Giunta da poco la notizia della censura delle opere di Roald Dahl e Ian Fleming per adattarli ai giorni odierni e non urtare la sensibilità di alcuni, apprendiamo in questi giorni che i gialli della nota scrittrice britannica Agatha Christie sono stati sottoposti alla stessa procedura di “correzione”.
Impossibile non conoscere le storie della famosissima Agatha Christie, scrittrice britannica nata a cavallo tra Ottocento e Novecento, autrice di personaggi come Hercule Poirot e Miss Marple e di storie intramontabili come Dieci piccoli indiani (1939), Assassinio sul Nilo (1937) e Poirot a Styles Court (1916).
Le sue opere sono passate alla storia, divenendo colonne portanti del genere giallo e della letteratura stessa. Oggi, tuttavia, dovremo adattarci a un nuovo tipo di vocabolario, “ripulito” da termini ritenuti offensivi e volto a non urtare la sensibilità moderna.
I romanzi di Agatha Christie: cosa accadrà a Poirot, Miss Marple & Co?
Dal 2020 in poi i romanzi di Agatha Christie sono stati sottoposti a un’attenta revisione da parte di alcuni sensitivity readers. Se non avete mai sentito parlare di sensitivity readers, vi basti sapere che si tratta di lettori che, rileggendo i romanzi, prendono in esame quelli che potrebbero, a loro avviso, urtare la sensibilità altrui.
Ebbene, opere di Agatha Christie come Assassinio sul Nilo e Poirot a Styles Court non sono state risparmiate dalle correzioni ritenute da alcuni necessarie per adattarsi ai tempi moderni in vista della pubblicazione di una nuova edizione da parte della casa editrice HarperCollins.
Via quindi termini come “orientale” e “indiano”, che in romanzi come Assassinio sul Nilo sono abbastanza frequenti (e non è difficile immaginare perché). Oppure “nero”, “zingaro” ed “ebreo”, nonché tutto ciò che è stato classificato come stereotipo o pregiudizio.
La motivazione dietro quest’opera che alcuni hanno definito di censura è migliorare l’inclusività di alcuni prodotti letterari, eliminando qualsivoglia termine dispregiativo e addirittura offensivo. Tuttavia, il risultato per ora sembra un malcontento piuttosto diffuso.
La scelta di rimuovere i termini “offensivi”: i casi di Dahl e Fleming
Ma Agatha Christie non è la prima “vittima” di questa riscrittura. Le opere di Roald Dahl, autore di La fabbrica di cioccolato (1964) e Le streghe (1983), hanno infatti subìto un processo di riscrittura nei confronti di termini ritenuti offensivi per i giorni odierni.
Sono stati rimossi aggettivi come “mad”, “crazy”, “fat” (“matto”, “pazzo”, “grasso”) e modificate parti ritenute discriminatorie nei confronti delle donne. Un esempio tratto dal romanzo Le streghe è il seguente:
La versione originale recita:
Che faccia la cassiera in un supermercato o la segretaria in un ufficio […].
Mentre ora è diventata:
Che sia una grande scienziata o gestisca un’attività […].
Lo stesso destino è toccato ai romanzi di Ian Fleming, autore di James Bond, in occasione di una riedizione in vista del 70esimo anniversario dall’uscita di Casino Royale (1953). In particolare, in Vivi e lascia morire (1954), Bond si riferiva a dei personaggi africani come “persone rispettose della legge, tranne quando bevono troppo”. Inutile dire che questa versione verrà corretta e riproposta in modo diverso.
Che sia giusto modificare oggi dei classici come James Bond, La fabbrica di cioccolato o le avventure di Hercule Poirot? Ha senso adattare ai tempi attuali opere figlie di un altro tempo? In questo momento il dibattito è aperto più che mai.