Tutti ricorderanno sicuramente la partita a scacchi che Ron gioca, a soli 11 anni, durante il primo libro/film della saga. Partita che è segno non solo della magistrale bravura che Ron dimostra già in così tenera età nel gioco degli scacchi, ma rivela anche altre sue doti.
E’ da imputare soprattutto ai film l’aver reso il personaggio di Ron una macchietta che mangia e fa battute stupide. Ma in realtà il Ronald Weasley dei libri è molto di più.
Il Ron che incontriamo nella Pietra Filosofale è un ragazzino timido e un po’ goffo, vissuto sempre con il peso di essere il fratellino minore. Dopo Charlie, Bill e Percy, tre personaggi che ci vengono pressoché descritti come studenti modello, tutti e tre prefetti, le aspettative sul piccolo Ron sono alte.
Ma ci sono anche Fred e George direte voi, ebbe sì, ma fino a un certo punto: infatti i genitori si sono accorti della non spiccata affinità tra i gemelli e lo studio, o la scuola in generale in realtà. Il loro maggior pregio è far ridere ovviamente, e Ron li invidia e li rispetta anche per questo.
Quindi Ron è l’ultimo maschietto e da lui non ci si aspetta niente di meno di quello che hanno raggiunto i fratelli grandi.
Gran bel peso per un ragazzo di undici anni, non trovate?
Infatti non è un caso che lui nello Specchio delle Brame si veda primeggiare non solo tra i Weasley, ma nella scuola, essendo prefetto e miglior giocatore di Quidditch, stringendo anche la mano del preside.
Tutto questo, aggiunto al fatto di essere il migliore amico del Ragazzo che è Sopravvissuto lo hanno portato a essere timido e molto geloso a volte.
Ma nonostante ciò ha dato più volte prova di essersi meritato un posto nei Grifondoro, e di essere molto più di quello che i film lasciano trasparire: facce buffe.
A solo undici anni è riuscito a vincere la partita a scacchi dei maghi nei sotterranei, prova ideata dalla professoressa McGranitt in persona!
Decisamente un’impresa notevole, non c’è che dire.
Inoltre è da sottolineare il modo in cui lui vince la partita: con la decisione di sacrificare se stesso pur di far avanzare Harry e Hermione.
Ha dimostrato così non solo di essere un bravo stratega, ma anche di avere un coraggio fuori dal comune per un ragazzo in così giovane età.
Ma vediamo bene perché e come la patita a scacchia sia importante per determinare chi sia realmente il nostro roscio.
Controllo:
Ron a Hogwarts è stato messo sotto pressione dall’essere il più piccolo e l’ultimo arrivato, deve reggere il confronto con il prefetto Percy e deve fare meglio di quel che stanno combinando Fred e George.
Se qualcuno si aspetta sempre qualcosa da te, è difficile prendere il controllo delle proprie scelte, cerchi solo di assecondare ciò che gli altri vogliono.
Ma per Ron mentre gioca a scacchi non è così, è il gioco nel quale è da solo con la scacchiera e l’avversario, dove è davvero lui a prendere le decisioni.
Strategia:
Ron è a volte impulsivo, spericolato e irrazionale – pensate solo all’aver preso la macchina del padre al secondo anno, o essersi arrabbiato perché Harry era stato scelto per il Torneo Tre Maghi.
Gli scacchi invece sono un lungo gioco con solo tre possibili esiti. Gli scacchi forzano Ron a pensare di strategia e in fretta. E’ solo così che lui dà il suo meglio.
Pensate ai Doni della Morte, a quanto sia facilmente influenzabile a lungo raggio, ma invece quando si tratta di prendere decisioni rapide è quasi sempre lucido. Come l’idea di andare a prendere le zanne di Basilisco nella Camera dei Segreti.
Aspettative:
Abbiamo già detto che su di lui la famiglia ha aspettative alte e prestabilite e lui deve tenere il passo con esse.
Ma non a scacchi. A scacchi nessuno si aspetta nulla, al di fuori che lui giochi, e lui gioca bene. Senza pressioni, anche se forse durante la partita nei sotterranei qualche pressione l’aveva, ma è riuscito a incanalarla nel modo giusto. Cosa non scontata perché non sempre gli riesce, come quando inizia a giocare a Quidditch, è un vero disastro finché non prende confidenza.
Istintivo, ma senza esserne cosciente:
Il suo istinto è praticamente sempre nel giusto, ma non riesce quasi mai a seguirlo per colpa delle sue timidezze e delle sue ansie.
Mentre invece quando gioca a scacchi riesce in tempi brevi a pensare d’istinto senza quasi esserne consapevole ed è così che riesce a vincere le partite.
Sa che può farlo:
Contrariamente a molti altri aspetti della sua vita, influenzati dalla famiglia o dagli amici, gli scacchi sono sempre stati un punto di fuga per Ron, un’occasione per poter finalmente primeggiare.
Sa di essere bravo, sa di essere molto bravo e lo dimostra sconfiggendo in una partita niente meno che la professoressa McGranitt.
Tutto questo è il Ron dei libri, ma non solo, è solo un piccolo scorcio di un personaggio costruito molto bene e davvero complesso.
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