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Le inquadrature più belle dei film di Harry Potter – parte 3

21 Dicembre 2025 beat-napo 8 min read

Le inquadrature più belle dei film di Harry Potter – parte 3

21 Dicembre 2025 Becks 8 min read

Gli otto film di Harry Potter sono entrati nella storia del cinema. Ecco a voi quali sono le inquadrature dei film che, a nostro parere, sono rimaste nella storia!

In questo articolo concludiamo la carrellata delle inquadrature più belle dei film della saga (qui potete trovare l’articolo precedente). Continuiamo la nostra lista con gli ultimi due film di Harry Potter, quelli che abbiamo aspettato di più e che sono stati, fin dall’inizio, intensi ed emozionanti.

Harry Potter e i Doni della Morte (parte 1)

Inutile dire che, ormai nel pieno della guerra, il film è del tutto l’antitesi del primo. Yates è di nuovo al timone della barca e, sebbene anche questo film sia stato criticato per alcune scelte di trama, nel complesso non può considerarsi un brutto prodotto, così come non lo era stato Il Principe Mezzosangue. Yates è un bravo regista e la sua visione è nitida e dettagliata.

Ciò gli permette di scegliere inquadrature adatte alla drammaticità della scena e a capire qual è la fotografia più giusta per rappresentare un momento storico nel mondo magico, in cui il bene viene schiacciato dal male.

I colori tetri dei Mangiamorte

Anche qui troviamo una fotografia estremamente buia, fredda, e distaccata, come a sottolineare che i tre protagonisti hanno ormai perso la loro ingenuità. Fin dall’inizio vediamo quale sarà il mood di tutto il film, con la riunione dei mangiamorte, che richiama molto quelle dei soldati nazisti. I colori predominanti sono il nero e il grigio, e le inquadrature usate tendono a sottolineare costantemente il potere di Voldemort e la sua influenza sui maghi presenti alla riunione.

Un esempio lampante è il momento in cui Voldemort chiede a Lucius la sua bacchetta. Anche qui il punto macchina è leggermente più basso rispetto al normale: se vedete infatti siamo sotto l’altezza degli occhi. È sempre un modo per sottolineare l’impossibilità di Lucius di sottrarsi a un ordine di Voldemort, che rimarca la sua potenza anche con la postura. In primo piano ci sono la sua mano ed il volto di Lucius, ma il fuoco è sul viso di Voldemort, che appare quindi come la figura più potente.

Yates e le scene cruente

Molto interessante dal punto di vista cinematografico è sicuramente la sequenza della fuga dal ministero, dove i tre protagonisti scappano dagli Auror. Questi ultimi indossano delle uniformi che non siamo abituati a vedere e soprattutto si muovono come soldati, richiamando in senso lato l’oppressione nazista. Un altro cenno a questo stesso periodo storico è la statua al centro, dove i maghi calpestano i babbani.

Subito dopo assistiamo a una delle scene più cruente, ovvero quella in cui Ron resta “spezzato” a seguito della smaterializzazione. Yates ha messo in scena un momento che mai i bambini che erano andati a vedere il primo film della saga si sarebbero immaginati. Per svariati motivi, l’inquadratura delle mani insanguinate di Hermione è rimasta nella memoria di tutti noi.

La sua posizione, che nella narrazione ha un motivo ben preciso, viene sfruttata da Yates per celare un messaggio: nessuno di loro è più ingenuo e l’innocenza dei bambini si è andata, ormai, a perdere. L’inquadratura non fa altro che sottolineare il disagio e lo sconcerto di fronte a ciò che sta succedendo, sia da parte nostra che dei personaggi.

La bellezza della sequenza animata

Una sequenza importantissima dal punto di vista narrativo è quella della Storia dei Tre Fratelli. Il tutto avviene in casa Lovegood, ed è Xeno a raccontarla. Sebbene sia un’animazione, il montaggio e le dissolvenze riescono a farci entrare nel vivo della storia. Lo stile essenziale, fatto di figure quasi stilizzate, di luce fioca e di ombre, è accurato, affascinante e inquietante.

La favola sembra uscire direttamente dalla penna dei fratelli Grimm ed è effettivamente la fedele riproposizione per immagini del racconto: quanto serve per renderla una sequenza memorabile. Ben Hibon, che si è occupato dell’animazione, ha detto di essersi ispirato alle ombre cinesi e allo stile di Lotte Reiniger.

La citazione di Cuarón

Yates ha descritto questo capitolo come un Road Movie. Troviamo la definizione calzante, dato che il film si concentra sul viaggio di Harry, Ron ed Hermione alla ricerca degli horcrux. Come tutti i road movie che si rispettino, le location sono tante e tutte mozzafiato. Da ricordare è sicuramente l’avventura di Hermione e Harry a Godric’s Hollow. Sebbene alcune scene siano state girate in CGI, è forse una delle sequenze più toccanti del film.

Da qui si aprono le porte per un’altra importante e iconica scena, che riguarda invece l’incontro con Bathilda Bath. Viene citato un po’ Cuarón, con la sua tecnica al limite tra horror e fiaba, anche se Yates non bada al fatto che ci possano essere bambini in sala e rende questa scena sconvolgente, lontana da quelle a cui siamo abituati. Basta vedere il momento in cui Harry e Bathilda sono l’uno di fronte all’altro per avere di nuovo le stesse vibes che ci aveva lasciato il terzo film.

Il dolore della fine

Non si può non citare il momento in cui ci troviamo a Villa Malfoy e Hermione è trattenuta da Bellatrix. Anche questa scena è stata considerata una delle più disturbanti del film, tanto che, dopo le riprese, Helena Bohem Carter si è andata ad accertare che Emma Watson stesse bene. Yates ha avuto un’ottima idea ad utilizzare un piano a due così ravvicinato.

