Ormai sempre più spesso assistiamo a flop più o meno attesi e viceversa a successi immensi quasi sempre preannunciati. Che cosa determina il trionfo o la disfatta di un prodotto televisivo o cinematografico? Tante cose, ma un aspetto è sempre più fondamentale, soprattutto ad oggi: il cosiddetto “fattore nostalgia”.
Premessa: una notizia abbastanza recente, di poche settimane fa. Più nello specifico, una notizia che riguarda l’ultimo film targato Disney Pixar, Elio. Nonostante le recensioni mediamente molto positive, da parte sia della critica sia del pubblico, il progetto non ha per nulla convinto… già in partenza.
L’interesse scarsissimo, complice forse una pubblicità fatta col freno a mano tirato, ha fatto sì che Elio fosse un flop quasi preannunciato. Tuttavia pare non essere l’unico nel suo genere: vi ricordate di film come Raya e l’ultimo drago, oppure Onward? Film davvero belli, e certamente tanti di voi li avranno visti, ma non abbastanza da impedirci di catalogarli come flop. Come mai?
L’incertezza del nuovo
Partiamo da un articolo molto interessante pubblicato dai colleghi di Wired proprio sul fiasco di Elio. La riflessione riguarda il futuro dell’animazione in generale, e soprattutto declinata nei prodotti Disney e Pixar.
Perché tanti film di una casa cinematografica così tanto amata e venerata dal grande pubblico si rivelano insuccessi di tale portata? Soprattutto se li confrontiamo con l’eclatante trionfo di altrettanti progetti, come i sequel di Oceania e Inside Out, oppure il live action di Lilo e Stitch.

La differenza si è già palesata: da una parte abbiamo il nuovo, mentre dall’altra il conosciuto. Da una parte la celebrazione dell’originalità, dall’altra non soltanto la prosecuzione di storie già raccontate, ma persino il rifacimento – quasi scena per scena – di film già visti.
Questo significa che il nuovo indiscriminatamente spaventa? No, ma sicuramente l’incertezza della novità, unita alla sicurezza d’altro canto delle storie che già conosciamo e amiamo, stanno portando il grande pubblico a orientarsi più volentieri verso ciò che è familiare. Azzardo un termine, nostalgico.

Il successo di Harry Potter ai tempi del Covid19
Vi siete mai chiesti perché negli ultimi anni, e soprattutto durante le fasi più drammatiche della pandemia, la televisione ci ha riproposto maratone di Harry Potter a ripetizione? E quanti di voi hanno riletto i libri proprio in quei mesi di lockdown?
Dal 2020 sembra che la saga abbia avuto una rinascita. Diciamocelo, non che ne avesse bisogno, Harry Potter non è mai davvero “passato di moda”, e anzi, ogni anno che passa, ogni generazione che si sussegue, sempre più giovani e adulti si avvicinano al Mondo Magico di J.K. Rowling.

Ma c’è un elemento in particolare che ha reso questa saga così celebre e amata soprattutto durante il Covid19: sa di casa. Tornare a Hogwarts per tantissimi di noi ha significato creare un legame con un mondo familiare e sicuro in un momento in cui di familiare e sicuro, al di fuori, non c’era nulla.
Harry, Ron, Hermione, tutti loro erano quegli amici che potevamo incontrare ogni volta che volevamo, quando con gli amici veri non abbiamo potuto scambiare un abbraccio per tanti mesi. Addirittura alcuni di noi non ha potuto farlo con la famiglia, e dunque ecco che – come Harry – abbiamo riscoperto la famiglia di Hogwarts.

Il “fattore nostalgia”
C’è un unico, vero motivo per cui ad oggi è così probabile un flop di Elio e un successo di Oceania 2: la gente guarda ciò a cui è affezionata. Il nuovo, in generale, a meno che non abbia elementi così particolari e originali da renderlo irresistibile, non incuriosisce, bensì spaventa. E nel migliore dei casi, semplicemente non interessa.
Perché la saga di Animali Fantastici a un certo punto ha fatto flop? Perché si è allontanata troppo da casa. A un tratto non c’entrava più nulla con Harry Potter. Aggiungeteci l’effettiva scarsa qualità dei film ed ecco gli ingredienti per una disfatta.

Perché non c’è nulla di peggio del nuovo, tranne una cosa sola: vedere la propria casa rovinata. La nostalgia disillusa. Il familiare che diventa una delusione.
Tutto questo, però, accade dopo. Prima c’è l’aspettativa. E nonostante le polemiche contro una particolare scelta di cast, nonostante la scarsa convinzione di tanti fan verso l’effettiva utilità di una serie tv, il progetto di HBO è destinato al successo. Perché anche se li odiamo, noi vogliamo i remake. Anche se sbuffiamo tutte le volte che ne danno notizia e ci chiediamo se davvero serviva un altro film così, accorriamo al cinema per vedere Lilo e Stitch e Dragon Trainer.

Certo, i remake devono essere fatti bene. Solo questo può far sì che il successo iniziale si protragga e anzi si solidifichi, e non si tratti solo di un fuoco di paglia. Sicuramente, poi, anche le premesse devono essere buone, altrimenti finisce come con il film di Biancaneve. E noi le premesse buone, per ora, le abbiamo.
Il “fattore nostalgia” completa il tutto. Per quanto non vogliamo, quello è il nostro mondo, ci manca e siamo felici di tornarvi ogni volta che possiamo. Hogwarts è casa e verseremo una lacrima, quando la vedremo di nuovo, nonostante non sarà la Hogwarts che tutti conosciamo. Perché sarà comunque sempre lei.

La serie tv di Harry Potter è dunque un successo già assicurato? Sicuramente il “fattore nostalgia” pone delle basi ottime perché lo sia. Unico neo? In Italia HBO non è così popolare, dunque purtroppo dovremo misurarci con la difficoltà di non avere facile accesso a un prodotto di tale importanza come invece capita per i film e serie tv Netflix o Disney. Ma se faranno un buon lavoro, il trionfo è ciò che li aspetta.





