La scena della morte di Voldemort ne “I Doni della Morte” parte 2 è quella che più fa saltare i nervi ai fan legati alla scena descritta nel libro. Ma forse non è totalmente da buttare.
L’approccio migliore a una qualsiasi scena dei vari film della Saga, è non considerarla rappresentazione fedele della corrispondente scena descritta nel libro. Anzi, sarebbe meglio considerare Saga letteraria e Saga cinematografica come due catene separate, che raccontino la stessa storia, ma seguendo codici differenti.
Per analizzare questa scena in particolare è meglio, forse, partire da prima del combattimento, cioè da quando Harry svela di non essere morto.
Neville in fiamme
Innanzitutto c’è una differenza sostanziale tra libro e film. Nella scena del libro è Voldemort stesso ad appellare il Cappello Parlante dall’ufficio di Silente. Lo mette sulla testa di Neville e, dichiarando che da quel momento in poi sarebbe esistita solo la Casa di Serpeverde, lo incendia. Subito dopo Grop e i Centauri arrivano a combattere. Neville si libera dall’Incantesimo Petrificus, estrae dal Cappello la Spada di Grifondoro e uccide Nagini. Qui Hagrid si accorge che Harry non è più in mezzo a loro, mentre in realtà è avvolto dal Mantello dell’Invisibilità.
Nella scena del film tutto ciò si riduce al discorso d’incitamento di Neville, all’estrazione della Spada dal Cappello e a Harry che salta giù dalle braccia di Hagrid, con conseguente pioggia d’incantesimi e caos generale. Certamente una scena più riduttiva, ma chiaramente necessaria per esigenze di budget e durata e per una più ampia spettacolarizzazione. È evidente la mancanza della parte in cui Neville uccide il serpente, ma il possibile motivo del ritardo di questa scena si capirà più avanti.
Morte di Voldemort: scena letteraria
Proseguendo nella narrazione, vediamo Harry che si aggira sotto il Mantello lanciando incantesimi di Scudo qua e là. Protettori di Hogwarts e Mangiamorte duellano tra loro. A un certo punto, Harry si svela. Lui e Voldemort si affrontano in mezzo alla Sala Grande, circondati da tutti i restanti combattenti, che hanno ora smesso di duellare. In questo frangente, Harry rivela a Voldemort ciò che Silente aveva capito riguardo al suo passato e il piano per non macchiare l’anima di Draco organizzando il suo stesso omicidio per mano di Piton, in realtà fedele al Preside.
Dopo avergli spiegato, infine, la verità sulla lealtà della Bacchetta di Sambuco, partono i due incantesimi finali, che si scontrano e, disarmandolo, uccidono Voldemort.
E Harry, con l’infallibile abilità del Cercatore, la prese al volo con la mano libera mentre Voldemort cadeva all’indietro, le braccia spalancate, le pupille a fessura degli occhi scarlatti che si giravano verso l’alto. Tom Riddle crollò sul pavimento con banale solennità, il corpo fiacco e rattrappito, le mani bianche vuote, il volto da serpente inespressivo e ignaro. Voldemort era morto, ucciso dal rimbalzo della sua stessa maledizione, e Harry fissava, con due bacchette in mano, il guscio vuoto del suo nemico.
La Rowling, in questa scena, ha intenzionalmente evidenziato la mortalità e soprattutto l’umanità di Voldemort, ma con la sua abilità nel descriverla le ha conferito comunque una sorta d’importanza, che un lettore percepisce e assimila.
Cinema e Letteratura: due linguaggi diversi
Le differenze con la scena cinematografica saltano subito all’occhio: il duello tra Harry e Voldemort per i corridoi del Castello, l’abbraccio, il volo all’esterno, infine il duello nel Cortile spezzato dall’uccisione di Nagini da parte di Neville. Si deve considerare però una differenza fondamentale tra Cinema e Letteratura: il linguaggio utilizzato per comunicare. Uno scrittore proprio in virtù del testo, con la sua punteggiatura, le pause, gli accenti, la scelta di una parola al posto di un’altra, guida il lettore in un percorso tematico piuttosto che in un altro, e sceglie lui cosa mettere in risalto e cosa in secondo piano.
