La classificazione dei romanzi di Harry Potter è sempre stata problematica. Sebbene spesso sia banalmente collocato tra i fantasy e gli young-adult, bisogna tenere conto del fatto che le vicende si svolgono in tempi e luoghi reali.
Per definire il genere letterario nel quale si collocano i romanzi di Harry Potter bisogna tenere conto di due cose: la prima è che J.K. Rowling ha costruito i suoi racconti prendendo “in prestito” creature provenienti dalle più svariate culture ( leggende celtiche e inglesi, mitologia greca, Egitto, India, Giappone, Scandinavia ecc.); la seconda è che molte vicende di Harry e degli altri protagonisti assolvono determinate funzioni catartiche per la buona crescita dell’individuo. Questo basta a definire la narrazione dei romanzi di Harry Potter come fiaba.
Eppure, questa classificazione sembra stare stretta alla saga di J. K. Rowling.
Fantasy e sottogeneri
È molto comune confondere fiaba e narrazione fantasy. Ci sono forti similitudini tra i due generi: gli elementi magici, la vittoria del bene e il riscatto di personaggi semplici che si trovano a ricoprire il ruolo di protagonisti (Harry non è consapevole di essere un mago all’inizio del primo romanzo). Nel fantasy, però, questi simboli si attivano all’interno di atmosfere più complesse e ricche di colpi di scena.
I personaggi sono il prodotto di una fantasia liberatoria che permette di costruire rappresentazioni del bene, del male, dell’amore, dell’odio, dell’ingenuità e dell’astuzia sotto forma delle più svariate specie. La trama è molto più ricca di intrecci rispetto a quella della fiaba e il protagonista è impegnato non solo a superare ostacoli esterni, ma anche a condurre una lotta estenuante con la propria forza interiore per non soccombere alle lusinghe delle forze oscure.
Dopo questo chiarimento viene, quindi, naturale classificare Harry Potter come narrazione fantasy, o meglio, come marvellous, sottogenere del fantasy dove gli avvenimenti avvengono in uno “spazio separato”, quasi un mondo parallelo. In Harry Potter questo universo magico è incastrato nel mondo esistente, in luoghi geograficamente localizzabili. Ecco perché possiamo identificarlo come un fantasy ibrido, che condivide alcune caratteristiche con altri due sottogeneri detti urban fantasy e pure fantastic.
Negli urban fantasy solitamente l’elemento fantastico è legato agli ambienti urbani, mescolati con le relative tematiche. Quindi, Harry Potter può essere definito urban fantasy per le scelte di ambientazione.
Nel pure fantastic il lettore è lasciato spesso nell’incertezza e sono ricorrenti i temi dello specchio, dei vetri, degli occhiali, del mondo riflesso, temi che sono presenti (anche se in modo ridotto) anche nei romanzi di Harry Potter.
Dunque, si può affermare che Harry Potter è un fantasy (al di là del sottogenere in questione); può essere inserito anche nei thriller per alcune sfumature ricche di suspense che assume la storia, soprattutto nei capitoli finali. Chiaramente rientra anche nei parametri del romanzo di avventura per i vari eventi che i protagonisti vivono, di anno in anno. Infine, è ovviamente un romanzo di ambientazione scolastica, perché gran parte degli avvenimenti si svolgono all’interno della scuola dei protagonisti.
A chi sono destinati i libri di Harry Potter?
I libri di Harry Potter sono stati scritti per un pubblico infantile, ma in seguito i romanzi sono “cresciuti” sia nel linguaggio sia nelle tematiche trattate. È interessante notare che nel caso di Harry Potter la crescita dei lettori avviene in contemporanea con quella dei personaggi.
Andando avanti con la saga cresce il numero di scene particolarmente forti (sebbene queste non superino mai il limite del lecito). Il linguaggio dei primi libri è più scanzonato e ironico, mentre nei successivi è più serio e, a tratti, tende ad assumere sfumature “noir”.
Per quanto riguarda i personaggi, essi non sono divisi nettamente nelle fazioni del bene e del male (come Harry apprende dalle parole del suo padrino, Sirius: “Il mondo non è diviso in persone buone e Mangiamorte”). Ma tutti i personaggi hanno diverse sfumature. Harry stesso è rappresentato sempre di più come un essere umano, così anche il suo padrino Sirius, suo padre James e Silente stesso. Anche i personaggi definiti come “buoni” commettono errori e hanno comportamenti spesso sbagliati. Non ci sono eroi “senza macchia”, e i cattivi sono più complessi di quanto crediamo. Come possono esserlo Severus Piton, o irreversibili, come Draco Malfoy e sua madre Narcissa. I confini del bene e del male sono, quindi, molto sfumati.
In conclusione, si può affermare che i libri di Harry Potter possono essere considerati come letteratura fantasy indirizzata a tutti.
Fonti: Enciclopedia Treccani, Valentina Oppezzo, Harry Potter al cinema