Se notate bene tutta l’inquadratura è occupata dai due personaggi e Bellatrix è quella che ha “più spazio”. Nel cinema ogni singola scelta ha un significato e persino decidere chi occupa maggiormente la scena incide sull’emozione che si vuole far arrivare al pubblico.

Non si può concludere questa rassegna, se non con una delle morti più dolorose del film. La scena in cui Dobby muore e il loro arrivo a Villa Conchiglia, conclude questa prima parte dei Doni della Morte. Yates ha affermato di voler finire il capitolo in questo modo, proprio perché tutti i film precedenti si erano conclusi con una morte.

Anche qui abbiamo un piano a due, ma in questo caso l’emozione creata è totalmente diversa. La compassione e la gentilezza di Harry traspaiono in quel bacio lasciato sulla fronte di Dobby, che ci sembra più simile ad un bambino e molto più umano di tanti maghi.


Harry Potter e i Doni della Morte (parte 2)

Se la prima parte è stata definita come un Road Movie, qui Yates cambia registro e afferma che ci troviamo di fronte ad un War Movie. Il clima di guerra si respira fin dalle prime sequenze e il campo di battaglia diventa Hogwarts, ben lontana dal clima magico e fiabesco dei primi film.

È difficile fare una cernita delle inquadrature più belle di questo film. Yates ha voluto creare una degna conclusione per una saga che ha cambiato la vita di molte persone. Si è trovato a puntare tutto su una fotografia cupa che richiama i toni della morte e su colori tipici dei film di guerra.

Ha usato delle inquadrature ben studiate, lungo tutto il film, proprio per percorrere a pieno il viaggio emotivo dei personaggi. Anche qui sono state avanzate numerose critiche, ma dal punto di vista strettamente cinematografico Harry Potter e I Doni della Morte (parte 2) è un buonissimo prodotto. Citeremo, perciò, solo alcune delle inquadrature che ci hanno colpito di più e che, secondo noi, hanno avuto un impatto emotivo enorme. Le immagini più significative riguardano per lo più la battaglia di Hogwarts, in cui sono successe talmente tante cose che sarebbe impossibile elencarle tutte.

La verità su Piton

Una delle sequenze più belle è l’arrivo di Harry, che affronta Piton davanti agli studenti. È bellissima la reazione del nuovo preside quando la McGranitt difende Harry, schierandosi dalla sua parte e cominciando a lanciare schiantesimi contro quello che considerava un suo amico. L’espressione di Severus Piton è quasi stupita e c’è esitazione, sinonimo del fatto che non volesse farle del male.

Altro momento iconico è quello in cui vediamo i ricordi di Piton. È stato IL plot twist della saga e nessuno si toglierà mai dalla testa l’immagine di Severus che tiene Lily fra le braccia. Yates è stato tremendamente bravo a rendere questa scena con una sola inquadratura, anche qui obliqua, che lasciava trasparire tutto il dolore del personaggio.

Mi apro alla chiusura

Sulla stessa linea vi è il momento in cui Harry trova la pietra della resurrezione e vede di nuovo i suoi genitori. È stata una delle scene che molti hanno preferito, anche se non renderà mai giustizia a quella descritta nel libro. Anche qui la fotografia è leggermente sbiadita, come se fosse coperta dallo stesso velo che si trova nei ricordi di Piton. Inoltre, i colori sono sempre scuri e verdognoli, sinonimo del fatto che Harry si stia avvicinando a Voldemort.

Da ricordare è l’inquadratura in cui Harry prende coscienza del fatto di essere a un passo dalla morte. Yates la rende veloce e tremenda allo stesso tempo. Questo piano medio ci presenta Harry in tutto il suo terrore, come se fosse gelato sul posto, e il campo vuoto dietro di lui grida un messaggio doloroso: è solo.

L’ultimo incontro fra Silente e Harry

Unico momento luminoso, è quello tra Silente ed Harry, in cui finalmente il protagonista ha delle risposte. È come se in questa sequenza la fotografia fosse completamente ribaltata. Il montaggio è morbido e le inquadrature sono rilassate: niente oblique, niente plongeè, ma frame semplici e poco articolati.

L’incertezza di Draco

Un altro primo piano rimasto nella storia è quello di Draco, fra le fila di Hogwarts. Poco prima il padre lo aveva richiamato e Draco aveva spostato lo sguardo, ignorandolo quasi. Il richiamo di Narcissa, invece, fa cambiare l’espressione del personaggio, che si sente quasi rassicurato dalla madre, per cui abbiamo compreso prova un profondissimo affetto. Questo frame è l’esatto momento in cui Draco sente la voce della madre, una delle inquadrature più potenti di tutta la saga.

L’umanità di Voldemort

Un’altra inquadratura che ci è piaciuta particolarmente, è uno dei tanti momenti del duello fra Harry Potter e Lord Voldemort. In questo frame il Signore Oscuro compie un gesto estremamente umano e, perché no, babbano: afferra Harry per il volto, in maniera cruda e violenta.

È un gesto che siamo abituati a vedere in film crime o thriller e sicuramente lontano dall’ambiente dei maghi purosangue che tanto piacciono a Voldemort. Yates sembra aver voluto sottolineare che anche un mago come Tom Riddle sia, effettivamente, umano.


Volenti o nolenti, gli otto film di Harry Potter hanno fatto la storia, lasciandoci tanti spunti interessanti su cui riflettere, sia dal punto di vista narrativo che tecnico. E voi siete d’accordo? Fatecelo sapere nei commenti!

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