In un film il messaggio da comunicare deve arrivare in modo immediato ed esplicito, e soprattutto deve avere quel grado di spettacolarità che attragga e rimanga impresso. Inoltre, la condizione d’istantaneità di ogni scena impone che quello stesso messaggio sia ribadito più volte per essere incisivo nella consapevolezza del pubblico.
Ogni Horcrux distrutto uccide una parte di Voldemort: nei libri basta spiegarlo una volta, dopodiché il lettore sarà libero di continuare nella lettura e ritornare indietro a piacere se troverà difficoltà. Nei film la soluzione migliore e più diretta è stata trovata in una scena che faccia corrispondere ad ogni Horcrux distrutto un dolore fisico in Voldemort e una materializzazione della sua anima che svanisce. La similitudine tra Harry e Voldemort nel considerare Hogwarts la cosa più vicina ad una casa è condensata nel duello tra i due all’interno e fuori dal Castello, in un cerchio simbolico che parte e finisce nel Cortile.
Un giro di parole e di immagini
A questo punto, si arriva agli ultimi frames e ai più contestati.
Inizialmente, l’abbraccio. Prima di abbracciarlo, sempre Harry insinua in Voldemort il dubbio che la Bacchetta di Sambuco possa non rispondergli. Dopodiché dice una frase:
Avanti Tom, finiamola come abbiamo cominciato. Insieme.
In quel momento, non solo l’umanità di Voldemort è sottolineata dal fatto che Harry lo chiama per nome, quanto con quel contatto si sta sottolineando la superiorità morale di Harry, che ha accettato il suo nemico. Con quel gesto, Harry ha già dimostrato di aver vinto.
Nel volo che compiono intorno al Castello è riprodotto idealmente il giro in cerchio descritto nel libro, in mezzo alla folla nella Sala Grande. La progressiva consapevolezza di Voldemort viene inscenata con quella sorta di fusione che avviene tra i due prima di atterrare. Anche se a livello inconscio, questo è un codice filmico che trasmette allo spettatore l’idea di parità e di abbattimento delle differenze.
Si potrebbe ribattere, ora, che in realtà Voldemort non è ancora mortale, in quanto Nagini non è ancora stata uccisa. Una spiegazione di questo ritardo potrebbe essere: tenendo presente che Voldemort avverte ogni distruzione degli Horcrux e che nei film, a differenza dei libri, la sua convinzione di essere imbattibile non è eccessivamente marcata, se Nagini fosse morta prima non si sarebbe sentito così sicuro di vincere. Probabilmente sarebbe stato più vicino al carattere del Voldemort cinematografico farlo ritirare piuttosto che farlo continuare a combattere. Abbattendo il suo ultimo stralcio di anima durante il combattimento, invece, l’ultimo attacco istintivo a Harry sarebbe risultato più naturale.
Morte di Voldemort: scena cinematografica
Infine, la sua morte vera e propria e la scena che più ha scatenato le critiche dei fan. In quest’ultimo caso, a parte la spiegazione più semplice che sembrerebbe essere l’attrattiva degli effetti speciali, entrano in gioco le convenzioni cinematografiche. Voldemort rappresenta nel mondo di Harry Potter la personificazione del Male. La sua morte non è perciò la semplice morte di un uomo, ma la vittoria su un’entità più ampia. Inoltre, c’è sempre da tenere a mente il presupposto che le due Saghe seguono percorsi logici differenti, giocando con diverse associazioni d’idee. Perciò il modo più efficace di sottolineare la fine della Battaglia è demolirne l’impalcatura, disintegrando il corpo che ospita la fazione perdente.
Per concludere, ci sono aspetti dei film di cui si può solo ipotizzare un’interpretazione o il motivo delle scelte stilistiche utilizzate. Ma una cosa è certa: ogni scena ha un suo perché, il tutto sta nel cambiare la prospettiva con cui si guarda!