I libri di Harry Potter sono pervasi da una vena ironica che sicuramente ha contribuito a farcene innamorare.
Vediamo di capire di cosa si tratta.
Quel genio letterario della Rowling
Se ci siamo innamorati dei libri di Harry Potter è anche merito di alcune trovate letterarie della Rowling, che ha condito le opere in modo tale da creare dei veri e propri capolavori. Non si tratta solo di una questione di trama e contenuti: lo stile gioca un ruolo fondamentale in qualsiasi opera letteraria; se poi consideriamo che la saga è composta da ben sette volumi, l’aspetto stilistico non è certo da sottovalutare.
Sarebbe interessante condurre un’analisi stilistica della saga di Harry Potter. Tuttavia, ci sottraiamo a quest’allettante prospettiva per due ordini di motivi: in primo luogo, non ci pare il caso di annoiarvi con riflessioni di natura letteraria; in secondo luogo, occorrerebbe partire dall’opera in lingua originaria (un’analisi stilistica che trascuri la dimensione linguistica perderebbe sicuramente di rigore; portarla avanti sui volumi in traduzione senza un riscontro con le edizioni originali è riduttivo).
E dunque, senza la pretesa di offrirvi una pedante riflessione sugli aspetti formali dell’opera della Rowling, tentiamo almeno di illustrare una chiave di lettura, un aspetto che gioca un ruolo fondamentale nella saga letteraria: l’ironia.
L’ironia nei dialoghi tra i personaggi
I sette libri di Harry Potter (e in misura particolare i primi) sono pervasi da una vena d’ironia che rende la lettura piacevole. Inoltre ne consente una facile immedesimazione nei fatti narrati. Si pensi ai dialoghi tra i personaggi, agli scambi di battute nei quali l’ironia ha una duplice funzione: da un lato, ravviva la narrazione, stemperando le atmosfere drammatiche e dilettando i lettori; dall’altro, permette di comprendere a fondo i tratti caratteriali dei personaggi (alcuni di loro sarebbero stati ottimi comici), i loro atteggiamenti e i loro obiettivi, i loro desideri, le loro paure, le loro speranze (basti solo pensare al surreale senso dell’umorismo di Silente).
Da ironia innocua a umorismo tagliente
Procedendo nella lettura, di libro in libro le atmosfere si fanno più cupe, la lettura più impegnativa e i personaggi maturano. All’ironia bonaria e innocua dei primi volumi si affianca man mano un umorismo più tagliente, che in alcuni casi riesce a stento a varcare i confini del sarcasmo.
È il caso del quinto libro: la Rowling sembra provare un vero e proprio piacere nel descrivere gli scambi di battute tra la McGranitt e la Umbridge; dalle loro parole, dalle frecciate e dalle allusioni pungenti emerge chiaramente l’astio che le due donne nutrono l’una per l’altra.
Ironia e parodia
Di fianco a questa dimensione dell’ironia, esplicita e volta a rivitalizzare il ritmo narrativo, trova spazio un’altra dimensione, che bisognerebbe definire “parodica”: nei libri sono presenti diverse parodie di alcuni aspetti della nostra realtà quotidiana. Ecco che Gilderoy Allock diviene la caricatura dei ciarlatani del nostro mondo, mentre Rita Skeeter fa il verso ai moderni paparazzi; nel personaggio della Cooman si legge una critica alle pratiche divinatorie, mentre il personaggio della cantante Celestina Warbeck – follemente amata da Molly Weasley – sembra essere tratteggiato sugli idoli della musica moderna.