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Come ha fatto il Trio a raggiungere la Pietra Filosofale?

31 Agosto 2021 gian-sarl 9 min read

Come ha fatto il Trio a raggiungere la Pietra Filosofale?

31 Agosto 2021 Newt 9 min read

Spesso tra i fan di Harry Potter si commenta, anche scherzosamente, la strana “impresa” compiuta da un trio di undicenni che ha raggiunto la Pietra Filosofale, che a detta di Silente era nascosta benissimo nel posto più sicuro del mondo.

Si tratta veramente di un’incongruenza nella trama o può essere data una spiegazione logica a quanto è accaduto? Se si tratta di un’impresa, come ce l’hanno fatta e quali capacità hanno dimostrato i nostri piccoli eroi? E se invece fosse stato tutto un piano di Silente? Partiamo dall’inizio.

L’abilità e la forza magica degli undicenni

La critica che viene mossa a questo passaggio della saga, che sembra esistere per mere ragioni di trama, è che tre undicenni non dovrebbero essere in grado di superare dei meccanismi di difesa ideati da maghi adulti. Tra l’altro, a voler essere precisi, Ron aveva già compiuto dodici anni e Hermione andava verso i tredici.

È chiaro dall’inizio della saga, infatti, che le abilità dei maghi aumentano con il proseguire dell’età e con gli studi compiuti (ed è anche ovvio, siamo in un romanzo di formazione ambientato in una scuola per maghi). Questo concetto viene espresso alla perfezione già nel primo libro. Quando Harry si prepara a un possibile duello con Malfoy (che di fatto non avverrà fino all’anno successivo), Ron lo tranquillizza così:

Si muore soltanto nei duelli veri, sai, i duelli tra maghi veri. Il massimo che potrete fare, tu e Malfoy, sarà mandarvi addosso un po’ di scintille. Nessuno di voi due conosce abbastanza magia per farvi male sul serio.

Pietra Filosofale, Capitolo 9
Il primo Natale

Ora, in quante delle sette prove i ragazzi hanno dovuto mettere alla prova la potenza della loro magia o la conoscenza di potenti incantesimi di attacco o in generale di magia avanzata? Esatto, in nessuna di esse. Non erano prove di forza, ma principalmente di intelligenza e di logica, anche se in alcune di esse sono serviti dei talenti specifici. A questo punto ripercorriamo una per una le sette prove, cercando di capire come le hanno superate per poi di arrivare al vero significato finale delle prove stesse. (A proposito, qui potete leggere quante volte, oltre a questa, il numero sette ritorna nella saga).


Fuffi

La prima prova che il Golden Trio ha dovuto superare è quella del cane a tre teste. Questa, come tutte le altre, non è per nulla una prova di forza. Non hanno distrutto o messo KO la bestia con potenti incantesimi, ma semplicemente suonando un’arpa per addormentarlo (nel film, invece, l’arpa stava già suonando al loro arrivo). Nella mente di Hagrid (e di Silente) l’idea era che Fuffi avrebbe dovuto scoraggiare chiunque si fosse avvicinato al corridoio del terzo piano. Cosa che, di fatto, è avvenuta anche con Harry, Ron, Hermione e Neville (ricordiamo che nel libro c’era anche lui) nel loro primo “incontro” con Fuffi. Harry, però, aveva degli indizi sul fatto che lì c’era nascosto qualcosa e ha preferito indagare, ma su questo ci torniamo alla fine.


Il Tranello del Diavolo

Quella del Tranello del Diavolo è stata una prova di intuito e di logica, ma se vogliamo anche di nervi, perché i nostri ragazzi se la sono cavata in una situazione davvero spinosa (è proprio il caso di dirlo!). Hermione si ricorda che il Tranello del Diavolo teme la luce, così Harry le consiglia di accendere un fuoco. Hermione risponde dicendo che non c’è legna e Ron controbatte urlando una frase diventata iconica sebbene sia presente solo nel libro:

SEI UNA STREGA, SÌ O NO?

Pietra Filosofale, Capitolo 16

L’unione e la collaborazione del Trio hanno quindi fatto la differenza. Ciò che è servito in questa circostanza è stata prima di tutto la conoscenza di Hermione (che aveva studiato per bene Erbologia), poi un pizzico di intuito da parte di Harry e infine la lucidità di Ron, che ragionava “da mago” a differenza dei ragazzi cresciuti tra i Babbani.


Le chiavi volanti

Sulla prova delle chiavi volanti del professor Vitious c’è poco da dire, se non che Harry ha dato una prova di un talento naturale che già conoscevamo: quello nel Quidditch. Già quell’anno era diventato il più giovane Cercatore del secolo e aveva alzato il Boccino in faccia al più grosso ed esperto Terence Higgs. Per quale motivo doveva sfuggirgli una chiave volante? Pensateci: sarebbe stato strano se non fosse riuscito a prenderla.

