Vi piacciono le pozioni, ma siete dei babbani? Adorate le lezioni del Professor Piton e del Professor Lumacorno, ma non avete ricevuto la vostra lettera per Hogwarts? Beh, siete fortunati perché noi di E a te stiamo per accompagnarvi in un viaggio alla scoperta delle pozioni, degli infusi e dei distillati più famosi e magici del mondo di Harry Potter.
In questa serie di articoli analizzeremo gli ingredienti, i procedimenti e le proprietà che occorrono per realizzare alcuni tra gli introiti più affascinanti che i giovani maghi apprendono nei sotterranei di Hogwarts: benvenuti nell’aula di pozioni di Eate.
Un distillato difficile
Il nostro viaggio inizia con una pozione che incontriamo ne Il Principe Mezzosangue e che riesce a mettere in seria difficoltà anche Hermione: il Distillato di Morte Vivente. Lo stesso Lumacorno avverte i suoi alunni che, nel corso della sua carriera da insegnante, solo uno studente è riuscito a preparare un Distillato in grado da meritare il premio messo in palio dal professore. La pozione si presenta inizialmente come color ribes nero, una volta terminata correttamente tende a chiarificarsi sino a diventare limpida come acqua.
Due degli ingredienti del Distillato di Morte Vivente ci vengono resi noti già ne La Pietra Filosofale quando Piton chiede ad Harry il risultato dello scioglimento di polvere di radice di Asfodelo in un infuso di Artemisia. Il professor Piton spiega inoltre gli effetti della pozione: induce ad un profondissimo sonno colui che la beve. Gli effetti possono durare fino a 18 ore, in questo tempo le funzioni vitali sono ridotte al minimo così da fare sembrare chi ha bevuto del tutto morto.
Asfodelo: la pianta di mezzo
L’Asfodelo è una pianta tipica del Mediterraneo di cui vengono fatti vari usi. In particolare in Sardegna, lo stelo della pianta è impiegato per la realizzazione di cesti porta pane mentre dai fiori viene ricavato un miele pregiato. Le radici della pianta sono commestibili e in tempi antichi costituivano uno degli alimenti più consumati.
Secondo gli antichi greci gli Asfodeli ricoprivano uno dei tre regni ultraterreni, quello a metà tra il Tartaro (per i cattivi) e i Campi Elisi (per i buoni). I prati di asfodeli indicavano uno stato di mezzo, una sorta di purgatorio dantesco in cui le anime erano sospese in un limbo perenne, un po’ come il sonno che induce la pozione: sospende chi la beve tra la vita e la morte.
Un distillato nel distillato?
Passiamo al secondo ingrediente: l’infuso di Assenzio. L’assenzio è una pianta molto comune in Europa ed è conosciuta anche con il nome Artemisia Absinthium. Le proprietà e gli impieghi di questo arbusto sono molti e vari: si va dalla farmacologia all’industria alimentare, dall’agricoltura al contrabbando internazionale. L’assenzio è inoltre l’ingrediente principale dell’omonimo distillato, tale bevanda era molto in voga nella Parigi Bohemien e veniva consumata, spesso smodatamente, dagli artisti in cerca di ispirazione (tra i più noti Rimbaud, Baudelaire e Verlaine).
L’abuso di Assenzio provoca serie conseguenze come allucinazioni (causate dal principio attivo della pianta: il tujone), convulsioni, rallentamento del battito cardiaco e difficoltà respiratorie. Gli ultimi due sintomi da intossicazione si possono facilmente ricondurre agli effetti del Distillato di Morte Vivente. L’Artemisia ha però anche molte proprietà benefiche che vengono sfruttate nella realizzazione di farmaci, omeopatici e non. Insomma una pianta che può avvicinare alla morte o migliorare la vita, quale ingrediente migliore?!
Buonanotte e sogni d’oro
La ricetta del Distillato di Morte Vivente prescrive anche l’aggiunta radici di Valeriana e cervello di Bradipo. Questi due ingredienti sono più noti e più facilmente associabili agli effetti della pozione. Dalla pianta della Valeriana officinalis si realizza un ottimo calmante naturale che concilia il sonno senza avere ripercussioni al risveglio. Il merito di questa sua caratteristica è da ascrivere ai valeopotriati (composti chimici che si concentrano nelle radici) e agli oli essenziali contenuti in tutta la pianta.
Chi va piano… finisce nel distillato
Il cervello di Bradipo è una pittoresca idea della Rowling (un po’ crudele forse) per aggiungere un ingrediente dal tocco macabro (altrimenti non sarebbe una pozione magica, ma un gradevole infuso distendente!). Il Bradipo, lo sappiamo, è la lentezza fatta ad animale. È un animale lento, davvero lento e lo è in tutto: dal muoversi al digerire.
