Il mondo magico, come quello babbano, è pieno di ingiustizie, e nei libri ci viene sottolineato in che modo accade. Ecco come il Ministero della Magia è un’allegoria delle discriminazioni politiche.
Infatti, i principi su cui si basa il mondo magico sono isolazionisti e segregativi. Basti osservare che esistono termini come “purosangue” e “mezzosangue”, che mostrano che c’è la tendenza a fare discriminazioni in base alla purezza del sangue. Lo scopo del Ministero della Magia, come dice Hagrid a Harry, è mantenere segreto ai babbani che ci sono ancora maghi e streghe. Questa è un’indicazione che i romanzi sono anche caratterizzati dalla politica.
I valori del Ministero sono fondati sulla paura e sul controllo. La paura dei maghi e la diffidenza nei confronti dei babbani hanno portato alla creazione dello Statuto Internazionale di Segretezza. Harry Potter può essere considerato un avvertimento di ciò che potrebbe succedere a una società con un governo del genere.
Il mondo magico britannico è ritratto come nazionalista, autorevole e difettoso, anche se, secondo Wizarding World, il Ministro della Magia è eletto democraticamente.
Il Ministero sembra mancare di controlli legislativi. Per esempio, nella Camera dei Segreti, si è rivelato che Arthur Weasley ha modificato una legge legata agli artefatti babbani. Inoltre, nell’Ordine della Fenice, Cornelius Caramell è in grado di passare decreti educativi senza nessuna opposizione. Nel 2015, la Rowling ha confermato su Twitter che “il Ministero della Magia rappresenta l’educazione magica”. Ecco spiegato come Caramell sia in grado di diffondere la sua influenza nella gestione quotidiana di Hogwarts e, per estensione, influenzare Harry stesso.
I temi di Harry Potter sono sempre più rilevanti sul panorama politico. Il ritratto del Ministero ci mostra che quando una società valorizza la paura e la diffidenza nell’amore e nella compassione, ciò si rifletterà in maniera negativa sulla politica.