Nel corso della saga, il Boccino gli è sfuggito solo una volta al terzo anno, tra l’altro per una causa esterna (lo stesso Cercatore avversario, Cedric Diggory, voleva ripetere la partita). L’unica altra sconfitta con Harry in campo è avvenuta al sesto anno, ma Harry non ha completato la partita per l’infortunio dovuto alla “bastonata” di Cormac McLaggen.

Appurate, quindi, le enormi qualità di Harry come Cercatore, ricordiamo che nel libro, a differenza che nel film, anche Ron e Hermione salgono a cavallo di altre due scope e aiutano l’amico a trovare la chiave giusta, cosa che gli dà un ulteriore vantaggio. I due riescono infatti a “bloccare” la chiave rispettivamente da sopra e da sotto, poi la bravura del Cercatore fa tutto il resto.

Harry Potter e la Pietra Filosofale: prova delle chiavi volanti

La scacchiera gigante

La quarta prova, gentilmente offerta dalla professoressa McGranitt, è quella della scacchiera gigante, in cui non bisogna far altro che vincere una partita di scacchi. Ron ha saputo comandare in maniera brillante i pezzi della sua squadra, arrivando alla vittoria, anche se per farlo ha dovuto sacrificare il suo stesso pezzo. Possiamo pensare a due teorie su come possa aver portato a casa la vittoria:

  1. I pezzi si fidavano ciecamente di Ron, con i quali aveva già stretto un grande rapporto di fiducia, mentre quelli avversari, “costretti” ad obbedire all’incantesimo della McGranitt, si sono a un certo punto rifiutati e ribellati, e hanno iniziato a combattere per conto loro, senza muoversi come una squadra. Le schiere di Ron hanno quindi tratto vantaggio dalla mancata unione di intenti dei pezzi avversari.
  2. Ron ha davvero battuto la McGranitt a scacchi, o comunque il suo livello era superiore a quello che l’insegnante di Trasfigurazione era riuscita a imporre con il suo incantesimo. Non c’è niente di assurdo in questa teoria. La bravura negli scacchi è spesso una qualità innata che si dimostra già in tenera età. Ci sono stati, nella storia, dei ragazzi che hanno ricevuto la nomina di Grande Maestro (il più alto riconoscimento che possa essere attibuito a un giocatore di scacchi) all’età di 12 anni.

In ogni caso, nessuna delle due teorie prevede l’utilizzo della magia avanzata.

Harry Potter e la Pietra Filosofale: la prova degli scacchi

Il troll di montagna

Nel film non viene mostrata la prova del professor Raptor. Gli appassionati di lungo corso ricorderanno invece la sequenza di inseguimento presente nel videogioco. L’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure aveva posto a guardia della Pietra (che, paradossalmente, proprio lui tentava di rubare) un troll di montagna ancora più grosso di quello con cui il Golden Trio ha avuto a che fare a Halloween.

Anche qui non è stata messa alla prova la forza del Trio. Anzi, in questa prova Harry e Hermione (i due membri del Trio rimasti dopo il sacrificio di Ron negli scacchi) non hanno dovuto fare assolutamente nulla. Il troll era di fatto già KO, l’unico “problema” era resistere all’odore nauseabondo che emanava.

Harry e Hermione davanti al troll di montagna (videogioco per PS1)

L’indovinello delle Pozioni

Severus Piton ha proposto ai nostri eroi un vero e proprio test di logica basato su delle affermazioni. Qui, come ci dice Hermione, la magia non c’entra nulla:

Ci sono tanti maghi che non hanno un briciolo di logica: loro sì che resterebbero bloccati qui in eterno.

Pietra Filosofale, Capitolo 16

Anche questa prova è stata “sacrificata” nel film e anch’essa si trova, sebbene completamente rimodellata, nel videogioco. Su The Rowling Library (da cui proviene anche l’immagine qui sotto) potete trovare la soluzione completa, con tutti i passaggi, all’enigma del libro, anche se è soltanto in inglese.

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Lo Specchio delle Brame e la Pietra nascosta all’interno

L’ultima prova, ideata da Silente stesso, prevedeva che potesse raggiungere la Pietra soltanto chi si fosse visto nello Specchio delle Brame nell’atto di prendere, non di usare, la Pietra Filosofale. Qui si è rivelata, per la prima volta, quella che forse è la qualità che definisce meglio Harry: la sua immensa bontà d’animo. Il ragazzo non avrebbe mai voluto utilizzare la Pietra per scopi personali. Voleva soltanto strapparla dalle grinfie di Raptor/Voldemort, per questo ha potuto risolvere l’enigma dello Specchio (a proposito, qui parliamo di come gli specchi magici siano sempre stati presenti nella letteratura).

