Le fiabe di Beda il Bardo rappresentano uno scrigno di tesori senza tempo, un’ottima lettura della buonanotte… anche per i piccoli Babbani!
Le fiabe di Beda il Bardo sono state popolari favole serali per secoli, familiari ai piccoli maghi tanto quanto Cenerentola e Biancaneve per i piccoli Babbani. In fin dei conti, i racconti di Beda sono l’equivalente, nel mondo magico, delle Favole di Esopo, e forniscono preziose lezioni per i piccoli maghi. Ciò non toglie che anche i Babbani possano trarne importanti insegnamenti…
Una comicità buffonesca
Il primo racconto (Il Mago e il Pentolone Salterino) si sposa alla perfezione con quel tipo di umorismo buffonesco e grossolano che ha tanto a che fare con i più piccoli. Nella fiaba si legge di bimbi viziati, formaggi puzzolenti, latte acido e disgustose verruche. Ma immagini orride ricorrono più o meno in tutta la raccolta di racconti: ne La Fonte della Buona Sorte, per esempio, una mostruosa serpe bianca beve le lacrime della protagonista. Se questi dettagli non riescono a catturare l’attenzione dei bambini (sempre attratti dal nauseante e dal disgustoso), evidentemente non siete in grado di leggere come si deve le fiabe di Beda (in tal caso, vi consigliamo di dare uno sguardo alla fantastica edizione illustrata).
La magia della parola
Come le fiabe babbane, i racconti del Bardo rappresentano un glorioso incontro tra un linguaggio elegante, espressioni arcaiche e frasi poetiche. I “famigliari” di uno stregone imbronciato lo rassicurano dicendogli che “tutto cambierò quando una fanciulla catturerà il suo cuore”, mentre un ciarlatano che ha ingannato lo “stolto Re” si serve di calici d’argento e dell’ausilio di una “lavandaia”. Insomma, parole e idee si incontrano dando vita a soluzioni linguistiche e narrative raffinate ed evocative, che troppo raramente trovano un riscontro in cartoni animati o schermi tecnologici.
Fiabe in formato pocket
I racconti di Beda il Bardo sono concisi, brevi, contenuti: per tali ragioni, sono perfetti come favole della buonanotte. Inoltre, sono impreziositi da meravigliose illustrazioni: alcune conferiscono alle pagine un tocco di graziosità (è il caso degli ornamenti floreali che decorano i piè di pagina), altre invece necessitano di essere spiegate (per esempio, il liuto e il calice versato che introducono Lo Stregone dal Cuore Peloso), altre ancora sono davvero spassose (aspettate di arrivare al cavallo fluttuante di Baba Raba e il Ceppo Ghignante…!).
Una vena romantica… e femminista
Tutte le fiabe di Beda sono – in un modo o nell’altro – percorse da una vena romantica, che non si traduce mai in quei violenti impulsi ormonali tipici dei libri di Harry Potter. Tra le righe, si legge una concezione dell’amore più cavalleresca, legata ai canoni dell’amore cortese (ricordiamo che Beda apparterrebbe più o meno al XV secolo); certo, sono frequenti i riferimenti alla bellezza, ma i personaggi si preoccupano piuttosto della veridicità del loro sentimento, riconoscendo la natura effimera, a volte sciocca e illusoria, spesso tristemente imprevedibile, del cuore umano.
Inoltre, Beda si fa portatore di un messaggio che, per i suoi tempi, potremmo definire femminista: le streghe di cui narra Beda non sono le fanciulle tragiche e smidollate rispondenti ai canoni della favolistica babbana; sono figure femminili che afferrano il destino con le proprie mani, senza aspettare che un coraggioso cavaliere o un avvenente principe salvi loro la vita.
Una guida morale senza tempo
La virtù è premiata e la malvagità è punita. Potere, inganno e intimidazione non trovano spazio per molto tempo: i veri eroi prevalgono attraverso l’ingegno, l’applicazione, la gentilezza, il buonsenso. Aiutare gli altri è un fine nobile; gelosia, invidia, vanità, se non controllate, sono sempre letali. Ecco il messaggio morale di cui Beda si fa portavoce: occorre condurre una vita onesta, all’insegna dei più nobili valori.
Ogni racconto è corredato da brevi (ma brillanti) commenti di Albus Silente che includono osservazioni relative alla storia della magia, a ricordi personali o ad aspetti fondamentali di ogni fiaba. I commenti di Silente fanno sì che i racconti acquistino ancor più valore con l’avanzare dell’età: è il caso delle lezioni sul pregiudizio e l’intolleranza (lette sotto la luce della storia dei maghi purosangue), o del mondo delle maledizioni (vi dice niente la storia della Bacchetta di Sambuco?).
Infine, il Preside di Hogwarts ricorda ai lettori la vulnerabilità e la debolezza umane di fronte alla tentazione, alla sete di potere, all’angoscia o alla perdita. È un messaggio che va al di là di ogni tempo e spazio, e che è vero sia che tu sia un bambino, un adulto, una strega, un mago, un Babbano o lo stregone capo del Wizengamot.