Categorie

Archivi

Meta

L’alcolismo dopo Harry Potter: parla Tom Felton

25 Novembre 2022 anna-brus 5 min read

L’alcolismo dopo Harry Potter: parla Tom Felton

25 Novembre 2022 Hermione 5 min read

Nella sua autobiografia “Senza la bacchetta”, il nostro Draco Malfoy, Tom Felton, ha parlato di un periodo di profonda depressione, svelando aneddoti vissuti sul set di Harry Potter, ma anche il declino che ha seguito la fine della saga. Continuate a leggere per scoprire i dettagli.

Sono Draco Malfoy, pardon Tom Felton, e dopo Harry Potter sono diventato un alcolista.

Tra i personaggi più noti della saga di Harry Potter è impossibile non ricordare Draco Malfoy, il “rivale” serpeverde di Harry Potter, interpretato da Tom Felton. In occasione del ventennale della saga, celebrato con svariati eventi (reunion del cast, cine-concerti, edizioni speciali home video e un quiz tv condotto da Helen Mirren), l’attore ha deciso di raccontarsi in un’autobiografia dal titolo “Beyond the wand: The magic and mayhem of growing up a wizard“, in cui fa emergere aspetti inediti di se stesso e del periodo vissuto vestendo i panni di Draco.

Come sappiamo, il successo che hanno ottenuto i film di Harry Potter è stato travolgente e ha portato alla notorietà alcuni giovanissimi attori poi diventate delle vere e proprie star del cinema mondiale. Ed è proprio a questa eccessiva notorietà che fa riferimento Felton, raccontando di avere vissuto un periodo particolarmente buio durante l’adolescenza a causa proprio del troppo e improvviso successo ottenuto grazie alla saga tratta dai libri di zia Jo.


Il racconto degli anni sul set

Essere catapultati nella notorietà da giovanissimi e essere destinati a doversi staccarsi il “marchio” di Hogwarts, ha segnato le fasi seguenti della carriera di quasi tutti i giovani attori del cast. La biografia del giovane attore ha un’introduzione degna di nota, ovvero quella di Emma Watson, con cui Felton ha instaurato un rapporto d’amicizia che ormai dura da decenni.

Di lui Emma scrive «Siamo anime gemelle» e poi «Chapeau, mio piccolo pezzo di cuore». Pagina dopo pagina si spiega come e perché il loro rapporto sia diventato così speciale, ricorda la cotta che aveva per lui e di cui tutto lo staff era a conoscenza, ma rivela che tra loro non c’è mai stato del tenero. La nostra Hermione chiama «Felton factor» quel mix di generosità, autoironia e umiltà con cui l’attore mette a nudo tutto se stesso e questo libro non fa eccezione.

All’interno del libro, come è giusto che sia, c’è tanta magia nel ripercorrere gli oltre dieci anni passati ad Hogwarts, ricordando gli attori scomparsi e raccontando molti dietro le quinte esilaranti. Ovviamente si servono su un piatto d’argento (per i potterhead) retroscena gustosissimi, ma la parte più intima, personale, dolorosa e faticosa riguarda quello che succede nell’era post-Potter. Ed ecco che l’ambiente protetto, quella Hogwarts che da piccolo sapeva di casa, ha smesso di esistere nella routine quotidiana e la bolla felice dei Leveasden Studios è scoppiata.


La crisi post Harry Potter

Poi il racconto si fa decisamente più crudo e Tom Felton non ha paura di rivelare anche aneddoti mai emersi prima che tratteggiano l’immagine di un attore giovanissimo, ma in piena crisi dopo l’addio a quella che per lui era diventata una famiglia, da cui si è staccato per seguire il sogno di una carriera hollywoodiana sfolgorante. Quando si è trasferito a Los Angeles ha fatto il salto dalla dimensione domestica del Surrey all’esposizione planetaria, tra party e lusso sfrenato:

LA mi fece sentire particolarmente solo e dissociato da me stesso: sentimenti che, certo, potrebbero innescare turbe mentali in chiunque. Forse è più facile mascherarle seduto al di là della corda di velluto rosso o al volante di una Lamborghini arancione acceso.

Il successo ottenuto per certi versi è stato controproducente: l’attore racconta di essersi lasciato sedurre dal lusso, dalla “perdizione”, facendo uso di alcool ed erba quotidianamente e finendo per entrare e uscire da centri di riabilitazione, dove non solo è riuscito a liberarsi delle dipendenze, ma è entrato in contatto ravvicinato con la sua fragilità, anche mentale, trovando il coraggio di ascoltarsi e affrontare le sue difficoltà.

Sono passato dal non essere particolarmente interessato all’alcol a bere regolarmente qualche pinta al giorno prima ancora che il sole tramontasse, e anche qualche bicchierino di whisky per accompagnare il tutto. Il mio alcolismo è arrivato al punto da portarmi a bere anche mentre lavoravo. Mi presentavo sul set impreparato. Non ero più il professionista che avrei voluto essere.

Sebbene in un primo momento l’attore non fosse certo di voler inserire i propri problemi con l’alcool all’interno del libro di memorie, egli ha ammesso di essere stato incoraggiato proprio da Watson a raccontarsi senza alcun freno o paura.

Lei mi ha dato la forza per dire: “Questo aiuterà le persone”. Non sarebbe stato giusto parlare solo di cose belle. Dopo il suo incoraggiamento ho trovato la fiducia in me stesso per dire: “Sai cosa? È successo e questo fa parte della mia vita”.

 USA Today 

A questo senso generale di smarrimento si sono aggiunti i numerosi provini falliti, rifiuti che hanno mandato in crisi la sua autostima:

Prima di tutto, mi sono trovato di fronte al fatto che non ero così bravo a recitare. Fare un provino a 12 anni è una cosa (più o meno assicurarti di non guardare in basso mentre ti riprendevano o dimenticare le battute) ma da adulto è molto diverso. A Los Angeles si facevano tre audizioni al giorno, sceneggiature diverse, accenti e dialetti diversi, abilità che non avevo messo in pratica […] Ricevetti molti no, e prima ancora che avessi detto una parola, potevo spesso vedere che stavano pensando: “Non prenderlo, è uno dei bambini della saga di Harry Potter”.

Nel libro si trova una lucidità a dir poco commovente, senza vittimismo o autocommiserazione con cui lo stesso atteso descrive e racconta questa parabola discendente. Alla sua totale e trasparente schiettezza nel raccontarsi, il pubblico di tutto il mondo ha risposto con altrettanta onestà, condividendo sui social le proprie esperienze e dimostrandogli sostegno e comprensione.


Ci vuole coraggio a rendersi e a mostrarsi vulnerabili come ha fatto il nostro Draco. Cosa ne pesante? Avete letto personalmente la sua autobiografia? Fateci sapere nei commenti.

Commenti

Hermione
Hermione

Ingegnere civile, lettrice accanita, potterhead per passione.

All posts
×