e predestinazione su cui Serena si è sempre interrogata, anche durante un recente episodio a lei dedicato del live streaming settimanale di PotterCast.
La “perfetta” arte di Serena Riglietti
È più grande la storia in sé o l’arte che ad essa introduce? E se è grande quest’ultima, lo è in relazione alla storia? Insomma, un muto diverbio: l’opera in caratteri o il carattere delle opere realizzate con acquerello, china, matita? Probabilmente, l’una non può fare a meno dell’altro.
Giorgio Bacci, professore associato di Storia dell’arte, definisce l’arte di Serena come spessa, densa e allo stesso tempo leggera come uno sbuffo di una veste sottile, concludendo così: “Sembra imbevuta della materia dei sogni”.
In effetti tutte le tavole dell’illustratrice, al netto delle incongruenze, traducono la caratteristica più identitaria della penna di J.K. Rowling: la commistione tra fantasia e realtà che contraddistingue un mondo magico che si mischia al mondo reale. D’altronde, quel cappello a forma di topo ha destato l’attenzione proprio di J.K Rowling in persona.
L’incontro con PotterCast
A ingarbugliare ulteriormente la matassa dei nostri discorsi sul caso, Serena Riglietti ha disegnato la celebre tavola per il primo capitolo, Harry Potter e La Pietra Filosofale, non nella sua Pesaro, bensì a Catania, a cavallo tra il 1997 ed il 1998.
Si trovava in Sicilia, in vacanza nel periodo di Capodanno, senza le sue preziose matite al seguito, quando dovette andare a recuperare carta e acquerelli perché le fu proposto di disegnare Harry Potter.
Si tratta della stessa città in cui, a distanza di moltissimi anni, il suo cammino ha incrociato quello di quattro ragazzi siciliani, che poi hanno deciso di fondare un’associazione culturale basata proprio sulla passione per la storia narrata da J.K. Rowling.
Il viaggio con Serena Riglietti
Progettare il futuro con Serena Riglietti non è da intendersi come lavoro in senso stretto, ma si tratta piuttosto di conoscersi, fare un viaggio insieme, in altre parole: è un po’ come vivere. Lei è così, ama disegnare cappelli multiformi, inserire nelle sue opere messaggi che si estendono oltre la tavola. Serena Riglietti è uno spirito libero.
Arrivati al quinto capitolo, L’Ordine della Fenice, Serena consegna all’ultimo giorno utile, inviando una tavola con Harry in primo piano, troppo tardi per essere modificata. Un disegno complesso, in cui è ritratta l’araba fenice con la frase in latino ad essa spesso associata: refecta mea vivo mortis. Rivivo della mia stessa morte.
Un augurio legato ad una profonda riflessione sulla maternità, riportato in una forma incompleta per indurre l’osservatore ad interrogarsi. Ed ecco che ritorniamo all’interpretazione di un’opera come un momento intimo, quasi come se la comprensione di se stessi attraverso l’espressione artistica passasse inevitabilmente dall’interrogarsi su di essa senza conoscerne la risposta in senso assoluto.
Per Serena, l’artista soffre di solitudine quasi per antonomasia, poiché vede il mondo in un modo difficilmente comprensibile ai più. E passando così tanto tempo in studio a disegnare, dipingere, scrivere, pensare, finisce col perdere contatto con lo scorrere del tempo, perdendo di vista i propri cari, la propria vita. Per questa ragione, grazie alla contingenza di essersi trovata con altre anime affini alla sua, come anche noialtri, ci sentiamo meno soli, non solo nel percorso di approfondimento di Harry Potter, ma nel misterioso viaggio che è la vita.