Prevalentemente i bradipi dormono (dalle 16 alle 18 ore) e, nel caso degli esemplari maschi, passano l’intera vita su un solo albero, quello su cui sono nati. Solo le femmine tendono a cambiare albero alla ricerca di partner per l’accoppiamento. Ahimè, il Bradipo si presta perfettamente per essere un prezioso ingrediente di una pozione che provoca lentezza nelle funzioni vitali.
Distillato al chiaro di Luna
Gli ingredienti citati finora sono reperibili nel mondo babbano e le loro proprietà sono appurate scientificamente. Ma una pozione magica non è fatta solo di sostanze comuni: serve la magia! Ed ecco che fa la sua comparsa l’acqua di Luna. Non si sa molto su questa acqua: alcuni siti che si occupano di magie scrivono che per ottenere l’ingrediente basti esporre della semplice acqua alla luce lunare. I benefici magici dovrebbero essere di aiuto alla meditazione e ad altre pratiche magiche.
La Rowling non ci lascia alcun indizio su questo misterioso fluido, tuttavia possiamo azzardare delle ipotesi sul motivo del suo impiego nel Distillato. Un’acqua che è stata irraggiata dalla Luna (o che magari proviene dalla Luna, perché no?) potrebbe avere proprietà sonnifere oppure causare uno stato di meditazione profonda. Supposizioni, le nostre, che cercano di essere coerenti con quanto rappresenta il satellite per l’uomo: la notte, il sonno, la ciclicità di morte e rinascita. La Luna inoltre era sacra ad Artemide, dea greca che ispirò il nome della già citata Artemisia.
Il misterioso fagiolo sonnifero
Ultimo ingrediente del Distillato di Morte Vivente è il Fagiolo Sopoforoso. Come per l’acqua di Luna, anche di questo elemento si sa poco e ne Il Principe Mezzosangue è solo menzionato. Gli unici indizi che abbiamo si possono dedurre dal suo nome. Nel film lo abbiamo visto come un fagiolo abbastanza grosso e coriaceo, possiamo quindi affermare che cresca in baccelli come tutti i frutti delle Leguminose. Il termine Sopoforoso sembra essere una crasi tra “soporifero” e il suffisso “-foroso”.
Quest’ultimo, secondo i fan più accaniti, sembra essere lo stesso suffisso che compone la parola “fosforo” dove fos sta ad indicare la luce e –phorus deriva da fero, ossia portatore. A somme tirate possiamo quindi definire che il nome Fagiolo Sopoforoso vuol dire fagiolo portatore di sonno. Le ipotesi più probabili vedono in questo legume e nei suoi succhi (pare anche in alcune esalazioni) un forte potere soporifero che, unito ai precedenti ingredienti, conferisce al Distillato la capacità di far sembrare morta una persona.
Prima del Distillato di Morte Vivente
Con questi ingredienti, il Distillato di Morte Vivente non può che avere gli effetti sopra descritti. L’arguzia della Rowling nel rendere spiegabili anche le cose più magiche è ridondante nella saga, ma stavolta va chiarita una cosa: la pozione chiamata come Distillato di Morte Vivente non è un’invenzione originale di J. K..
Pozioni di questo tipo spuntano qui e là nella letteratura, la più celebre è sicuramente quella che William Shakespeare fa bere a Giulietta in Romeo e Giulietta. La Capuleti, dopo aver bevuto l’intruglio, manifesta gli stessi identici sintomi che dovrebbe avere il Distillato del Mondo Magico. Va comunque riconosciuto alla Rowling l’ottima ricerca per inventare e trovare gli ingredienti adatti per una pozione che passa quasi in sordina in tutta la saga.
La Belladonna: avvicinarsi alla morte
Eppure se volessimo fare i pignoli (e lo vogliamo!), non sarebbero necessarie tutte quelle piante, infusi e fagioli sonniferi per preparare una bevanda dagli effetti molto simili. Basterebbe una sola pianta, anzi una piccola parte di essa, ad innescare in una persona un coma in cui le funzioni vitali sono ridotte al minimo: stiamo parlando dell’Atropa Belladonna.
Questa pianta è altamente tossica a causa dell’alcaloide che contiene: una decina di bacche di Belladonna sono sufficienti per uccidere un umano adulto. In dosi minori di quelle letali, l’atropina (così si chiama l’alcaloide) può causare il coma, anche se preceduto da eccitazione, allucinazioni e vari sintomi spiacevoli. Si pensa, secondo supposizioni degli esperti, che proprio la Belladonna fosse l’ingrediente principale della pozione di Giulietta.
Così si conclude questo primo viaggio nell’arte delle pozioni. Prima di salutarvi vogliamo evidenziare il fatto che le piante sopra descritte non vanno utilizzate, consumate e/o trattate senza un parere di un esperto, tantomeno utilizzate per fare strani intrugli. Amiamo le pozioni magiche per la loro magia, se non l’avessero sarebbero semplici guazzabugli tossici e disgustosi. E a voi quali altre pozioni vi piacerebbe scoprire? Fatecelo sapere nei commenti.