Harry Potter e la Pietra Filosofale: Raptor e lo Specchio delle Brame

Il vero significato delle sette prove: chi avrebbe potuto raggiungere la Pietra?

A questo punto, ricollegandoci soprattutto all’ultima prova, possiamo capire il vero significato di queste prove. Il senso non era uccidere o far fuori chiunque si avvicinasse. Era quello di testare le capacità, soprattutto morali, di un mago che avesse provato a prenderla. Non c’era la massima protezione possibile, se non quella dello Specchio. C’è anche da dire che l’atto di trovare la Pietra poteva essere visto nello Specchio soltanto se effettivamente qualcuno stesse cercando di rubarla, quindi in ogni caso chi l’avesse presa lo avrebbe fatto per scopi benefici, salvando la Pietra da un eventuale mago oscuro che tentasse di rubarla, come effettivamente è successo.

C’è una teoria alternativa a quanto è accaduto alla fine del primo libro. Le prove per nascondere la Pietra erano state pensate da Silente e dai suoi colleghi per mettere alla prova Harry stesso. Silente sapeva quanto Harry sarebbe stato fondamentale nella lotta contro Voldemort e intendeva metterlo subito alla prova, testando le sue capacità, la sua forza morale e anche l’amore per l’avventura che aveva evidentemente ereditato da James.

Anche se così non fosse, viene da pensare che Silente “sapeva troppo”. Quando ha assegnato i punti finali che hanno permesso a Grifondoro di battere Serpeverde nella Coppa delle Case, ha raccontato dei particolari della vicenda come se lui fosse stato presente lì in quel momento. Sapeva che Neville aveva resistito ai suoi amici (e qui spieghiamo quanto quel gesto sia stato fondamentale). Sapeva che Ron aveva disputato la migliore partita a scacchi dell’anno. A questo punto viene da chiedersi: e se fosse stato davvero presente?


Quanto sapeva Silente?

Prima di tutto, dobbiamo ricordare che Silente sapeva rendersi invisibile senza l’utilizzo di un Mantello. In tal caso, l’unica cosa che non aveva scoperto era che dietro Raptor c’era Voldemort. Aveva dei sospetti sulle sue intenzioni e li aveva confidati a Piton, come scopriamo alla fine della saga, ma avrebbe subito preso provvedimenti nel caso avesse scoperto tutto.

Le cose sarebbero andate nel modo seguente: Silente ha fatto in modo che Harry ricevesse gli indizi giusti (tramite Hagrid) per stimolare la sua curiosità e fare in modo che avanzasse lungo le prove. Ha persino consegnato il Mantello dell’Invisibilità a Harry per ben due volte. Glielo ha dato per la prima volta a Natale (dicendogli “fanne buon uso”) e poi alla fine dell’anno (“in caso ti serva”), dopo che lui lo aveva lasciato sulla Torre di Astronomia.

Ha poi scoperto che anche Raptor aveva ormai capito come superare Fuffi. Si è quindi precipitato nel corridoio del terzo piano (è per questo che era sparito dalla scuola!). Ha poi notato che lui non riusciva a superare la prova dello Specchio. Allora è tornato indietro aspettando che arrivasse anche Harry.

In tal modo, lo avrebbe anche potuto “proteggere” se qualcosa fosse andato storto. Pensiamo ad esempio alla seconda prova del Torneo Tremaghi, in cui erano presenti dei dispositivi di sicurezza all’insaputa dei partecipanti. Ad esempio, potrebbe avere in qualche modo rallentato le chiavi del professor Vitious.

Harry Potter e la Pietra Filosofale: Silente assegna i punti finali a Grifondoro

Questa versione è soltanto una teoria. C’è però una strana frase del quinto libro da notare, che Silente pronuncia durante il lungo dialogo finale con Harry:

“E poi… be’, ricorderai che cos’è successo durante il tuo primo anno a Hogwarts. Hai affrontato splendidamente la sfida che ti aspettava.”

Ordine della Fenice, Capitolo 37

Può essere un caso, ma questa frase sembra suggerire che la sfida non gli si è presentata davanti per caso.


La natura di queste prove continua a essere parecchio misteriosa, a più di vent’anni dall’uscita del primo libro. Una cosa è certa: Harry, Ron e Hermione hanno dimostrato per la prima volta che non erano proprio gli ultimi arrivati. Avevano tutte le carte in regola per recitare un ruolo di primo piano nella seconda guerra contro Voldemort, come poi è accaduto.

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